Il metodo rieducativo Snoezelen in favore della disabilità – PROGETTO: “Integrazione della percezione del sé: suoni, colori, luci e movimento nell’esserci con l’altro.” – PREMIO PERSONA E COMUNITA’ 2016

Premio Leonardo Palmieri 2015 – “…A TEMPO…” Pulsazione ed esperienze ritmiche in Stanza Snoezelen – Relazione conclusiva di Stanco Roberta & Puleo Fabio
5 marzo 2016
Articolo de L’Arena “Musicoterapia, borsa di studio per la ricerca – ROTARY CLUB, in memoria di un giovane.” –
17 marzo 2016

Il metodo rieducativo Snoezelen in favore della disabilità – PROGETTO: “Integrazione della percezione del sé: suoni, colori, luci e movimento nell’esserci con l’altro.” – PREMIO PERSONA E COMUNITA’ 2016

CENTRO STUDI CULTURA E SOCIETA’
PREMIO PERSONA E COMUNITA’ – III EDIZIONE
SEZIONE C: SOLIDARIETA’ E SERVIZI SOCIO-SANITARI

PROGETTO: “Integrazione della percezione del sé: suoni, colori, luci e movimento nell’esserci con l’altro.”

PREMESSA AL PROGETTO (a cura del Presidente dell’Associazione Snoezelen Prof. GIANLUIGI FANCHIOTTI – Rotary Club VR)

 

Oggetto: Il metodo rieducativo Snoezelen in favore della disabilità

Il server denominato metodo Snoezelen ha trovato a Verona la sua identità nel 2007 come espressione di un service Rotariano comune a tutti i club di Verona e Provincia. Questo nuovo metodo rieducativo e riabilitativo è nato in Olanda da due terapisti che hanno coniato in una parola due significati che tradotti in italiano significa esplorare e rilassare. Il modello di questa esperienza rieducativa è oggi diffusa in tutto il mondo.

Il Rotary Club Verona sono stati i primi a realizzare questa stanza multisensoriale: si è realizzato attraverso studi di neurofisiologia ed ambiente un luogo idoneo a stimolare il mondo sensoriale attraverso effetti luminosi, tattili, aromatici, musicali.

Per non disperdere il grande sforzo economico e l’impegno sociale si è costituita un’ Associazione per la diffusione di questo metodo di riabilitazione in favore della disabilità psicosensoriale e fisica. L’Associazione si è impegnata pertanto a favorire la conoscenza attraverso seminari, corsi di aggiornamento, visite pratiche alle stanze sensoriali.

L’approccio Snoezelen viene applicato ai pazienti con gravi carenze fisiche, intellettive e comportamentali. L’Associazione nel corso degli anni per progredire nei propri intendi istituzionali si è consociata con il Conservatorio Statale di Musica e F. Dall’Abbaco di Verona e con il Centro Educativo Riabilitativo di Ricerca e di Intervento Sociale denominato CERRIS.

Il contributo erogato dal Rotary si è pertanto concretizzato al sostegno a pazienti disabili che, dopo un trattamento frontale di molte ore hanno mostrato maggior benessere fisico e un arricchimento della capacità relazionali con la famiglia e con l’ambiente circonstante.

Il Rotary Club di Verona da anni quindi contribuisce in modo fattivo con borse di studio ai frequentanti del secondo anno della cattedra di musicoterapia del Conservatorio Musicale di Verona per la realizzazione di progetti di ricerca dove si testano i benefici dell’utilizzo della stanza Snoezelen con inserimento di un musicoterapeuta, che funge da mediatore sociale che permette agli ospiti l’integrazione del sé con l’elaborazione del propri ricordi. Ogni anno si improntano progetti diversi che implementano aspetti dell’integrazione psiche-somma. Si agisce sulla comunicazione non verbale, tramite la melodia, lo strumento musicale e la ritmicità. I pazienti rispetto al loro dolore, alle limitazioni cognitive, funzionali e relazionali possono vivere una reintegrazione dell’IO con conseguente adattamento sociale ed emotivo, valorizzando la corporeità e i canali sensoriali con conseguente adattamento sociale ed emotivo. Quest’hanno l’integrazione della percezione del sé: suoni, colori, luci, movimento di uno con gli altri, ci ha permesso di vincere il terzo premio “Premio Persona e Comunità” indetto dalla Società NOPROFIT Centro Studi Cultura e Società (Torino 26 Febbraio 2016) con la seguente motivazione del comitato scientifico: Progetto Focalizzato all’educazione e alla riabilitazione di giovani con gravi carenze intellettive mediante l’utilizzo della musicoterapia affiancata da strumenti musicali. Progetto innovativo perché utilizza una logica “didattica” in cui la figura umana è al centro.

Il 15.04.2016 in Sala Marani nel pomeriggio dalle 14.30 alle 18.30 in un seminario organizzato dal Centro Studi Cultura e Società verrà presentato il progetto. Un grazie vivissimo a tutti rotariani ed amici iscritti all’Associazione per la diffusione del metodo Snoezelen che contribuiscono in ruoli diversi alla realizzazione delle progettualità.

