“…A TEMPO…”
Pulsazione ed esperienze ritmiche in Stanza Snoezelen
Relazione conclusiva di Stanco Roberta & Puleo Fabio
Corso Sperimentale Biennale per il Conseguimento del Diploma Accademico di Specializzazione in Musicoterapia “Corso Biennale per la Formazione di Operatori Musicali per il Benessere”
CONSERVATORIO STATALE DI MUSICA EVARISTO FELICE DALL’ABACO
“Ricorda: Non sono loro che vivono dove tu lavori, ma sei tu che lavori dove loro vivono.”
PREMESSA
Le esperienze multisensoriali proposte dalla stanza Snoezelen stimolano i sensi primari in maniera sistematica e controllata.
Questi stimoli non intervengono esclusivamente sui sensi primari ma offrono agli utenti la possibilità di un apprendimento implicito grazie alla reiterazione degli stimoli e allo stesso tempo influenzano la fruizione del mondo esterno migliorandone la comprensione e l’accessibilità.
Distensione e Fiducia sono gli elementi chiave di questo ambiente che richiedono all’operatore un approccio empatico e non diretto. In questa atmosfera un intervento musicoterapico trova terreno fertile e si inserisce in continuità con le modalità di approccio richieste dall’ambiente Snoezelen. La musica, infatti, costituisce non solo uno stimolo ma anche uno strumento fondamentale di gratificazione ed espressione nonché di interazione.
Condividendo le finalità e le modalità di conduzione della relazione di aiuto, l’unione di musicoterapia e multisensorialità ha fornito risultati efficaci nel trattamento di utenti affetti da patologie che coinvolgono le capacità cognitive, comunicative e relazionali.
Il progetto “A tempo! Pulsazione ed esperienze ritmiche in Stanza Snoezelen”, in linea con i lavori degli anni precedenti, ha fondato il proprio percorso sull’uso della Pulsazione. Tra tutte le strutture che compongono la musica, infatti, la pulsazione è non solo il più primordiale degli elementi, ma anche il più versatile. La pulsazione è presente, infatti, in qualunque melodia, può essere facilmente ripetuta con qualunque strumento e con il corpo, può essere elaborata in termini di velocità e di intensità. La pulsazione può essere rintracciata all’interno di una melodia data e può essere al tempo stesso il punto di partenza per la creazione di una nuova melodia e di un dialogo sonoro. Dal battito cardiaco al camminare la pulsazione può essere uno stimolo facilmente fruibile e allo stesso tempo utilizzabile con diverse tipologie di pazienti.
I progetti condotti nello stesso ambiente negli anni precedenti hanno concentrato il loro intervano in ambito melodico, scegliendo strumenti musicali melodici e la voce intonata.
Quest’anno si è deciso di integrare le esperienze multisensoriali della stanza Snoezelen con un elemento più strutturato e schematico come, appunto, la pulsazione. L’esperienza ritmica permette l’interazione anche ad utenti con capacità ridotte o deficit particolarmente invalidanti e costituisce un elemento musicale di per sé estremamente duttile.
IPOTESI DI RICERCA
Il progetto si è fondato, come già detto, sulle possibilità comunicative della pulsazione. Al momento della stesura, le uniche informazioni in possesso dei terapeuti circa il parterre di utenti cui si sarebbero confrontati erano di carattere molto generale: ci si sarebbe confrontati con utenti con disabilità di tipo cognitivo, psichico, motorio, pazienti con deficit sensoriali ed emozionali, minori con grave disagio sociale. In questa ottica, l’elemento ritmico si è configurato come la struttura più idonea ad un percorso musicoterapico in sinergia con gli elementi multisensoriali presenti nella stanza Snoezelen.
Indipendentemente, quindi, dall’utente specifico cui ci si sarebbe rivolti, il lavoro sarebbe stato mirato innanzitutto alla sfera relazionale, permettendo a ciascun partecipante, in base alle proprie risorse, di aprirsi all’esterno instaurando una relazione totalmente svincolata da stereotipie e simbiosi indotte. Questo percorso è finalizzato, inoltre, alla creazione di canali comunicativi innovativi: canali comunicativi che intervengo sia a livello emotivo e relazionale ma anche comunicativo in senso proprio, permettendo, in presenza di un deficit
sensoriale, di comunicare attraverso un nuovo media. Il dialogo sonoro, perpetuato attraverso una pulsazione, permette , infatti, di accedere ad un livello di comunicazione non verbale sia nel caso di un utente soggetto a gravi compromissioni fisiche, che nel caso di un minore che fatica ad esprimersi in maniera convenzionale a causa del proprio vissuto traumatico. Un canale non verbale di comunicazione permette di esprimersi in un modo più
libero, completamente slegato dalla inflessibilità delle norme del linguaggio, allo stesso tempo mantiene una sorta di distanza con ciò che viene espresso. Il ritmo può essere utilizzato in numerose modalità: modificandone l’intensità, la velocità, la dinamica. Si può procedere partendo da una pulsazione creata sul momento o prendendo spunto da una canzone. Si può procedere attraverso strutture imitative, strutture interattive o strutture
espressive. Possono essere utilizzati strumenti a percussione di varia natura, può essere utilizzato un supporto musicale come un altoparlante e delle basi musicali. Può essere utilizzato il corpo: utilizzare il proprio corpo come “strumento” si configura come un’attività estremamente efficace nel miglioramento delle autonomie fisiche, motorie e di coordinamento,nello sviluppo della consapevolezza corporea e inoltre contribuisce a infrangere la diffidenza iniziale che ciascuno possiede nei confronti dello strumentario. Di seguito verranno illustrati gli obiettivi generali emersi dalle considerazioni di cui sopra e gli obiettivi specifici generati dall’osservazione diretta degli utenti coinvolti nel progetto e del confronto con l’equipe di riferimento degli stessi.
FINALITA’ GENERALI
Promozione del benessere della persona
Miglioramento delle capacità comunicative e relazionali
Accrescimento delle autonomie
Ri-attivazione del soggetto
OBIETTIVI SPECIFICI
Gli obiettivi specifici rintracciati attraverso l’osservazione diretta del paziente e mediante il confronto con l’equipe di riferimento possono essere racchiusi in quattro macro aree:
1. Ambito Cognitivo:
Aumentare la qualità e il tempo di concentrazione.
Esercitare l’attenzione selettiva.
Potenziare le capacità di reazione ad uno stimolo sonoro
Creare stimoli psicologici che attivino la mediazione dell’utente con il terapeuta e con il mondo esterno
2. Ambito Motorio
Migliorare la coordinazione motoria.
Creare una progettualità motoria
3. Ambito Emotivo
Accrescere l’autostima.
Rafforzare la fiducia in sé e nelle proprie capacità
Fornire gli elementi necessari alla comunicazione della propria emotività
Creare un rapporto empatico
4. Ambito Comunicativo-Relazionale
Instaurare una relazione con il terapeuta
Incoraggiare il contatto verbale e non verbale
Facilitare la comunicazione del proprio vissuto emotivo
IL PROGETTO DI RICERCA
Il progetto ha avuto una durata di circa tre mesi, si è svolto da metà Settembre a metà Novembre 2015 per un totale di 210 ore di attività frontale individuale all’interno del C.E.R.R.I.S. Centro Educativo Riabilitativo di Ricerca e di Intervento Sociale , Ulss20 di Verona. Hanno partecipato al progetto in qualità di musicoterapeuti Roberta Stanco e Fabio Puleo, studenti al II anno del Corso di specializzazione in Musicoterapia – Operatori musicale per il benessere, del Conservatorio di Musica “F. Dall’Abaco” di Verona .
Le attività sono state rivolte ad un gruppo di dodici utenti: nove affetti da disabilità fisiche, cognitive, psichiche e tre minori con gravi disagi sociali. Gli utenti disabili provengono da diversi nuclei del centro mentre i tre minori sono ospiti della medesima comunità per minori. Tutti gli utenti sono ospiti residenziali del centro.
Ciascun terapeuta ha assunto in carico sei pazienti per un totale di 105 ore ciascuno; ogni utente ha seguito due incontri settimanali di circa un’ora ciascuno all’interno della Stanza Snoezelen presente nel Centro.
FASI DI REALIZZAZIONE
Il progetto si è articolato in tre fasi distinte:
1. Presa in carico
Nei mesi antecedenti l’inizio del progetto, sono stati svolti tre incontri preliminari. Queste riunioni hanno consentito all’equipe del Cerris, una volta condivise le finalità dei musicoterapeuti, di individuare gli utenti da coinvolgere nel progetto. I referenti dei vari reparti hanno introdotto brevemente gli utenti descrivendone la patologia e raccontando concisamente la loro storia di vita in modo da aver ben chiaro il quadro generale della
situazione. Si è proceduto, allora, alla visita degli utenti direttamente nel loro reparto per un primo approccio.
2. Svolgimento della ricerca
Ciascun utente ha svolto il proprio percorso musicoterapico con il terapeuta cui è stato assegnato dall’equipe. Nel corso dell’indagine sono stati applicate delle schede di monitoraggio standardizzate atte a raccogliere, in termini scientifici, i risultati della ricerca.
3. Raccolta dati
Al termine delle sedute, mediante le schede di monitoraggio, i diari delle sedute e le registrazioni audio/video, si è proceduto alla raccolta dati e alla stesura della relazione finale.
IL SETTING
Tutti gli incontri si sono svolti all’interno della Stanza Snoezelen di cui il Cerris è fornita.
La stanza Snoezelen è un ambiente multisensoriale atto a favorire il benessere e il rilassamento della persona. Non sono richieste procedure specifiche per l’utilizzo corretto della stanza, per questo ragione l’attività musicoterapica si è posta come elemento comune unificante tra le stimolazioni già presenti nella stanza Snoezelen e
gli impulsi musicali.
Ogni terapeuta ha deciso di organizzare la stanza nel modo più funzionale possibile all’attività che intendeva svolgere e al paziente che aveva di fronte: quanti e quali stimolazioni mantenere attive, stabilire il grado di illuminazione dell’ambiente, quanti e quali strumenti musicali adoperare. Alcuni oggetti, infatti possono risultare
pericolosi o non adatti ad alcuni utenti, è sempre necessario tenere in considerazione lo spazio necessario ad una carrozzina e alcune stimolazioni possono distogliere l’attenzione dell’’utente dall’attività proposta. Gli utenti con mobilità ridotta sono stati facilitati attraverso la scelta preventiva di strumenti di facile attivazione e si è proceduto con molta cura alla preparazione della stanza in modo da creare lo spazio necessario alla fruizione di un ambiente spazioso e confortevole.
TECNICHE E STRUMENTARIO
Al fine di raggiungere gli obiettivi preposti si è adoperato un approccio musicoterapico musico-centrato, basato, ovvero, sull’uso attivo della musica come canale comunicativo privilegiato. La musica è il fine e il mezzo: il processo creativo e comunicativo avviene attraverso il canale musicale. L’utente deve mettere in gioco le proprie abilità cognitive, espressive nonché comunicative per raggiungere lo scopo: il musico terapeuta, in effetti,
utilizza la musica per fare musica. In quest’ottica il terapeuta assume il ruolo di “facilitatore” che si adopera per un favorire un intervento musicale consapevole da parte dell’utente. Si passa così, assecondando il principio cardine della musicoterapia musicocentrata dalla Musica nella terapia alla Musica come terapia. L’approccio musicocentrato rispecchia il valore sociale della musica come bene comunitario e riconosce il valore dell’esperienza musicale in se e per sé. Questo modello fornisce anche una diversa ottica nella lettura dei risultati. Gli obiettivi vengono raggiunti durante il percorso, mediante il processo di cambiamento che si instaura
nel soggetto coinvolto. Il progetto ha basato la propria ragion d’essere sull’uso della pulsazione. Al fine di rendere più facile la comunicazione sonora con i pazienti, l’elemento ritmico è stato spesso inserito in cornici più ampie attraverso tecniche specifiche:
Tecniche improvvisative:
il soggetto veniva coinvolto in improvvisazioni guidate attraverso l’uso di strumenti a percussione. L’attività è stata svolta in maniera più o meno strutturata secondo le esigenze dell’utente coinvolto. Nel caso di utenti con grande autonomia la tecnica poteva essere strutturata come segue:
usando una base registrata:
– Utente e terapeuta suonano contemporaneamente eseguendo la medesima pulsazione della base utilizzata
– Al suono del triangolo utente e terapeuta suonano ritmi liberi, in un momento di totale libertà espressiva; al successivo suono di triangolo i due torneranno a sintonizzarsi spontaneamente sulla pulsazione iniziale.
– Partendo sempre dalla pulsazione al suono del triangolo l’utente avrà la possibilità di eseguire un assolo da terminarsi al suono del triangolo che riporterà, come sopra, alla pulsazione originale. Al suono del secondo triangolo sarà compito del terapeuta prodursi in un assolo ritmico, per poi ritornare alla pulsazione primordiale e
ricominciare la turnazione. È possibile durante questa attività anche condividere gli strumenti musicali suonandoli
insieme.
Tecniche Espressive
– Canzone descrittiva: il terapista improvvisa una canzone che descriva ciò che sta succedendo in quel momento coinvolgendo l’utente in una descrizione melodica della realtà.
– Canzone soliloquio: il terapista improvvisa una canzone in cui simula, appunto, si parlare tra sé e sé.
– Utilizzare motivi familiari per condividere il canto e accompagnare la melodica con una percussione.
Lo strumentario utilizzato è stato selezionato in base alle preferenze e alle attitudini dei diversi utenti coinvolti nel progetto. Fondamentale è stato l’utilizzo della chitarra come strumento d’accompagnamento e in qualche caso anche come strumento a percussione.
In larga parte si sono adoperate piccole percussioni, tamburelli, egg shakers, glockenspiel, kalimba, wind chimes, piatto sospeso, ocean drum, rain stick, bodran darbuka.
È stato rilevato negli utenti una generale soddisfazione nel condividere lo strumento con il terapeuta, e, anche in caso di gravi compromissioni fisiche, tutti gli utenti hanno utilizzato o manipolato almeno più di due strumenti con gratificazione. Naturalmente, come specificato qualche paragrafo fa, ogni terapeuta ha selezionato con cura lo strumentario da proporre e a ciascun utente favorendo il benessere generale e incoraggiando il soggetto ad infrangere le proprie paura a favore di un’esperienza riabilitante attiva.
SISTEMA DI MONITORAGGIO: IL PROTOCOLLO IMTAP
I risultati forniti dalla ricerca sono di tipo qualitativo più che quantitativo. L’ indagine svolta non può fornire risultati numerici confrontabili e restituibili come dato statistico per diverse ragioni: innanzitutto il campione è molto eterogeneo e formato da un numero esiguo di utenti: diverse patologie, diverse età, assenza di deficit e di patologie nel caso dei soggetti minori. In secondo luogo bisogna tenere in considerazione il periodo di tempo
relativamente breve in cui si è svolta la ricerca e la mancanza, quindi, di un gruppo di controllo. D’altra parte, i fattori che intercorrono nel raggiungimento di un obiettivo musicoterapico sono molteplici ed estremamente soggettivi.
Questa ricerca è stata condotta nell’ottica dello studio di casi e della ricerca-azione, tipico atteggiamento delle ricerche svolte in ambito sociale. Il percorso prevede ugualmente delle ipotesi, degli obiettivi ed un percorso osservabile e valutabile. In questa prospettiva sia il terapista che l’utente sono coinvolti nel processo di ricerca: un processo in divenire che coinvolge entrambe le parti in un percorso formativo preciso.
Alla luce di quanto premesso sin qui ci si è avvalsi, oltre che della descrizione diaristica delle sedute, anche del Protocollo IMTAP.
Il Protocollo IMTAP (Individualized Music Therapy Assesment Profile) è uno strumento di osservazione e monitoraggio che fornisce una visione d’insieme del soggetto monitorato ed allo stesso tempo fornisce gli strumenti per un’analisi a più livelli. Il protocollo non prescrive attività specifiche ma può essere applicato durante il normale svolgimento delle attività.
Il protocollo si apre con la compilazione di un modulo di presa in carico, e termina con l’inserimento dei dati raccolti in un grafico che permette di visualizzare in modo chiaro il profilo di ogni cliente valutato lungo tutto il percorso di ricerca.
Il protocollo è composto da diversi domini, ognuno inerente a diverse aree di apprendimento, e ciascun dominio da una serie di sotto-domini più specifici. La prima fase di applicazione consiste nella compilazione del modulo di presa in carico (in congiunzione con l’equipe di riferimento), in cui vengono raccolte le informazioni generali sulla storia dell’utente, sulle sue abitudini e sulle sue attitudini musicali e dati specifici sulle varie aree
di apprendimento. Questa prima fase permette di determinare il livello attuale dei bisogni, delle abilità, dei punti di forza e delle carenze del soggetto. In seguito, in base a quanto raccolto, è possibile scegliere i domini più significativi sui quali concentrare l’attenzione e sviluppare un programma adeguato con obiettivi mirati per ciascun soggetto, in linea con l’ipotesi di ricerca e le finalità del progetto.
La somministrazione del protocollo è avvenuta due volte: la prima in due/tre sedute dopo alcuni incontri di osservazione e la seconda al termine del percorso. Nel caso in cui il percorso si fosse protratto per più tempo si sarebbe proceduto ad una terza somministrazione a metà percorso.
La valutazione del percorso è individuale e non può essere confrontata con altri dati raccolti in merito ad altri utenti. Il raggiungimento dell’obiettivo preposto non è rappresentato dal numero raccolto nella scheda finale ma dall’andamento del percorso nella sua totalità.
UTENTI
Come precedentemente accennato, gli utenti coinvolti nella ricerca sono stati selezionati dall’equipe del Cerris e sono suddivisibili in due gruppi distinti:
Utenti con disabilità di varia natura e gravità (9 soggetti)
Utenti minori con grave disagio sociale (3 soggetti)
Verranno adesso presentati i singoli utenti presi in carico al fine di fornire un quadro specifico di ogni percorso: verrà fornita una breve descrizione seguita dal percorso specifico di ciascuno includendo gli obiettivi peculiari prefissati. Verranno trattati i percorsi musicoterapici e le tecniche utilizzate e l’andamento. Si procederà, allora, alla presentazione dei dati ottenuti dalla valutazione mediante protocollo IMTAP
mediante rappresentazione grafica.
UTENTI CON DISABILITA ’- Referente Dott.ssa Tiziana Bucella
Gli utenti disabili coinvolti nel progetto sono, come i soggetti minori, ospiti residenziali in diversi nuclei del centro così ripartiti:
Nucleo Pegaso: Quattro utenti. Il nucleo ospita utenti con disabilità cognitive medio- gravi. Gli utenti hanno un livello di autonomia variabile e diversificata tipologia di deficit.
Nucleo Aliseo: Due utenti. Il nucleo ospita utenti con ritardo psicomotorio medio-grave ma dotati di un livello alto di autonomia.