Il Presidente dell’Associazione Snoezelen

Prof. GIANLUIGI FANCHIOTTI del Rotary Club Verona


 

 

LETTERA DI CONFERIMENTO PREMIO

 

Oggetto:  Conferimento Premio Persona e Comunità

Gentile Maurizio FACINCANI

 Abbiamo il piacere di informarLa che il Comitato Scientifico della II Edizione del Premio Persona e Comunità, ha terminato i propri lavori, conferendo il Terzo Premio Assoluto per la sezione Solidarietà e Servizi Socio-Sanitari al Progetto Integrazione della percezione del sé: suoni, colori, luci e movimento nell’esserci con l’altro realizzato da ULSS20 Verona – UOC CERRIS e RSA disabili di Marzana – In collaborazione con:  ASSOCIAZIONE SNOEZELEN, FONDAZIONE CATTOLICA, ROTARY CLUB VERONA.

Nel congratularci per la qualità del progetto, che ha determinato il riconoscimento attribuito, Vi invitiamo ad intervenire alla Cerimonia di Premiazione, che avrà luogo nell´ambito del III Convegno Nazionale La centralità della Persona nei migliori progetti della PA e del Volontariato che avrà luogo

Venerdì 26 febbraio 2016 ore 9,00-13,30

Corso Regina Margherita 174 – Torino

c/o Sala Multimediale della Regione Piemonte

Nel corso del Convegno avrete la possibilità di presentare il vostro progetto (che potrà poi essere illustrato più ampiamente nel Seminario a voi dedicato).

Nel corso della Cerimonia di Premiazione, prevista al termine del Convegno, sarete chiamati a ritirare i premi attribuiti, consistenti in un Premio istituzionale e nella Targa del Centro Studi Cultura e Società.

Viene inoltre offerto un anno di iscrizione gratuita al Centro Studi per il Referente del Progetto (o altra persona fisica da voi indicata). L´iscrizione è a carattere individuale non comporta alcun onere e va inteso come un atto di apprezzamento. Per approfondire le finalità dell´associazione è disponibile lo Statuto sul sito http://culturaesocieta.gsvision.it/. L´eventuale rinuncia, va comunicata con semplice mail prima della premiazione.

Richiesta conferma partecipazione alla Premiazione

E´ necessaria la conferma della vostra presenza, con la restituzione via e-mail, entro il 19 febbraio del Modulo di accredito riportato al termine della presente mail. Con successiva mail verrà trasmesso il programma del Convegno e la scheda di partecipazione.

Non è prevista alcuna quota per la partecipazione al Convegno. Le eventuali spese di trasferta e soggiorno sono invece a carico dei partecipanti. Considerata l´importanza del Premio Persona e Comunità e l´interesse che i temi proposti dal Convegno rivestono, la partecipazione è consentita a tutti coloro che hanno lavorato alla realizzazione del Progetto, senza particolari restrizioni, fatta salvo l´invio della scheda di accredito, per ovvie ragioni organizzative e di sicurezza.

Al fine di semplificare la procedura di accredito, in caso di richieste plurime per una stessa struttura, è sufficiente una sola scheda di accredito (o una semplice mail, con indicati cognome, nome e mail di ogni persona).

 Considerato il carattere formativo del Convegno, verrà predisposta la rilevazione delle presenze all´entrata, su apposito foglio firme e sarà rilasciato, a tutti i partecipanti, l´attestato di partecipazione.

 Richiesta disponibilità a presentare il Progetto nel successivo Seminario

Dopo la Premiazione verranno realizzati Seminari di Condivisione e Apprendimento, nel corso dei quali Amministrazioni ed Organizzazioni No Profit premiate avranno modo di illustrare i loro progetti e, nel condividerli, acquisire nuovi stimoli per il proprio lavoro, in un contesto di apprendimento dai Buoni Esempi. Per l´illustrazione del vostro Progetto, vi proponiamo il Seminario di Verona, previsto venerdì 15 aprile alle ore 14,30.

Al fine di poter definire il programma del Seminario e poterlo pubblicizzare già in occasione della Premiazione, vi chiediamo cortesemente di darci conferma entro e non oltre venerdì 19 febbraio con semplice mail a cultsoc@fastwebnet.it

Non ci serve, in questa fase, sapere chi presenterà il progetto e chi parteciperà, ma esclusivamente se il progetto verrà presentato (ovviamente non si tratta di un obbligo ma di una opportunità, compatibilmente con altri impegni).

Il tempo dedicato ad ogni progetto (da un minimo di 15 ad un massimo di 30 minuti) verrà comunicato successivamente con il programma definitivo, tenendo conto di quante testimonianze verranno presentate, in relazione alla durata complessiva del seminario, che non dovrà eccedere le tre ore-tre ore e mezza.

 Pubblicazione Ricerca con le schede dei progetti premiati

Vi informiamo infine che, anche per questa edizione del Premio, verrà pubblicata la Ricerca sul No Profit (la III), con allegate le schede illustrative dei progetti premiati, fra cui il vostro, che potrà essere scaricata gratuitamente, nella versione ebook, dopo il 26/2 dal sito http://culturaesocieta.gsvision.it/. Sarà inoltre disponibile anche in volume, per chi preferisce la versione cartacea, fino ad esaurimento copie, esclusivamente durante la premiazione al prezzo di 10 euro (corrispondente al costo di composizione e stampa).