Nucleo Farfalla: Due utenti. Il nucleo ospita utenti con gravi disabilità motorie e cognitive, esito di traumi.
Nucleo Arcobaleno: Un Utente. Il nucleo ospita utenti con gravissima disabilità psicomotoria e gravi compromissioni cliniche. Tutti gli utenti sono in carrozzina.
Tutti gli utenti in qualche misura sono soggetti a terapia farmacologica con farmaci legati alla loro condizione fisica o con psicofarmaci legati agli aspetti comportamentali, a seconda della gravità della loro condizione. Ciascun utente, nella normale programmazione delle attività offerte dal Cerris, frequenta sedute di fisioterapia, laboratori occupazionali, idroterapia, attività fisiche in palestra, e pet therapy secondo le proprie necessità e attitudini.
Alcuni utenti hanno già partecipato ad attività di musicoterapia o hanno mostrato interesse per la musica e per il canto.
Z. S.
Nucleo: Pegaso2
Referente: Epa Giorgia Gironi
Sesso: M Età: 61
MT: Roberta Stanco
Numero incontri: 18
Diagnosi: Disturbo delle spettro autistico caratterizzato da episodi allucinatori e
frequenti crisi auto aggressive, schizofrenia.
Z. si presenta come un uomo tranquillo e gentile. È in grado di leggere e scrivere, si
riconosce ed è in grado di operare delle scelte. Sin dai primi incontri mostra resistenza al
rapporto con gli altri e una forte tendenza all’isolamento. Risulta molto difficile, per lui,
inserirsi in un contesto ambientale nuovo come la stanza Snoezelen e soprattutto
allontanarsi dalle sue figure di riferimento. Nonostante la sua difficoltà a relazionarsi,
l’utente mostra un forte attaccamento agli operatori e agli educatori che lo seguono. I
piccoli cambiamenti che intervongono nella routine di Z sono causa di forte ansia che lo
conducono alla paura che vengano presi i suoi oggetti personali e ad uno stato di angoscia
generalizzata. Nel momento della presa in carico Z si trovava in una situazione di grossi
cambiamenti familiari e di abitudini ciò lo ha reso molto vulnerabile. Per rassicurarsi
l’utente parlava costantemente dell’uscita del venerdì che costituisce per lui non solo un
momento di piacevole svago, ma anche un punto fermo nella sua routine settimanale. Il
pensiero fisso sul venerdì pomeriggio conduce Z a staccarsi sensibilmente dalla realtà. A
livello verbale l’utente non mostra particolari deficit. È in grado di comprendere le
consegne che gli vengono affidate e risponde a semplici domande. Nella formulazione di
lunghi periodo mostra difficoltà a mantenere un discorso lineare interrompendosi
frequentemente e sentendo la necessità di dover ricominciare il discorso da capo, mostra
notevoli abilità matematiche.
Obiettivi Specifici
In seguito al confronto con l’educatrice responsabile si è deciso di incentrare il percorso di
Z su diversi aspetti:
1. Migliorare le sue capacità relazionali permettendogli di creare una relazione con la MT
2. Aumentare il tempo di concentrazione
3. Migliorare le sue capacità di aderire alla realtà
4. Consentirgli di diminuire i tempi di adattamento ad una nuova situazione.
Percorso
Sin dal primissimo incontro Z si è mostrato come un uomo gentile, rispettoso ma allo
stesso tempo molto chiuso. L’ambiente Snoezelen lo ha inizialmente incuriosito ma
non ha, tuttavia, sentito l’esigenza di esplorarlo. La sua attenzione era incentrata su
dove fosse l’educatrice e quando sarebbe tornata a prenderlo. Quando gli si è dato un
orario di termine si è sentito un po’ più sicuro ed ha accettato di seguire il terapeuta
al tubo bolle per osservare i colori cangianti e scambiare qualche parola. Z ha parlato
del suo compleanno festeggiato due mesi prima e del caffè del venerdì. Ha mostrato
di conoscere la sua età e si è dilettato in qualche calcolo matematico con le date di
nascita. Quando si è provato a suonare la chitarra non ha mostrato interesse per ciò
che stava avvenendo. Accettando di essere condotto alle wind chimes presenti nella
stanza, ha acconsentito ai suonarle di buon grado, salvo poi rinchiudersi in sé stesso.
Da questo incontro è scaturita tutta la pianificazione del percorso. Primariamente era
necessario creare un rapporto di fiducia in modo che l’utente, sentendosi a proprio
agio, smettesse innanzitutto di ricercare le figure di rifermento e fosse disposto a
seguire il terapeuta nelle attività proposte. Le sedute successive sono state strutturate
in due momenti distinti, un primo momento di presentazione degli strumenti e di
libertà esplorativa con piccoli interventi di dialogo sonoro. Z ha mostrato spiccato
interesse per gli strumenti intonati come il glockenspiel e la kalimba. Difficilmente
l’utente sceglieva lo strumento di sua volontà. Nella prima fase si è scelto di usare
due soli strumenti nel corso della seduta: uno prettamente percussivo come il Bodran,
l’altro melodico in modo da assecondare le scelte dell’utente ma al tempo stesso
proporre un’alternativa profondamente diversa. Inizialmente la condivisione dello
strumento con il terapeuta non era ben accettata dall’utente; questa possibilità veniva
accolta sotto richiesta e per una durata non superiore al minuto. Si è passati allora al
dialogo sonoro organizzato. Z riusciva ad imitare la pulsazione proposta dal
terapeuta solo per pochi secondi, si è deciso, quindi, di procedere gradualmente e di
lavorare sulla imitazione della dinamica con maggiore successo. L’uso della chitarra
non destava particolare interessa in Z e l’idea anche solo di toccarla lo metteva a
disagio. Si è partiti, allora, facendogli pizzicare le corde con un solo dito,
inizialmente guidato dal terapeuta e successivamente da solo. La svolta è avvenuta
quando Z ha deciso di imbracciare lo strumento. A quel punto ha fatto richiesta di
avere in regalo un plettro che fosse tutto suo. Quel piccolo regalo ha costituito per
lui una grande gioia. Ha sempre portato il plettro con sé e lo custodiva con grande
cura. Si è riusciti a suonare insieme canzoni che ha mostrato di apprezzare come “La
domenica andando alla messa”. Il paziente imbracciava la chitarra e suonava con
l’uso del plettro, il terapeuta intonava gli accordi stando alle sue spalle.
Attraverso l’uso della chitarra Z ha stabilito un rapporto di fiducia con il terapeuta
mostrando di lasciare la seduta appagato dall’attività svolta.
A questo punto si è voluto intervenire sulle sue capacità espressive volendo riuscire a
cantare una canzone. Si è iniziato improvvisando delle canzoni sul venerdì
pomeriggio, il giorno di riferimento dell’utente. Questa canzone manteneva la sua
attenzione viva per un tempo superiore alla norma. Si è passati, allora, alla
descrizione della sua giornata. L’utente raccontava la sua giornata e il terapeuta
procedeva all’improvvisazione di una canzone che riportasse le informazioni
ricevute. La canzone descrittiva si è mostrato un mezzo utilissimo per catturare
l’attenzione di Z che mostrava grande interesse per ciò che avveniva.
Al fine di farlo interagire ancora più profondamente si è passati alla scrittura di una
semplice canzone che contenesse delle consegne 4 . Si iniziava ricordando a Z il nome
dei vari strumenti, sotto richiesta l’utente li suonava, dopodiché in una canzone
veniva enunciata la consegna di suonare questo o quello strumento. Inizialmente era
molto difficile per Z accettare di cambiare strumento ,ma, dopo qualche incontro si è
riusciti a cambiare in tempo lo strumento fino a giungere all’uso di cinque differenti
strumenti. (kalimba, darbuka,egg shaker, tamburello, bracciale a sonagli).
Negli ultimi incontri paziente è riuscito, sotto richiesta, a cantare per intero la
canzone che lo riguardava, cosa che non era mai avvenuta con la serie di canzoni che
apprezzava e che chiedeva con insistenza fossero suonate. Alla fine del percorso Z
ha mostrato un grande attaccamento nei confronti della terapeuta vivendo con
malessere l’interruzione delle sedute.
S.R.
Nucleo: Pegaso2
Referente: Epa Giorgia Gironi
Sesso: M Età: 44
MT: Roberta Stanco
Numero incontri:18
Diagnosi: Gravissima oligofrenia, disturbo del comportamento da cerebropatia
neonatale, patologia neuromotoria insorta.
A causa del disturbo neuromotorio da cui è affetto,S. non è in grado di percorrere
lunghi tragitti e non può rimanere in piedi molto a lungo. Mostra piccoli deficit fino-
motori. S. non conosce la sua età , non sa né leggere né scrivere. Si mostra subito
come un uomo molto timido ma socievole e affettuoso, talvolta ansioso. Esterna le
sue emozioni attraverso la mimica e piccoli gesti. S. si esprime con un linguaggio
semplice e ripetitivo, non articola bene le parole e ha grosse stereotipie verbali. Ha
bisogno di avere con sé un oggetto transazionale, spesso una piccola scatolina
contenente un pupazzetto; ha un livello di attenzione molto basso, non ricerca e non
mantiene il contatto oculare.
Obiettivi Specifici
1. Miglioramento delle capacità relazionali
2. Capacità di svolgere semplici consegne
3. Miglioramento delle capacità adattive e di esplorazione
4. Superamento della diffidenza nei confronti degli strumenti musicali.
Percorso
La stanza Snoezelen non costituisce per S. un motivo di interesse. Pone domande
sugli operatori e sugli utenti del suo nucleo e non vuole toccare nessuno strumento.