 Alla presente mail di notifica del premio, non seguirà analoga comunicazione con lettera cartacea.

Rinnovando le congratulazioni per il risultato conseguito, si porgono cordiali saluti.

 

Il Coordinatore del Centro Studi  Cultura e Società

dott. Ernesto VIDOTTO


PROGETTO

 

“Integrazione della percezione del sé: suoni, colori, luci e movimento nell’esserci con l’altro.”

 

Premessa

L’Unità Operativa Complessa CERRIS – RSA per disabili di Marzana operante presso l’Azienda Ulss20 (Unità locale socio-sanitaria)  di Verona è una realtà costituita di unità di offerta residenziali e semiresidenziali per persone con disabilità. Sono presenti  n.4 RSA per disabili (Residenze Sanitarie Assistenziali) per un totale di 116 ospiti , n.1 Comunità Alloggio per disabili (7 ospiti) e n.2 Centri Diurni (30 ospiti) che accolgono persone con gravi e gravissime limitazioni di autonomia fisica e/o mentale, con elevato bisogno assistenziale socio sanitario (in possesso di certificazione di invalidità civile e di certificato dello stato di disabilità  ai sensi della L. 104/’92).

E’ dotata inoltre di n.2 Comunità Educative per minori normodotati  (16 ospiti) in stato di rilevante disagio sociale, con finalità educative, relazionali e inizialmente assistenziali volte alla supplenza temporanea del nucleo familiare.

La struttura offre vari servizi, nel rispetto degli standard assistenziali previsti dalle norme sull’accreditamento delle residenze socio-sanitarie, quali: servizio psicologico, servizio sociale, servizio medico ed infermieristico, servizio di fisioterapia, consulenza psichiatrica, servizi amministrativi,  portineria, trasporto, ristorazione, guardaroba, lavanderia e pulizia.

Mission della struttura

Il mandato istituzionale è finalizzato al diritto di asilo, di crescita e sviluppo per ogni persona. La presa in carico è orientata ad un atteggiamento mentale, relazionale ed istituzionale (contesto) che permetta l’offerta di opportunità educative, abilitative e riabilitative, nello svolgere azioni rispettose della realtà di ognuno, di offrire un’effettiva presenza personale sul piano della relazione e un’organizzazione collettiva adeguata e rispondente al mandato istituzionale. L’intento è di realizzare modelli di efficienza e di efficacia che siano sostenibili e compatibili con i bisogni della persona. La presa in carico è globale,  multidisciplinare e multi-professionale.

Le linee guida sono:

  • l’accoglienza
  • la tutela e la protezione
  • i percorsi educativi e/o terapeutici individualizzati

Il modello di riferimento: la “Milieu-therapy” ( terapia d’ambiente)

Il concetto fondamentale della “Milieu-therapy” considera gli ambienti come parte integrante del trattamento, perché incoraggiano il funzionamento psichico, emotivo e cognitivo, fornendo la possibilità di affrontare le problematiche quotidiane presentate dall’Ospite. Gli ambienti  sono strutturati ed organizzati in modo tale da permettere alla persona di inserirsi in processi sociali educativi e terapeutici.

Agli Educatori ed agli Operatori Socio Assistenziali è attribuito un ruolo fondamentale nell’organizzare e condividere la progettualità e i bisogni di ogni singolo Ospite, visto nelle precipue  individualità.

In questo modello la relazione costante permette di sperimentare lo “specchiarsi negli altri”,  di vivere sinergie di interazione funzionali allo sviluppo, all’accettazione di Sé stessi, in cui la reciproca diversità diviene un valore.

Vision

La vision attiene alla realizzazione di percorsi individuali in un piano di collaborazione ed integrazione tra settori comunitari (famiglie, servizi territoriali, agenzie formative, ecc.).

 Presa in carico dell’ospite e ruolo del Progetto Riabilitativo Educativo Individuale

La cura della persona in generale segue le linee della tutela, dell’accoglienza e della protezione per favorire il benessere fisico, psicologico, sociale e spirituale. La centralità della PERSONA e il contesto di vita sono i presupposti per la realizzazione di percorsi individuali e collettivi  sostenuti  da un’accoglienza che assume le  dimensioni “casa e famiglia”.

Il progetto di intervento si struttura a partire da una osservazione multi dimensionale dell’ospite, attraverso l’utilizzo di uno strumento che descrive nel dettaglio numerose informazioni  in 5 ambiti principali: -area motorio prassica e della coordinazione;  -area assistenziale e delle autonomie; -area della comunicazione; -area  cognitiva.  La rilevazione di potenzialità e possibili ambiti di sviluppo consente la definizione di obiettivi ed attività in funzione di percorsi abilitativi e riabilitativi.

Fondamentale importanza rivestono le attività strutturate, sia di natura occupazionale che laboratoriale e tutte le opportunità di integrazione nelle diverse opportunità della rete territoriale. Questo grazie anche a ruoli fondamentali esercitati da alcune istituzioni, dal privato sociale e dal volontariato.

Attività motoria abilitativa e riabilitativa e ludico ricreativa in piscina

La struttura dispone di una piscina idroterapica dove sono svolte attività riabilitative e ludico-ricreative, individuale o di gruppo, svolta da fisioterapisti o da educatori con la presenza di Assistenti Bagnanti. L’acqua permette di mantenere e recuperare il benessere psicofisico, riportando il soggetto ad una condizione di originaria fusione e promuovendo il passaggio dalla fusione alla differenziazione. L’acqua è portatrice di una forte ambivalenza. E’ contemporaneamente “pacificatrice, piacevole, rilassante, chiara, limpida”, ma anche “oscura, minacciosa, profonda, violenta”. L’acqua porta con sé una ricchezza naturale. L’esperienza che si può fare immersi nell’acqua è un’esperienza di tipo “globale” sollecitando non solo la sfera psicologica, ma anche quella sensoriale, motoria, cognitiva, sociale. Queste ricchezza di elementi rende l’ambiente acquatico particolarmente favorevole allo svolgimento di attività ludiche e riabilitative anche con i bambini normodotati. L’ambiente acquatico è sicuramente molto indicato nello svolgimento di un’attività motoria in varie tipologie di disabilità, sia quando quest’attività è effettuata ai fini di un generico mantenimento delle funzioni motorie, ovvero prevalentemente nel recupero e condizionamento dell’apparato locomotore e cardiovascolare, sia quando è intesa come completamento e supporto a fini espressamente terapeutici.

Attività di stimolazione plurisensoriale in Stanza Snoezelen

Elaborata circa vent’anni fa da due psicologi olandesi, Jan Hulsegge e Ad Verheul, questa pratica prevede che il paziente riceva stimoli ai 5 sensi in un ambiente appositamente creato: una stanza speciale, dotata di particolari luci artificiali, colori, odori e musiche.

Snoezelen è la fusione di due parole olandesi, cercare e rilassarsi ed indica una tecnica terapeutica riabilitativa che utilizza un approccio multisensoriale.  Snoezelen, come dice la parola, stimola e nello stesso tempo rilassa.  A livello mondiale l’utilizzo più ampio è fatto nei riguardi di persone con  disabilità; le stanze Snoezelen sono utilizzate come “zona neutra” adatte ad ogni età e a varie disabilità in cui possono stabilirsi relazioni positive lontano dallo stress dell’aula, ottenendo miglioramenti nell’area delle motivazioni, della concentrazione e della coordinazione La stimolazione multisensoriale è stata una delle strategie maggiormente premianti nel campo delle disabilità cognitive, specialmente da quando ne sono stati rilevati gli evidenti vantaggi sia sul piano educativo, che su quello terapeutico e si è sviluppato un grande impiego per il miglioramento della qualità della vita. Snoezelen è utilizzato come mezzo di comunicazione non-verbale, per migliorare il rilassamento e per fornire stimoli alle persone che sarebbe impossibile raggiungere altrimenti.

L’attività è praticata singolarmente sia con ospiti con disabilità dalla nascita sia con persone con disabilità dovuta ad eventi intervenuti nel corso della vita ( incidenti stradali o sul lavoro, malattie neurologico-degenerative, infarti cardiaci o ictus, esiti da trapianti). Trova un eccellente spazio di intervento anche con minori con grave disagio sociale o abuso psicofisico /sessuale.

Laboratori occupazionali

Svolgono funzioni multiple, possono essere veicolo per l’apprendimento di capacità motorio-prassiche, cognitive, socio-relazionali. Gli ambienti sono pieni di stimoli sensoriali: i colori della pittura, l’odore della colla, il suono di un martello che batte, il profumo e il sapore di alimenti.  Con diversi materiali si può sperimentare e costruire (“si fa e si disfa”) nell’offerta di diverse opportunità, dal semplice dipingere, alla realizzazione di manufatti, con diverse tecniche di lavoro (cartapesta, legno, decoupage, stoffa, mosaico, telaio, creta, perline, uso di materiali da riciclo), per l’abbellimento delle residenze o per l’esposizione ai mercatini del territorio.

Laboratorio del Pinocchio e di Falegnameria

Il corpo del nostro Pinocchio è realizzato completamente in legno e costituisce la riproduzione fedele di un Pinocchio di fine Ottocento che l’educatore dedicato all’attività ha avuto la fortuna di osservare e copiare presso e per concessione di, un’artista e collezionista dell’est veronese. La sua particolarità consiste nell’originalità della sagomatura e nell’articolazione bacino-tronco. Ogni pezzo è pazientemente ed esclusivamente lavorato a mano, con raspa, sega e carta abrasiva (eccezion fatta per i fori).

La testa è di cartapesta rivestita con uno strato di gesso; è ricavata da un’anima di terracreta, precedentemente realizzata a partire da un prototipo di testa di terracreta, anch’esso modellato a mano; la sua originalità consiste nell’asimmetria del cappello, che è leggermente ripiegato di lato e all’indietro, conferendo a tutta la testa una certa dinamicità, connotando in modo vitale la marionetta. Particolare attenzione è rivolta anche alla caratterizzazione dello sguardo, dipinto a mano: Pinocchio sembra dire: “Oh oh, sono stato scoperto a dire una bugia a causa del mio naso…”; l’espressione tradisce l’indole monella ma consapevole del nostro burattino. E’ un burattino monello ma non sfacciato, capace di imbarazzarsi di fronte all’evidenza di determinati fatti.