Rimane seduto a maneggiare la propria scatola e ripetendo le sue stereotipie.
L’utente ha dimostrato di non essere in grado di seguire una pulsazione, ama molto
però le canzoni della tradizioni, si è partiti, dunque da quello. Si è scelto “La
domenica andando alla messa”; S. accompagna con movimenti del capo (fuori
tempo) l’andamento della musica ma non riesce a cantare il testo del brano oltre le
prime due tre parole. S aveva il compito di sancire l’inizio e la fine del brano
suonando un sonaglio. Questa consegna inizialmente molto difficile da portare a
termine, è diventata col tempo automatica. Durante il percorso. S è riuscito a cantare
tutta la canzone insieme alla terapeuta e ha dimostrato di essere in grado di cantarne
qualche verso da solo.
Per migliorare la sua capacità relazionale si è composto una piccola canzone che
coinvolgesse S il suo oggetto transazionale 5 . Ciò ha permesso a S di aprirsi e
sentirsi a suo agio, cantando tutto il testo della canzone e dimostrando grande
apprezzamento per il brano, canticchiandolo già nel tragitto dal nucleo alla stanza.
Sulla melodia della canzone di S. è stata scritta una canzone atta a superare la
diffidenza verso lo strumentario
6 . Si è iniziato con un solo strumento per poi
cambiarne quattro nel corso della stessa seduta (Bracciale a sonagli, tamburello,
Rullante, egg shaker). L’utente ha dimostrato di riconoscere i vari strumenti anche
senza la canzone e di essere in grado di suonarlo al momento in cui la canzone lo
richiedeva. Per migliore l’autonomia durante la canzone, si è passati ad un libero
accompagnamento di percussioni su una canzone. Mentre la terapista suona la
chitarra e canta S. accompagna la canzone con un tamburello o con un bracciale a
sonagli. Si è raggiunto lo scopo sincronizzando la musica alla pulsazione dell’utente:
nel momento in cui S. interrompeva la sua performance la terapeuta smetteva di
suonare, così da invogliarlo a proseguire. Il percorso di S. è stato caratterizzato da un
crescente incremento di autostima nell’utente che dal “non sono capace” è passato ad
effettuare scelte precise e ad usare con sicurezza più strumenti sentendosi gratificato
e sicuro.
F.B.
Nucleo: Pegaso1
Referente: Epa Giorgia Gironi
Sesso: M Età: 48
MT: Roberta Stanco
Numero incontri:18
Diagnosi: Sindrome di Down con Ritardo mentale grave
F. si presenta immediatamente come un uomo socievole, affettuoso ed estroverso. Ama
stare in compagnia ed è molto legato ad un ospite del medesimo nucleo. Ha cura della sua
persona e dei suoi oggetti. Mostra difficoltà nel comprendere ed applicare le consegne,
bloccandosi di tanto in tanto nel corso di un’azione. Non mostra segni di ansia o
frustrazione. Riesce ad esprimersi in maniera sufficientemente adeguata sebbene il suo
vocabolario sia molto scarno e non articoli bene le parole; parla ad un tono di voce molto
elevato. F. è conosciuto da tutti all’interno della struttura e ama soffermarsi a salutare gli
operatori del centro.
Obiettivi Specifici
1. Controllare il tono della voce
2. Migliorare i tempi attentivi
3. Migliorare la capacità di portare a termine semplici consegne.
Percorso
F. si è mostrato, già dall’incontro preliminare, molto ben disposto alla relazione con un
estraneo. Sorridente, incline al gioco, e molto socievole. Nonostante questa la sua
propensione al contatto umano risulta molto difficile per F. interagire musicalmente: non
mostra alcun tipo di interesse per la musica, per gli strumenti e interagisce sporadicamente
con il terapeuta. Attraverso il confronto con l’equipe di riferimento è emerso che l’utente ha
la tendenza ad interagire per imitazione. Si è proceduto dunque attraverso la condizione di
un bodran. Inizialmente F. percuoteva lo strumento in maniera violenta ed insistente. Al
mutare dinamico del terapeuta la sua veemenza non mostrava cenni di cedimento,
nemmeno all’arresto della percussione. Si è proseguito, allora, assecondando la dinamica
dell’utente per poi mutarne il corso gradualmente. La tecnica ha mostrato successo solo
dopo lunghe sessioni. Lo stesso procedimento si è attuato nel canto: F. ha mostrato di
conoscere la canzone popolare “La domenica andando alla messa” accompagnata dalla
chitarra. Inizialmente non mostrava interesse alcuno per ciò che gli accadeva intorno. La
sua attenzione è stata catturata lasciando a metà un verso del brano e richiedendogli di
completarlo. Attraverso questo metodo F è riuscito a cantare una strofa intera da solo. Si è
passati alla condivisione di una chitarra ma l’atteggiamento dell’utente è stato lo stesso
mostrato sul bodran. Si è proceduto con le stesse modalità di assecondamento fino a
produrre, con l’ausilio dell’operatore, una serie di accordi a tempo. Durante la condivisione
dello strumento F non appare mai centrato su ciò che sta facendo ma gira lo sguardo su i
vari elementi presenti nella stanza e appare assorto in tutt’altri pensieri. Al fine di
stimolare la sua attenzione tre incontri sono stati condotti in compagnia dell’utente a lui più
vicino che ha affrontato il medesimo percorso musicoterapico all’interno di questo progetto.
Con grande ausilio F è riuscito ad eseguire in parte le consegne richieste e a suonare per
qualche secondo un egg shaker. Le sedute condivise e la spartizione della chitarra hanno
avuto un effetto molto rilassante e gratificante nell’utente il quale ha espresso verbalmente,
in più di un’occasione, il suo apprezzamento e il suo stato di benessere scaturito
dall’attività.
R.M.
Nucleo: Aliseo
Referente: Epa Giovanna Biondani
Sesso: F Età: 39
MT: Roberta Stanco
Numero incontri:18
Diagnosi: Grave psicosi dissociativa in oligrofenia, obesità.
L’utente non mostra alcun tipo di deficit motorio. Riconosce sé stesse ed i suoi oggetti, ha
un altissimo livello di autonomia e partecipa attivamente alla gestione quotidiana
dell’ambiente in cui vive. Riconosce sé stessa allo specchio e spesso rimane a fissarsi a
lungo. Riesce a portare a termine in maniera responsabile i compiti che le vengono
assegnati. Superata la diffidenza di impatto con un estraneo, si mostra socievole e allegra,
alternando ,tuttavia, fasi di forte aggressività con crisi auto-etero aggressive scatenate da un
senso di frustrazione. R. ha grosse difficoltà a controllare gli stati emozionali e manifesta in
modo significativo l’irritazione. Mostra un basso livello di autostima. Si esprime
correttamente ed ha un vocabolario ben variegato. Nell’ultimo periodo ha sofferto a causa
di cambiamenti avvenuti in ambito familiare.
Obiettivi Specifici
1. Innalzamento del livello di autostima
2. Migliorare la comprensione dei propri stati emotivi
3. Acquisire un nuovo mezzo espressivo
4. Migliorare la capacità di gestire una crisi
Il confronto con gli operatori di riferimento di R. ha portato alla luce il grandissimo
amore che la donna nutre per la musica. Le piace molto cantare, ballare e ascoltare i
cantautori italiani. Alla luce di queste informazioni, gli incontri sono stati condotti in
modo da assecondare le sue passioni. Sebbene restia al contatto fisico, già alla
seconda seduta esternava il proprio affetto verso la musico terapeuta con gesti di
spontanea amorevolezza.
Tutti gli incontri constavano di tre momenti principali: uno di ascolto, uno di
produzione e uno di espressione corporea.
Generalmente il momento dell’ascolto era il primo in ordine cronologico: R sceglieva
una canzone (spesso di Riccardo Cocciante, il suo cantate preferito) e cantando
insieme alla registrazione si accompagnava con un tamburello mantenendo
perfettamente la pulsazione ritmica. In questi momenti di ascolto è capitato spesso
che l’utente esprimesse i suoi stati d’animo. Durante uno dei primi incontri al
termine dell’ascolto della canzone da lei richiesta, R. appariva molto turbata tanto da
scoppiare in un pianto disperato. Alla richiesta di spiegazioni ha risposto che le
veniva da piangere e non riusciva a capirne il motivo. La terapista le ha risposto,
rassicurandola, che probabilmente la canzone le era particolarmente piaciuta al punto
da commuoverla. Quella risposta riportava R. alla calma e da quel giorno quella
emozione aveva trovato, per lei, il proprio significato. All’insorgere di una crisi R.
percuote il tamburo con grande forza, alzando notevolmente anche il tono della voce.
Il più delle volte questo comportamento riporta R alla normalità dopo pochi minuti.
È capitato, tuttavia, che la seduta fosse interrotta a causa di exploit aggressivi.
Nel momento della produzione R. canta insieme alla terapista canzoni della
tradizione e del cantautorato italiano mostrando grande gratificazione. In questi
momenti l’utente è molto ben disposta al contatto affettivo, cerca il contatto con la
terapista e scherza allegramente. Durante i primi incontri R. cantava sottovoce
denotando molta insicurezza. Alla fine del percorso R canta le canzoni per intero
senza alcun ausilio da parte della terapista talvolta, anzi, la redarguisce circa la
correttezza del testo.