La storia di pinocchio ci insegna che non bisogna mai desistere nell’azione educativa, che bisogna dare sempre una nuova possibilità e che esiste sempre un’opportunità di cambiamento; ma soprattutto ci insegna che la vera scintilla in grado di innescare un processo di cambiamento è la volontà di bene, essa stessa voluta, implicata nella cura della persona di cui siamo chiamati ad occuparci.

Alla realizzazione del Pinocchio partecipano attivamente, in un’ottica progettuale, una decina di ospiti con patologie e possibilità differenti. L’intento è quello di creare una situazione in cui sia almeno possibile una forma di interazione. Nelle situazioni in cui la capacità di relazione/comunicazione è particolarmente compromessa, l’interazione può avvenire attraverso una minima richiesta: tenere in mano un attrezzo di uso imminente; questo comportamento segna già un primo passo nella direzione dell’interazione, poiché la persona si dispone a ricevere e trattenere un oggetto che gli è dato, passando da uno stato di quiete ad uno stato di attività (prendere e trattenere). Si potrebbe definire una forma di interazione univoca, assumibile come obiettivo in quanto rilevabile e valutabile.

Ad un livello successivo si può tendere verso una, benché minima ma più compiuta, interazione biunivoca, o di reciprocità: alla persona coinvolta  viene chiesto di tenere in mano un attrezzo di uso imminente e di consegnarlo all’operatore nel momento in cui gli vene richiesto; anche questo comportamento può essere assunto come obiettivo. Gli step successivi possono essere dati dalla valutazione dei tempi di risposta.

Altri ospiti hanno la possibilità di coinvolgersi ad un livello di partecipazione maggiormente attiva: sono persone che, pur avendo concrete capacità di comprensione del compito, tendono alla chiusura, all’apatia, alla fissità, all’indolenza; spesso hanno acquisito l’abitudine alla dipendenza o sono bloccati dentro manierismi, a schemi fissi e rigidi (di azione e di relazione); tutto questo si traduce operativamente in una difficoltà ad attivarsi, ad investire, a produrre schemi motori finalizzati efficaci. Con queste persone è particolarmente importante fare attenzione agli elementi di contesto e alla modalità di approccio e introdurre stimoli che possano alimentare, in qualche modo, la motivazione.

Operativamente, partecipano prendendo e riponendo gli attrezzi ed eseguendo, più o meno aiutati, il lavoro richiesto. Talora lo schema motorio prodotto non è né preciso né efficace, ma il fatto che tale schema sia attivato è già indice di una volontà di partecipare. Così, la partecipazione attiva diviene il presupposto per una situazione di condivisione del progetto, più complessa, poiché vede implicati, con differenti possibili gradazioni, l’interesse e il desiderio. Interesse e desiderio vengono alimentati, oltreché per mezzo di un rapporto a due, privilegiato e pensato, mediante il possibile apprezzamento sensoriale, estetico, delle parti della marionetta e del prodotto finito. Generalmente, poi, il primo Pinocchio rimane alla persona che ha partecipato all’attività e anche questo contribuisce ad alimentare la motivazione alla condivisione.

Di volta in volta è possibile fare una valutazione in merito alla competenza coinvolta in un determinato limite operativo/esecutivo: attenzione, comprensione, memoria, schemi motori, volontà, desiderio… Sulla base di queste valutazioni è possibile predisporre un piano (progetto specifico) per il raggiungimento di livelli progressivi (o per il potenziamento/mantenimento) di specifiche competenze.

 

Attività assistita con gli animali

La struttura è dotata di n. 3 cavalli e di un maneggio con aree di attività esterna e coperta.  L’intervento assistito con il cavallo sviluppa competenze prassiche, di coordinazione e cognitive, può essere di  supporto ad altre terapie (co-terapia) ed è finalizzato alla cura di disturbi della sfera fisica, neuro-psicomotoria, cognitiva, emotiva e relazionale. L’attività è rivolta a soggetti affetti da patologie psicofisiche e sensoriali sia a minori normodotati; mira, nelle diverse progettualità a migliorare il benessere psicofisico e sociale, la qualità della vita ed a rinforzare processi di autostima. Il rapporto con il cavallo è inoltre funzionale a migliorare la percezione di propri aspetti pulsionali ed emozionali favorendo l’integrazione del sé.

Anche l’attività assistita con il cane riveste una grossa valenza nell’offrire esperienze affettivo-emozionale e di stimolazione mentale, il rapporto mediatico con il cane favorisce inoltre una maggiore interazione con l’ambiente circostante. La capacità di accudimento dell’animale ed il legame interattivo favorisce lo sviluppo di competenze trasportabili in altri ambiti esistenziali. Nei minori normodotati favorisce una modificazione nella relazione di attaccamento con le figure adulte, ed in alcuni casi stimola un processo di “cicatrizzazione” delle ferite generate nel rapporto con il nucleo familiare problematico.