Il momento della danza si è dimostrato per l’utente un momento di grandissima
espressione emotiva. Nei giorni “difficili” R aveva la tendenza a muoversi poco,
oscillando sulla linea mediale ed evitando di spostarsi nella stanza. Nei giorni
positivi R saltella e cammina sulle punte sorridendo. R. è riuscita pienamente ad
utilizzare la musica come veicolo espressivo, controllando, in certi casi, gli scatti
d’ira che la caratterizzano.
MC. P.
Nucleo: Arcobaleno
Referente: Epa Manuela Furi
Sesso:F Età: 54
MT: Roberta Stanco
Numero incontri:18
Diagnosi: Miopatia Fibrillare
MC fino è ospite al CERRIS da Giugno 2015. Fino all’anno scorso conduceva una vita
normale. Avendo perso da poco il marito viveva in compagnia del suo amatissimo gatto cui
è profondamente legata. Un semplice malore ha evidenziato l’insorgere della malattia. MC
è paralizzata dalla vita in giù, riesce a muovere parzialmente le braccia ma non può
compiere ampi movimenti. Le è stata praticata una tracheotomia translaringea che le
impedisce di nutrirsi autonomamente e di parlare. MC non è in grado di emettere suoni e si
esprime solo attraverso il labiale e ha mostrato nel corso delle sedute di avere sempre
maggior bisogno di essere attaccata al respiratore. La sua è una patologia degenerativa che
procede molto velocemente. Nel giro di poche settimane le sue autonomie si sono
visibilmente ridotte. MC è perfettamente lucida e cosciente della sua condizione. MC
sente moltissimo la mancanza del suo gatto, Minnie di cui custodisce gelosamente le foto e
soffre molto per il fatto di non poterla vedere. Durante il percorso la sua casa in affitto è
stata liberata dai suoi averi e ciò ha costituito un motivo di grande crisi per l’utente, che ha
preso ancora più coscienza dell’irreversibilità della sua condizione.
L’utente è profondamente depressa e arrabbiata. Non tollera alcun tipo di commiserazione
e rifiuta ogni tipo di contatto fisico. Spesso piange e si rifiuta di lasciare il letto. Desidera
trascorrere più tempo possibile lontano dal reparto in cui vive e vorrebbe essere impegnata
in più attività possibili. Ama ricevere visite e bere il caffè in compagnia, anche se non
potrebbe. Nel corso del tempo si è mostrata una persona molto premurosa e attenta.
Ha accolto con entusiasmo la proposta di partecipare al progetto e anche nelle giornate
negative accettava di incontrare la terapista.
Obiettivi Specifici
1. Miglioramento dello stato emotivo
2. Accrescimento dell’autostima
Percorso
I primi incontri con l’utente sono stati prettamente esplorativi delle sue capacità motorie.
Attraverso un primo incontro con l’equipe è emersa la necessità di lavorare soprattutto
sull’aspetto emotivo della paziente. L’irreversibilità della patologia impedisce di lavorare in
ambito motorio, anche perché il percorso di fisioterapia che l’utente sta affrontando è mirato
principalmente al mantenimento e al miglioramento del controllo del capo. Il marito della
paziente lavorava in ambito musicale, e ciò le fornisce un approccio musicale più
consapevole e mirato ad un certo tipo di musica: ama i cantautori italiani degli anni Ottanta,
in particolare Vasco Rossi ed Eduardo Bennato.
Spezzare le resistenze iniziali di MC è risultato molto difficile. Rifiutava di essere ripresa
durante le sedute, e mostrava insofferenza dopo pochi minuti di attività. Si è provato
inizialmente a condividere la chitarra, strumento verso il quale l’utente mostrava notevole
interesse, però la ridotta mobilità degli arti superiori impediva a MC di pizzicare le corde in
alcun modo e anche di sostenere agevolmente sulla carrozzina lo strumento.
Alla luce delle sue preferenze musicali si è proceduto,allora utilizzando alcune canzoni di
Vasco Rossi: “Bollicine” e “Vado al massimo”. Su questi brani MC procedeva seguendo la
pulsazione su un Bodran. Ha sempre espresso, nel corso di queste attività, un senso di
inadeguatezza ripetendo di non essere capace di svolgere la consegna richiesta, sebbene ne
fosse totalmente in grado. Quando le sue riluttanze si sono allentate si è proceduto con una
serie di improvvisazioni guidate. MC teneva il Bodran in grembo mentre la terapista
utilizzava una darbuka. Le improvvisazioni si svolgevano come segue: su una base
registrata 7 si seguiva insieme la pulsazione, ognuno col proprio strumento. Quando la
terapista suonava il triangolo la prima volta si procedeva ad una piccola improvvisazione
libera che terminava al suono del triangolo per riprendere la pulsazione iniziale.
Successivamente, seguendo il medesimo schema, al suono del triangolo si procedeva in
assolo ad una produzione improvvisata e in terzo luogo al suono del triangolo avveniva una
imitazione della pulsazione ritmica dell’altro. Ovviamente il ruoli erano ricoperti
alternativamente da utente e terapista. MC ha mostrato grande interesse per questa attività,
anche se a volte era percepibile in lei un senso di ansia e di inadeguatezza che è riuscita
però, attraverso rassicurazioni, a controllare e placare.
Nel corso del tempo MC ha mostrato insofferenza per le attività proposte, faceva capire che
ciò che veniva presentato non era di suo gradimento: tuttavia, davanti alla possibilità di
scegliere si rifiutava di esprimere una preferenza.
Si è provato a coinvolgerla maggiormente ad un’attività proponendole di scrivere una
canzone insieme con scarso successo. Davanti all’ostilità dell’utente si è reso necessario un
nuovo confronto con l’equipe. Da questo incontro è emerso che MC mantiene un
atteggiamento riluttante verso tutte le attività in cui è coinvolta ma che ha recentemente
accettato di partecipare ad un progetto rivolto ad un ospite del suo stesso nucleo. Questo
lavoro prevedeva che MC si adoperasse a raccontare delle favole a Z, un bambino ospite
dell’Arcobaleno. Sebbene dapprima avesse accetto con entusiasmo questa proposta, non si
era mai prodigata, in realtà per portarla a termine. Si è deciso allora, di lavorare insieme su
questa attività. L’idea di produrre qualcosa per un altro ospite ha entusiasmato moltissimo
MC. In primo luogo si è scelta la storia da raccontare. Partendo dalla canzone per bambini
“La caccia del leon” , si è dapprima modificato il testo sostituendo la parola “casa” alla
parola “caccia”. Dopodiché, constando il testo di quattro strofe, si è deciso di utilizzare per
ogni strofa una percussione diversa in modo da seguire anche il testo della canzone. MC ha
scelto spontaneamente gli strumenti che le sembravano più adatti e mentre la terapista
cantava accompagnata dalla chitarra lei seguiva con successa la pulsazione. Dopo aver
organizzato le strofe si è deciso di inserire un bridge strumentale: MC avrebbe suonato la
melodia della canzone con il glockenspiel accompagnata dalla chitarra. Questa attività a ha
enormemente appassionata. La terapista ha proceduto scrivendole su un foglio le note da
eseguire e l’utente, provando e riprovando, è riuscita ad eseguire tutto il brano da sola. Alla
luce del grande interesse mostrato da MC per questa attività si è proceduto imparando,
mediante lo stesso procedimento, “Fra Martino Campanaro”. Purtroppo questa passione è
emersa al termine del progetto e non è stato possibile sviluppare questo percorso musicale
che però ha attivato moltissimo l’utente spingendola a migliorarsi e a impegnarsi per la
buona riuscita della sua performance.
S.B.
Nucleo: Farfalla
Referente: Elena Parolin
Sesso: M
Età: 60 anni
MT: Fabio Puleo
Numero di incontri: 18
Diagnosi: Esiti di politrauma con trauma cranico grave ed evacuazione
dell’ematoma sotto durale, tracheotomia, CVC.
Prima dell’incidente, S è descritto come un uomo solare, sempre di buon umore; portato
per lo svolgimento di lavori a contatto con il pubblico, amava viaggiare ed era amante della
lirica e dell’opera, passione, questa, che mantiene tuttora. Grazie a queste sue attitudini non
è stato difficile trovare nella musica un canale di comunicazione privilegiato entro il quale
poter spaziare nelle attività. Dopo il trauma S. ha conservato poche abilità fino-motorie e
grosso-motorie, si muove solo in carrozzina con l’aiuto di un operatore. In generale presenta
problemi nell’accettazione di sé e talvolta manifesta momenti di aggressività. Verbalizza
abbastanza bene anche se delle volte sceglie di non parlare. Spesso ricerca il contatto delle
proprie mani con quelle dell’interlocutore , non riuscendo, talora, a dosare la forza della
stretta e finendo per graffiare con le unghie le mani altrui.
Obiettivi Specifici
1. Coinvolgerlo in attività musicali interattive volte all’accrescimento del autostima e
dell’ accettazione di sé.
2. Mantenimento delle risorse cognitive e mnemoniche.
Percorso
Il primo incontro di conoscenza con S. avviene mentre sta guardando una puntata di una
telenovela in tv, argomento questo che sarà ripreso diverse volte nel tragitto tra il reparto e
la stanza per cercare di ricordare i nomi dei personaggi principali. Durante la prima seduta
nella stanza Snoezelen si dimostra molto interessato a tutte le stimolazioni, soprattutto alla
possibilità di poter far cambiare colore alle fibre ottiche.