 

 PRESENTAZIONE DEL PROGETTO

Attività sperimentale di musicoterapia in ambiente Snoezelen:

“A TEMPO…pulsazione ed esperienze ritmiche in ambiente Snoezelen” (giugno – dicembre 2015)

L’UOC Cerris – Rsa per Disabili Marzana, nell’ambito della ricerca permanente di nuove metodiche abilitative e riabilitative a favore di persone con disabilità, mantiene da anni un rapporto di collaborazione con il Conservatorio Statale di Musica E. F. Dall’Abaco per l’inserimento in specifici progetti di allievi-tirocinanti specializzandi Musicoterapia. Gli interventi musicoterapici in ambiente Snoezelen realizzati negli ultimi anni hanno messo in luce l’efficacia della stimolazione musicale integrata alla stimolazione multisensoriale che, oltre a sviluppare l’espressività, favorisce l’incremento dei processi cognitivi e relazionali negli utenti. Gli stimoli musicali bene indirizzati producono, infatti, gratificazione e piacere fisico, motivano l’interazione con l’ambiente e le persone, accrescono le opportunità di apprendimento motorio, cognitivo ed affettivo. In questo senso si riscontra un perfetto allineamento tra le finalità dell’ambiente Snoezelen e la potenzialità della musicoterapia di evocare piacere, motivazioni, stimoli e gioia.

Il momento di “cura” diviene un accogliere la persona in cui il fare è veicolo per la valorizzazione dell’essere. L’ attività di musicoterapia in stanza Snoezelen rappresenta momenti, spazi ed emozioni che integrano la persona nel percepirsi  anche rispetto ai dolori e alle potenzialità , divenendo uno spazio ulteriore di cura dove l’altro è un supporto, un contenitore per “specchiarsi e ritrovarsi”.

 L’ipotesi di partenza si propone di sperimentare l’utilizzo del Tempo e del Ritmo, da parte del musicoterapista, allo scopo di offrire una stimolazione sensoriale e musicale più completa, favorendo una maggior relazione dell’utente con il terapista e con l’ambiente esterno.

L’idea è nata dal presupposto che l’approccio alle persone con disabilità fisiche, intellettive, psichiche, con deficit sensoriali e con utenti minori con disagio sociale e relazionai necessiti di un lavoro in un’ottica di appoggio, in contrasto con eventuali meccanismi di simbiosi e soprattutto sul principio di individuazione di ciascun soggetto, collocandosi all’interno di una relazione io/tu, dove ciascun partecipante la relazione possa aprirsi all’esterno e, in base alla proprie risorse, partecipare ad un percorso espressivo e comunicativo di valore, per quanto possibile slegato da stereotipie e modelli ripetitivi.

L’utilizzo del Tempo/Ritmo come modalità comunicativa che prescinde il semplice livello verbale, pur senza escluderlo, consente di accedere anche ad un ambito di relazione non verbale, aumentando le possibilità di condivisione e di empatia. In questo modo, sia gli utenti con grave deficit, con precluso o compromesso il canale verbale convenzionale, sia gli utenti minori, che, come conseguenza emotiva della loro situazione personale di disagio, possono avere difficoltà ad esprimersi, ad esprimere il loro stato d’animo, hanno la possibilità di accedere ad un livello comunicativo diverso, senza la rigidità imposta dalle regole della comunicazione verbale, ciascuno secondo lo proprie potenzialità e risorse, in un ambiente sereno e non giudicante. In questo senso, ciascun individuo può sentirsi libero di partecipare e comunicare, indipendentemente dal livello di deficit o disabilità.

Il ritmo-suono prodotto o supportato da strumenti diversi strumenti musicali può essere armonizzato o non armonizzato, completato da parole, sillabe, consonanti, vocali, isolati o in sequenza, funzionali o espressivi. Tono, intensità, velocità e timbro sono differenti e legati alle caratteristiche di colui che produce.

Il produrre un ritmo in sequenza temporale condiviso, se vissuto come una compartecipazione musicale, costituisce un potente mezzo per creare incontro con l’altro ed empatia, poiché mette in risonanza la sfera personale con quella intersoggettiva, dando così forma ad una esperienza di socialità, sia attraverso la produzione sia tramite l’ascolto della musicalità che ne scaturisce.

Si è ipotizzato, quindi, che le attività proposte potessero risultare maggiormente efficaci, rilassanti e gratificanti per il paziente, aumentandone il grado di benessere, se veicolate attraverso una relazione interpersonale veicolata dalla musica.

FASI ATTUATTIVE:

  • Incontro dello staff con i musicoterapisti per fissare gli obiettivi di intervento in relazione agli ospiti (9 disabili e 3 minori) e implementazione del percorso (giugno)
  • Incontro tra i musicoterapisti e le educatrici di riferimento per la conoscenza diretta nel contesto di appartenenza degli ospiti (luglio)
  • Inizio contatto relazionale e di conoscenza degli ospiti nella stanza Snoezelen (fine agosto)
  • Svolgimento delle attività (settembre – novembre)
  • Studio e valutazione degli strumenti di registrazione delle sedute
  • Condivisione dei risultati ed eventuali approfondimenti
  • Stesura della relazione finale (dicembre)

 Setting: La stanza Snoezelen

Il metodo fa riferimento ad un approccio mirato alla ricerca di un canale di comunicazione  mediante la proposta selezionata di stimoli sensoriali ( visivi, uditivi, olfattivi, tattili, proprio-enterocettivi ), in un ambiente particolare, gradevole e confortevole.