S. si dimostra interessato a molte delle canzoni proposte dal terapeuta preferendo però un
repertorio già di sua conoscenza piuttosto che composto da canzoni nuove; la sua
partecipazione alle proposte sonore del terapeuta varia dal battito delle nocche sul tavolino
della carrozzina, alla partecipazione canora vera e propria dapprima di sottofondo e poi
anche in autonomia. Se all’inizio era il terapeuta che chiedeva a S. se volesse un piccolo
shacker o un tamburino su cui battere con le nocche, procedendo nel percorso è l’ utente
stesso a richiedere uno strumento che poteva essere un egg-shacker o un hand bells in base
alle preferenze del momento.
Degno di nota è anche l’interesse di S. per glockenspiel e campane tubolari. Nonostante ne
dimentichi tutte le volte il nome e le modalità d’attivazione, il suono di questi due strumenti
lo cattura più degli altri tanto che difficilmente smette di suonarli di sua spontanea volontà.
All’inizio delle sedute S. dimostrava di conoscere molte delle canzoni proposte dal
terapeuta, ma allo stesso modo e per sua stessa ammissione di quasi tutte non ricordava le
parole. Con la motivazione di ampliare il più possibile il proprio bagaglio di testi, ed in linea
con l’obiettivo del mantenimento delle risorse mnemoniche è stata cura del terapeuta
alternare canzoni di cui S. conoscesse già le parole o parte di esse come La domenica
andando alla messa o Oh sole mio con altre invece dal testo sconosciuto o addirittura del
tutto nuove: l’esempio più significativo è stato la canzone di Angelo Branduardi Alla fiera
dell’est proposta dal terapeuta perché ricca di ripetizioni e con aggiunte di testo molto
graduali ed evocative: S. all’inizio conosceva soltanto il ritornello:
“ Alla fiera dell’est per due soldi un topolino mio padre comprò “
con il procedere delle sedute S. è stato capace di ricordare tutta la sequenza dei personaggi,
dal topo all’angelo del signore, ed a cantare la canzone ricordando gran parte della stessa.
Alla fine del ciclo di sedute S. cantava in autonomia, accompagnato alla chitarra dal
terapeuta, diverse canzoni tra cui “ Bella ciao “, “ Il gatto e la volpe “, “ Quelle stradelle
“, Il ragazzo della via Gluck “
C.C.
Nucleo: Farfalla
Referente: Elena Parolin
Sesso: M
Età: 48 anni
MT: Fabio Puleo
Numero di incontri: 18
Diagnosi: Tetraparesi spastica post-traumatica; idrocefalo derivato.
C. conserva poche abilità grosso-motorie e fino-motorie in seguito al trauma subito. Si
muove solo in carrozzina e con l’aiuto dell’operatore. Muove molto parzialmente e in modo
rigido solo il braccio e la gamba sinistri. Non si esprime attraverso il linguaggio verbale; usa
un linguaggio non verbale codificato, attraverso la comunicazione facilitata con uno
strumento del si/no sulla tavoletta della carrozzina, attraverso la gestualità della parte
sinistra del corpo e con il variare dell’espressività del viso. Nel rapporto con gli altri è
collaborativo, estroverso, socievole ed aperto alle relazioni ed inoltre ha sviluppato nel
tempo una maggiore consapevolezza di sé, esprimendo emozioni di serenità, gioia,
divertimento, tristezza, noia, rabbia in particolar modo attraverso la mimica facciale, il tono
della voce ed il riso.
Obiettivi Specifici
1. Mantenere le abilità motorie residue.
2. Realizzare esperienze di partecipazione gratificante per aumentare l’accettazione di
sé e l’inclusione sociale.
3. Migliorare le abilità comunicative presenti
Percorso
Durante il primo incontro il terapeuta fa conoscere a C. la stanza Snoezelen, ma la stessa
non sembra suscitare particolari effetti. Nelle prime sedute è quasi sempre socievole e viene
volentieri nella stanza ma si dimostra attento solo finchè si parla di situazioni di vita
quotidiana come ad esempio le condizioni meteo , cosa si è mangiato a colazione, mentre
sembra non essere particolarmente interessato all’ambito musicale. Difficilmente, infatti,
all’inizio si riesce a coinvolgerlo, limitatamente alle sue possibilità, nell’uso di uno
strumento musicale. In egual misura dimostra segni di insofferenza per tutto il repertorio
chitarristico proposto dal terapeuta, sia tramite la mimica facciale sia quando alla domanda “
Ti piace questa canzone? “ risponde quasi sempre segnando la parola “ no “ apposta sul
tavolino della sua carrozzina.
Si è quindi pensato che un approccio basato partendo dalla musica non fosse adatto per C. e
che bisognasse, al contrario, trasformare in musica gli episodi della quotidianità che per lui
avevano rilevanza.
Partendo da questo punto di vista le sedute sono cambiate completamente: si è cominciato
con canzoni descrittive in cui venivano narrate una serie di azioni, dallo svegliarsi al fare
colazione, dal vestirsi con l’operatore fino all’andare a letto. Già da questi primi tentativi C.
ha dimostrato molta più voglia di partecipare alla seduta ed ha accettato di lasciare la pallina
che tiene sempre con sé per prendere in mano uno shacker che suonava
contemporaneamente alla produzione musicale del terapeuta.
La vera svolta nelle sedute si è avuta, però, quando ci si è resi conto dell’inesauribile voglia
di C. di ridere e divertirsi e della sua capacità di saper cogliere delle situazioni comiche. Da
quel momento moltissime situazioni extramusicali sono diventate motivo di divertimento e
quindi canzoni
Parallelamente al coinvolgimento di C. alle sedute sono aumentate anche le emissioni
sonore; siccome quasi mai queste erano concomitanti alla produzione musicale del
terapeuta, si è pensato di creare uno spazio ad hoc per permettergli di esprimerle all’interno
di una canzone. Questo intento, unito al fatto che l’utente sembrava trovare particolarmente
divertenti i piccoli malanni del terapeuta hanno dato vita alla canzone più attivante per C. tra
quelle composte per lui.
Durante tutta la seconda parte del percorso è stato interessante anche l’approccio di C. con
le campane tubolari. Grazie alla modalità di utilizzo di queste ( suonabili con un battente e
muovendo il braccio da sinistra a destra e viceversa ) è stato possibile stimolare C. al
mantenimento delle abilità motorie residue con il braccio sinistro.
F.D.M.
Nucleo: Aliseo
Referente: Giovanna Biondani
Sesso: M
Età: 55 anni
MT: Fabio Puleo
Numero di incontri: 17
Diagnosi: Cerebropatia epilettogena, con turbe comportamentali e tratti autistici, in
ritardo mentale grave.
F. ha delle buone capacita grosso-motorie e fino-motorie. Manifesta una discreta capacità di
individuazione; è consapevole della propria identità maschile, conosce il suo nome e
cognome ma non la sua età. Nel rapporto con gli altri tende a relazionarsi in modo
collaborativo e attivo. Nei momenti in cui è più a disagio o si isola dal gruppo si rivolge ad
un interlocutore immaginario che chiama “ Pippo “. Utilizza la comunicazione verbale e
spontanea composta da parole e frasi semplici. In situazione motivante, riesce a prestare
attenzione anche oltre i 15 minuti.
Obiettivi Specifici
1. Mantenere le abilità motorie acquisite fino al momento della presa in carico.
2. Sviluppare l’identità personale e l’autostima.
3. Tenere attiva l’attenzione nelle attività per più di 15 minuti.
Percorso
Fin dai primissimi incontri F. è molto collaborativo e voglioso di cominciare l’attività, tanto
che molte volte aspetta il terapeuta dietro la porta d’ingresso del nucleo accogliendolo con
un “ Eccoti finalmente! “. Visto l’alto grado di autonomia posseduto, è stato possibile
spaziare dall’esperienza strumentale a quella vocale e di movimento.
La prima volta che entra nella stanza Snoezelen, F. rimane incantato da tutte le stimolazioni,
in particolar modo dal tubo bolle e dal cielo stellato e il primo incontro è tutto dedicato
all’esplorazione della stanza di cui F. vuole conoscere ogni angolo.
Man mano che le sedute vanno avanti l’utente si dimostra interessato a tutti gli strumenti in
dotazione che sceglie in autonomia o sotto indicazione del terapeuta; in particolar modo è
entusiasta di poter suonare la chitarra che prende più volte di sua spontanea volontà
all’interno delle sedute. Lo strumento però che più di tutti lo affascina è il bastone della
pioggia. Da quando lo scopre la prima volta, ogni volta che sarà libero di prendere uno
strumento preferirà quello e sarà per lui motivo di dispiacere non trovarlo nella stanza.
Visto l’alto grado di verbalizzazione si decide di cominciare la seduta con una
semplicissima canzone di benvenuto molto orecchiabile.
Ciao ciao a F.
Un saluto per te! ( x 2 )
Ciao ciao a Fabio
Un saluto per te! ( x 2 )
Da quando viene introdotta, F. vuole sempre cantarla, a volte anche alla fine della seduta per
salutarci e , verso la fine del percorso, esprime il desiderio di salutare anche altre “ persone “
oltre se stesso ed il terapeuta: dapprima Pippo, il suo amico immaginario, poi la Madonnina,
ricordandosi della statua che vede ogni volta nel tragitto tra il reparto e la Snoezelen ed a
volte anche la chitarra, il bastone della pioggia o Giovanna, la responsabile del suo reparto.
Visto l’alto grado di coinvolgimento dimostrato dall’utente per questa canzoncina, si decide
di utilizzarla per cercare poco a poco di innalzare il suo tono di voce che normalmente è
molto flebile e pacato, con risultati abbastanza soddisfacenti ma soltanto all’interno della
canzone.
Alla luce dell’alta capacità grosso-motoria e fino-motoria è stato possibile somministrare
con successo un ampio numero di canzoni-gioco associate a movimenti del corpo; molte di
queste non hanno una struttura fissa, ma cominciano con uno schema che poi si ripete
cambiando la parte del corpo da utilizzare, o lo strumento da usare
Se lasciato completamente libero di scegliere come proseguire la canzone, F. si confonde e
il più delle volte guarda fisso il terapeuta come se non avesse capito la domanda, se invece
gli si chiede di scegliere tra due possibilità risponde sempre con sicurezza. Con più tempo a
disposizione sarebbe stato auspicabile un lavoro in questo senso per cercare di aumentare le
opzioni di scelta presentabili.
In linea con l’obiettivo di tenere attiva l’attenzione di F. per più di 15 minuti si è pensato di
associare delle attività ritmiche a delle canzoni, prolungando mano a mano la durata
dell’attività mediante l’aumento del numero delle canzoni. La colonna sonora del film
“L’ultimo dei Mohicani” si è dimostrata perfetta per assolvere a questo compito in quanto
particolarmente gradita all’utente. Si è cominciato con una sola canzone e con il battere a
tempo sulla grancassa, con entrambe le mani o alternando destra e sinistra o con dei battenti.
F. ha subito mostrato un ottimo senso del ritmo tanto che verso la fine del percorso le
canzoni sono diventate 4/5 ( per un totale di quasi 20 minuti ) e l’attività comprendeva
anche l’alternarsi di passi con battiti di mani o con l’attivazione di shackers o tamburi.
L.M.
Nucleo: Pegaso
Referente: Giorgia Gironi
Sesso: M
Età: 39 anni
MT: Fabio Puleo
Numero di incontri: 18
Diagnosi: Sindrome di down, diabete di tipo mellito 1.
L. ha delle buone capacità fino- motorie e grosso-motorie, è coordinato nei movimenti e
mantiene una buona postura. Conosce il proprio nome e cognome e riconosce la sua
immagine allo specchio. Sa comunicare con gli altri e riconosce e chiama per nome gli
operatori e i compagni di reparto. L. usa sia il canale verbale che mimico-facciale per
comunicare: utilizza e comprende frasi semplici, non scandisce bene le parole e tende a
ripetere la parola più volte. Non parla volentieri con gli estranei ed ha un comportamento
schematico, se si verificano eventi che non fanno parte delle sue abitudini può dimostrarsi
oppositivo.
Obiettivi Specifici
1. Mantenimento delle abilità motorie
2. Miglioramento delle capacità relazionali
3. Mantenimento delle abilità cognitive
Fin dai primi incontri L. si dimostra una persona socievole e molto comunicativa. Durante
la prima seduta, la stanza Snoezelen lo incuriosisce tantissimo ciononostante non si
avventura ad esplorarla da solo, ed una volta entrato rimane fermo davanti la porta magari
sporgendosi in avanti per vedere un po’ più in là ma senza spostare i piedi. Dopo che il
terapeuta lo prende per mano ( cosa a cui non si sottrae mai neanche dai primissimi incontri
) e gli fa esplorare tutte le possibilità della stanza, L. rimane incantato dal proiettore di
immagini a disco per il rimando di colori e immagini sulla parete; questo si trova situato
all’interno di uno spazio delimitato da tende blu che simulano il cielo stellato e nelle sedute
successive, nei momenti in cui è lasciato libero di esplorare, moltissime volte tornerà in
quella nicchia ad osservare le proiezioni. La cosa ha un così forte ascendente su di lui, che si
decide di comporre una canzone per quello specifico momento, che gli risulterà molto
gradita
L. si dimostra abbastanza interessato allo strumentario presente in stanza e anche se non
prende mai uno strumento di sua spontanea volontà si dimostra molto collaborativo quando
è il terapeuta a suggerirgli quale prendere e come utilizzarlo. Conosce un vasto repertorio di
canzoni ( tra cui le preferite sono “Mamma” e “Marina” ) e partecipa attivamente alla
produzione musicale proposta sia tenendo il tempo con degli shackers o battendo la mano su
una darbuka ( dimostrando tra l’altro un ottimo senso del ritmo ) sia vocalmente cantando
prevalentemente l’ultima parola di ogni strofa.
Un fattore che ha giocato un ruolo determinante nel percorso dell’utente è stato la sua
grande capacità di imitare la produzione musicale del terapeuta, soprattutto dal punto di
vista ritmico. Sia che ognuno suonasse il proprio strumento sia che si condividesse lo
stesso, L. si è sempre dimostrato non solo attento ad imitare la produzione ritmica che
sentiva, ma anche, in alcuni casi, a cambiarla proponendo qualcosa di personale. Durante
questa attività il suo strumento preferito è senza dubbio la chitarra; usando la mano destra
per eseguire le pennate dimostra subito di seguire il terapeuta con ritmi lenti e veloci, piani e
forti, crescendo , diminuendo, ritmi binari e ternari. Inoltre, durante queste attività , capitava
non di rado che una sua espressione vocale venisse incorporata all’interno
dell’improvvisazione musicale, cosa che ha senza dubbio contribuito a farlo sentire a suo
agio nel rapporto con il terapeuta.
Considerato che a livello motorio L. non presenta grosse difficoltà, è stato possibile
coinvolgerlo in una serie di attività che prevedessero l’uso del corpo e l’associazione di un
suono ad un movimento. Diverse canzoni-attività hanno cominciato a prendere posto in
maniera costante all’interno delle sedute, soprattutto “Dico si, dico no” e “Le mani”.
UTENTI MINORI- Referente Dott.ssa Nicoletta Cressotti
I minori selezionati per partecipare al progetto sono tutti e tre ospiti del nucleo gli Aquiloni.
I tre bambini hanno alle spalle traumi familiari di notevole importanze e risiedono al Cerris con i loro fratelli e sorelle. Tra loro solo una bambina ha già svolto un percorso di musicoterapia.
M.L.
Nucleo: Aquiloni
Referente: Epa Nicoletta Cressotti
Sesso:F Età: 9
MT: Roberta Stanco
Numero incontri:18
Diagnosi: Disturbo generalizzato dello sviluppo: Disturbo dello spettro autistico,
disabilità cognitiva media, dimorfismo corticale frontale destro.
M. è una bambina di origini nigeriane di 9 anni che da due anni è ospite del Cerris insieme
alla sorellina di due anni più piccola. M. ha alle spalle una storia di violenze domestiche e
abbandono; mostra di non avere un Io ancora ben formato e tende ad instaurare delle
relazioni simbiotiche con chi la circonda, richiedendo contatto fisico costante. Ha risposte
inadeguate all’autorevolezza ed esprime la sua intolleranza alla frustrazione attraverso
comportamenti auto aggressivi; è spesso molto impaurita.
M .ha imparato a parlare al Cerris e non pronuncia bene le parole, il suo vocabolario è molto
scarno e presenta delle stereotipie verbali. Si esprime spesso con vocalizzi e cantilene
ecolaliche. Frequenta la scuola dove le è stato assegnato un insegnate di sostegno ed un
assistente personale. La bambina ha la tendenza ad appropriarsi degli oggetti altrui e non
riesce a rispettare le regole che le vengono imposte, cosa che accade anche con i compiti che
le vengono assegnati.
Obiettivi Specfici
1. Aumentare il tempo di attenzione
2. Portare a termire la consegna assegnata
3. Rispettare le regole stabilite
Percorso
Sin dal primo incontro M. si mostra una bambina vivace e movimentata. Si avvicina alla
terapista, è incuriosita dalla sua presenza ma allo stesso tempo appare impaurita. M. ha
seguito un percorso di musicoterapia in acqua che la aiutata moltissimo nell’instaurare
relazioni con gli estranei. Gli incontri sono molto difficili da gestire. M. non intende
eseguire nessuna consegna, sposta insistentemente tutti gli oggetti presenti nella stanza, si
muove incessantemente, fruga tra gli oggetti personali della terapeuta finché la sua
attenzione viene totalmente e irrimediabilmente catturata dalla videocamera in uso dalla
terapista per documentare la seduta. La bambina rimane concentrata sull’attività in corso
per un tempo non superiore al minuto. Inizia a cantare una canzone per poi interrompersi ed
iniziarne una nuova, cambia strumento di continuo. La sua irrequietezza è dovuta,
probabilmente, anche alla visita settimanale dei genitori che avveniva subito dopo la fine
della seduta.
Al fine di gestire l’energia motoria della bambina, si è deciso di ridurre lo strumentario,
sono stati utilizzati, infatti, solo due egg shakers, un tamburo a sonagli, due darbuke e la
chitarra; interrompere le videoregistrazioni e suddividere la seduta in tre momenti precisi:
1. Si sceglie una canzone e si canta accompagnati dalla chitarra
2. Si disegna ciò che la canzone racconta
3. Si balla la canzone che abbiamo ascoltato insieme.
Questa organizzazione strutturata conferisce alla bambina una scansione precisa dei tempi
della seduta, assecondando, inoltre, i suoi bisogni espressivi. M. aveva bisogno che le
direttive della seduta le vengano ripetute costantemente prima di iniziare. Una volta chiarite
le regole di base era più facile per lei rimanere centrata su ciò che ci si accingeva a fare.