La nostra stanza multisensoriale Snoezelen offre stimolazioni sensoriali piacevoli e rilassanti, grazie alla varietà di luci, colori, suoni, profumi. Chi ne fruisce ne è coinvolto liberamente, senza precisi protocolli terapeutici e senza preoccupazioni formali sul risultato terapeutico, fuorché la condivisione di emozioni positive e la sperimentazione di momenti di benessere.

Risorse

N.2 allievi-tirocinanti del Corso di Specializzazione in Musicoterapia del Conservatorio Statale di Musica E.F. Dall’Abaco di Veron. Il progetto è realizzato in collaborazione tra Conservatorio di Musica, Associazione Snoezelen onlus, Ulss 20, UOC Cerris – Rsa Disabili Marzana e finanziato con borsa di studio alla memoria di Leonardo Palmieri -edizione 2015.

Ospiti coinvolti: n. 9 soggetti disabili giovani adulti e adulti; n. 3 minori normodotati

Monte ore attività diretta con ospiti:  n. 210 ore, suddiviso in sedute individuali bisettimanali di 1 ora.

L’andamento di ogni seduta è formalmente registrato e monitorato mediante apposi

L’attività Musicoterapica nella Stanza Snoezelen

L’attività musicoterapica mira ad integrare le finalità della stimolazione plurisensoriale  con la musica, attraverso utilizzo di alcuni strumenti musicali  come ulteriori elementi di  integrazione all’interno del setting della stanza.

Il progetto prevede di utilizzare IL TEMPO e il RITMO quali mediatori all’approccio musoterapico. Ogni musicoterapista ha cura di adattare l’ambiente ed il suo contenuto, nonché gli ulteriori strumenti musicali utilizzati in relazione al singolo utente seguito. Di fondamentale importanza risulta infatti preparare un ambiente accogliente per ciascuno, nel quale trovare spazio e possibilità di movimento sia per le carrozzine, sia per agevolare un’ampia mobilità agli utenti autonomi nel movimento. Alcune stimolazioni della stanza rimangono attive, altre vengono spente se ritenuto maggiormente appropriato al tipo di percorso, così come alcuni strumenti musicali e altri oggetti vengono posizionati in determinati punti della stanza o tolti dal setting se disturbanti o pericolosi. Particolare cura è dedicata agli utenti con mobilità ridotta, in modo da poter permettere loro una maggior spontaneità nell’avvicinarsi a strumenti e stimolazioni.

Obiettivi

La musicoterapia mira primariamente a raggiungere l’ adattamento positivo di un paziente all’ambiente sociale attraverso l’istituzione di un’ interna condizione armoniosa. Essa può favorire il mantenimento del senso di identità e può stimolare le funzioni cognitive globali, di cui valida ipotesi è la possibilità di attivare ed espandere le capacità espressive e relazionali non verbali che persistono nella vita dell’individuo come modalità di esperienza interpersonale.

Il secondo obiettivo riguarda l’effettiva possibilità di testare l’efficacia degli ambienti Snoezelen di potenziare le abilità degli utenti tramite la stimolazione  plurisensoriale  con la finalità di ri-attivare il contatto e condurre la persona ad una più organica relazione sociale con gli altri partendo dalla accettazione di sé stessi e con il proprio mondo interiore.  Il benessere non solo come obbiettivo ma come veicolo di informazioni cognitive più complesse

Tecniche e strumenti

Al fine di coinvolgere l’utente e facilitarne la partecipazione alle attività proposte, di stimolare la creatività, i processi espressivi e relazionali, ci si  avvale di un approccio musicoterapico musico-centrato. Ciò significa che alla musica è assegnato un ruolo centrale, in quanto principale mezzo di stimolo e risposta per il cambiamento. Il compito del musicoterapista è quello di facilitare la relazione, coinvolgendo il soggetto in esperienze cosiddette di musicing, di “fare musica” come attività compartecipata.

Per fare ciò è necessario coinvolgere l’intenzione, la consapevolezza e le abilità cognitive del soggetto che partecipa e che può così contribuire alla propria crescita e autoconsapevolezza, oltre che fruire di un’esperienza piacevole.

In quest’ottica il risultato non è tanto ciò che si valuta alla fine del percorso di terapia, quanto ciò che accade, le modalità espressive e i cambiamenti eventuali che si realizzano durante il percorso stesso.

In questo specifico percorso si  pone particolare attenzione agli aspetti espressivi e creativi dell’esperienza musicale. Attraverso l’ascolto e l’esecuzione della musica, l’improvvisazione e in parte, con chi possibile, la composizione, o attraverso il canto di brani conosciuti e non, si cerca di stimolare la creatività, nonché l’espressività come presa di contatto con le proprie emozioni, anche in situazione dove è difficile viverle ed esprimerle.

L’approccio musico-centrato enfatizza il valore dell’esperienza musicale in sé riflettendo e rispettando la motivazione a fare musica del soggetto, in generale e nello specifico durante le sedute.

Le  tecniche utilizzate sono  differenti e adeguate alle specifiche caratteristiche dei singoli utenti presi in carico.

Per quanto riguarda l’improvvisazione musicale, si applicano prevalentemente tecniche di empatia, unite alla produzione musicale e rispecchiando ciò che l’utente fa in modo non verbale, per stabilire un rapporto, incontrare musicalmente e provocare risposte, oltre che tecniche per creare familiarità e consolidarla.

I diversi strumenti musicali utilizzati dai terapisti sono concordati con gli utenti, in forma più o meno elaborata e predominante, a seconda delle possibilità psico-fisiche di ciascuno.

 

Lo strumento di indagine e VALUTAZIONE:  IL PROTOCOLLO IMTAP

Dati il numero non troppo ampio di utenti osservato, l’eterogeneità del gruppo di indagine per età, categoria di deficit o assenza di deficit (nel caso degli utenti minori), periodo di tempo del percorso relativamente limitato, il campione selezionato non può considerarsi come rappresentativo.

Il progetto non può quindi assolvere completamente i criteri della ricerca di tipo quantitativo nel fornire risultati numerici confrontabili e restituibili come dato statistico. La metodologia di questa ricerca è riferibile piuttosto all’ambito dello studio di casi e della ricerca-azione, metodologie molto utilizzate nell’ambito delle scienze sociali. In questo senso permette di descrivere qualitativamente dei percorsi che prevedono allo stesso modo delle ipotesi e degli obiettivi iniziali, una progressione comunque misurata, l’osservazione sull’andamento e la riflessione conseguente sugli assunti iniziali, in un’ottica di pianificazione, azione, osservazione e valutazione, sempre dinamica e aperta, in cui il ricercatore/terapista è attore in prima persona, come l’utente stesso e in cui, inoltre, ambedue i soggetti coinvolti diventano soggetti in formazione.

In linea con questo assunto di partenza, la scelta progettuale è quella di avvalersi, per l’indagine e la valutazione, oltre che della descrizione narrativa delle sedute musicoterapiche in forma di diario da parte di ciascuna terapista, in riferimento agli utenti singolarmente presi in carico, dello strumento Protocollo IMTAP.

Il Protocollo IMTAP (Individualized Music Therapy Assesment Profile) è uno strumento di indagine che permette avere una visione globale del soggetto osservato e di definire delle specifiche aree sulle quali concentrare l’attenzione, permettendo delle valutazioni a più livelli.

Il protocollo non prescrive nessuna attività specifica né particolari metodologie e tecniche da utilizzare nelle sedute musicoterapiche, ma può essere facilmente applicato durante il normale svolgimento delle attività che ciascun terapista sceglie di proporre.

Il protocollo è composto da più domini, che determinano diverse aree di apprendimento, e ciascun dominio da una serie di sotto-domini più specifici. Durante la prima fase di lavoro, attraverso la compilazione di un modulo di presa in carico, si raccolgono delle informazioni generali sulla storia dell’utente, sulle sue abitudini e sulle sue attitudini musicali e dati specifici sulle varie aree di apprendimento. Questo consente  di determinare il livello attuale dei bisogni, delle abilità, dei punti di forza e delle carenze del soggetto. In seguito, in base a quanto raccolto, sarà possibile scegliere i domini più significativi sui quali concentrare l’attenzione e sviluppare un programma adeguato con obiettivi mirati per ciascun soggetto e su ciascuna area osservabile stabilita, in linea con l’ipotesi di ricerca e le finalità del progetto.

La somministrazione del protocollo, dopo alcuni incontri di conoscenza e osservazione delle dinamiche,  avviene in due momenti: uno iniziale e uno finale. È importante sottolineare che, secondo questo protocollo, la valutazione è individuale, ovvero i dati risultanti dalla somministrazione vanno organizzati e valutati solo all’interno del singolo percorso e non confrontati coi dati degli altri utenti. I punteggi finali, quindi, saranno interpretati separatamente, in quanto descrivono l’andamento di ciascun soggetto nei vari domini scelti. Secondo lo stesso principio, l’importanza non viene data al dato numerico oggettivo, ovvero non è significativo in assoluto ottenere un punteggio alto, quanto valutare la tendenza del dato stesso lungo il percorso e la rispondenza o meno agli obiettivi prefissati. In questo modo si possono evidenziare per ciascun utente i punti di forza o le esigenze da accompagnare.

Oltre alla descrizione qualitativa della progettualità su ciascun utente coinvolto, l’andamento dei singoli percorsi degli utenti presi in carico in questo progetto sarà più chiaramente visibile attraverso la compilazione di grafici che delineano le diverse tendenze nei singoli domini di indagine.

Conclusioni

A partire dal progetto riabilitativo educativo individuale l’integrazione delle attività citate producono un miglioramento della qualità di vita e di cura per una maggiore integrazione psicologica e sociale nei confronti della relazione con l’ambiente esterno. Conclusa l’attività diretta con gli ospiti saranno rilevati ed analizzati i dati registrati per la valutazione in termini di efficacia-crescita-sviluppo dei livelli di performance e benessere di ogni ospite. Verranno quindi monitorate tramite osservazione le evoluzioni psico-socio-cognitive, il tutto descritto nella relazione finale.

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