Sono state utilizzate tre canzoni: “Ci vuole un fiore” di Sergio Endrigo, “L’Arca di Noè”
e l’”Elefante”. M. è riuscita ad eseguire le consegne richieste ed è rimasta seduta e
tranquilla per tutto il tempo necessario: ha cantato più volte le canzoni dimostrando di
ricordarle molto bene e cercando ogni volta di scandire meglio le parole. Disegnava con
cura cercando di imitare le produzioni della terapista. Il momento del ballo era quello che
prediligeva particolarmente. M. saltellava sempre gioiosamente e dimostrava grande
gratificazione da questa attività; tuttavia, non ha mai richiesto o cercato contatto fisico in
questa fase del percorso.
Dopo qualche incontro strutturato come sopra si è deciso di introdurre un nuovo elemento
nella seduta: il dialogo sonoro, poiché si è notato che M. ha la spiccata tendenza ad imitare.
Primariamente si è mostrato necessario educare la bambina all’ascolto e al mantenimento
della pulsazione: ciò è avvenuto utilizzando una base registrata 16 che la bambina amava
molto. Per imitazione M. seguiva i movimenti della terapista, non riuscendo, però a
mantenere il tempo. Prendendo le mani della bambina la terapista è riuscita non solo a farle
mantenere il tempo per tutta la canzone ma anche ad imparare pattern ritmici composti più
complessi suonando anche su due strumenti alla volta. Verso la fine del percorso è stato
possibile reintrodurre la videocamera. Con M. si è prodotto soprattutto un dialogo sonoro a
imitazione. Inizialmente la bambina faticava ad aspettare il proprio turno ma a fine percorso
ha imparato anche ad imitare le dinamiche proposte dalla terapista e ha scambiare lo
strumento con lei al momento giusto.
Il momento dell’espressione corporea è stato una costante in tutto il percorso e ha mostrato
l’avanzamento del legame tra M. e la terapista. Mentre all’inizio la bambina non accettava e
Per fare tutto ci vuole un fiore.
a volte era infastidita dal contatto fisico con la terapista, a fine progetto M. ballava con la
terapeuta prendendola per mano, facendo le giravolte e attaccandosi alle sue spalle a mò di
trenino.
M. ha migliorato notevolmente i suoi tempi di attenzione ed è riuscita a rispettare delle
semplice regole. Ha esternato chiaramente il suo dispiacere per la fine del progetto e ha
manifestato la voglia di continuare a vedere la terapista.
M.H.
Nucleo: Aquiloni
Referente: Epa Nicoletta Cressotti
Sesso:F Età:12
MT: Fabio Puleo
Numero incontri:18
M. è una ragazza di 12 anni, ha un fratello più piccolo e due sorelle più grandi anch’esse
con gravissimi problemi emotivi dovuti ad una disastrosa situazione familiare. I trascorsi
malavitosi del padre, poi scomparso, e la presenza intermittente e non all’altezza della
madre hanno portato in M. uno scompenso emozionale dove mancano totalmente dei punti
di riferimento.
Obiettivi Specifici
1. Creare un rapporto di fiducia con il terapeuta
2. Fornire all’utente un canale espressivo
3. Migliorare l’espressione dell’emotività
Percorso
M., durante la seduta conoscitiva, non sembra particolarmente entusiasta all’idea di
cominciare il percorso di musicoterapia. Durante i primi incontri ,nonostante si ponga
sempre in modo molto educato e senza mai dirlo apertamente, si ha sempre la sensazione
che se potesse se ne andrebbe in qualsiasi momento o che l’ essere in stanza con il MT le sia
completamente indifferente.
Nonostante questa indifferenza M. non assume mai un atteggiamento oppositivo verso le
proposte del MT e a qualsiasi attività presentata risponde in modo affermativo; si
propongono piccoli esercizi di body percussion di difficoltà crescente che sembrano
suscitarne l’interesse e da li si passa all’uso delle percussioni, prevalentemente il bodhran e
le darbukas che conosceva di vista ma che non aveva mai avuto l’occasione di suonare.
Nelle sedute successive quindi si sperimentano insieme non solo i vari suoni che è possibile
produrre con questi strumenti, ma anche i ritmi che è possibile ricavarne. L’iniziale
interesse verso queste attività viene però perso nel giro di poche sedute e l’attività viene
interrotta.
Si cerca di capire, quindi, se all’utente possa piacere suonare uno strumento musicale o
quale possa essere quello che la incuriosisce maggiormente e “ la chitarra “ è la risposta
quasi immediata. Da quel momento ci si concentrerà sui rudimenti nell’uso della chitarra,
come si tiene, i primi accordi e le pennate. Quando però l’attività cominciava a prendere
forma e si cominciavano a progettare le prime canzoni da fare con gli accordi conosciuti,
ancora una volta M. perde interesse e ci si trova costretti ad interrompere.
Ogni volta che l’attività comincia a prendere piede cambia sensibilmente anche
l’atteggiamento di M. in stanza; sembra infatti essere molto più sciolta e naturale con il MT
oltre che molto più sorridente, anche propositiva in alcuni momenti. Al contrario ad ogni
perdita di interesse nell’attività si torna alla fredda e passiva accondiscendenza iniziale.
L’unica attività che ha accompagnato tutto il percorso è stato l’ascolto, ed a volte il
commento, di canzoni: durante le prime sedute è venuto fuori un discorso sui generi
musicali nei quali M. si identifica di più; la risposta è stata “ pop e rap “, ben argomentata
con una serie di nomi di cantanti o gruppi quali Briga, Fedez, Noemi, One direction, Emma.
Questo interesse è condiviso con altre ragazze del centro. Intravedendo in questo una
possibilità per catturare l’attenzione dell’utente e cominciare un dialogo, si cerca di partire
dall’ascolto dei suoi gruppi preferiti commentando alcune delle frasi che più l’anno colpita.
Contemporaneamente , sia utente che terapeuta, si impegnano ad ascoltare uno o due brani
scelti dall’altro che dovranno poi commentare l’incontro successivo. L’esperienza si rivela
proficua in quanto pur non trovando nelle proposte di ascolto del terapeuta un’ alternativa di
ascolto che incontrasse i suoi gusti, M. si intrattiene volentieri a discutere della storia dei
gruppi: chi sono, da quanto tempo suonano, quante canzoni hanno fatto e quali strumenti
suonano. Proseguendo con gli incontri M. manifesta il desiderio di saperne un po’ di più
sulla storia del rap, genere che le sta particolarmente a cuore. Una volta messa a fuoco
l’importanza della componente ritmica in quel particolare genere, l’utente manifesta il
desiderio di provare ad imitare il ritmo di alcune canzoni che le piacciono, in particolare una
canzone di Briga, “ 6 di mattina “. Di questa canzone M. accoglie volentieri la proposta del
terapeuta di “ fare un video “ in cui si dividerà il testo in strofe significative che saranno poi
rappresentate da lei stessa disegnando “l’essenza” di ogni frase su un foglio di carta. Una
volta completati tutti i disegni il terapeuta avrebbe accompagnato alla chitarra l’utente che
avrebbe invece cantato il testo. Quest’ultima proposta viene rifiutata con un perentorio “ io
non canto. “, quindi dopo un confronto si è deciso che il MT avrebbe cantato e suonato la
chitarra mentre l’utente avrebbe fatto il ritmo con il bodran. Questa attività, che inizia circa
a metà percorso, riempie completamente gli incontri e dura fino alla fine delle sedute. Ogni
strofa viene infatti argomentata e ci si interroga sui significati che l’artista possa aver voluto
dare ad ognuna, inoltre ad ogni cambio di significato poteva corrispondere un disegno
diverso e non è stato raro l’avere due disegni per la medesima strofa. Inoltre parte
dell’incontro è utilizzato per studiare il ritmo della canzone sul bodran e mentre si fanno le
prove insieme, nei momenti in cui il MT canta, anche M. canta seppur ad un tono di voce
molto basso. L’attività si conclude con la fine del percorso quando, durante l’ultimo
incontro, si è girato il video finale in cui si è registrato l’audio e successivamente il video in
cui l’utente sfoglia le pagine disegnate in concomitanza con la canzone.
F.P.
Nucleo: Aquiloni
Referente: Epa Nicoletta Cressotti
Sesso:F Età: 11
MT: Fabio Puleo
Numero incontri:18
F. ha 11 anni, ed è la seconda di 6 fratelli di cui 5 si trovano al Cerris. Ha un passato di
gravissime violenze familiari con situazioni politraumatiche che ha portato ad uno
scompenso emotivo e comportamentale e ad una difficoltà nel provare emozioni senza
spaventarsi.
Obiettivi Specifici
1. Creare un rapporto di fiducia con il terapeuta
2. Fornire all’utente un canale espressivo
3. Migliorare l’espressione dell’emotività
4. Accrescere l’autostima
Percorso
Il primo incontro con F. avviene in circostanze particolari in quanto la prima seduta del
ciclo è stata condotta da un’altra terapeuta, e quando le è stato comunicato il cambiamento,
non sembrava affatto contenta. Una volta dentro la stanza, però, questa diffidenza sparisce e
F. si mostra, almeno in apparenza, come una ragazza molto socievole e chiacchierona,
disponibile a scoprire le possibilità degli incontri.
Fin da subito la percezione del MT è stata di un forte mancanza di fiducia in se stessa
dell’utente, sensazione rafforzata dalla frequenza delle frasi “non mi ricordo mai”, “non
sono capace”, “questa cosa per me è impossibile”, “io non ci riuscirei mai. L’obiettivo
primario quindi oltre che stabilire un rapporto con il MT è stato fin da subito il farla
partecipare ad attività gratificanti per cercare di aumentarne l’autostima.
F. si è sempre dimostrata molto curiosa per tutte le attività proposte, le piacciono gli
strumenti musicali che si trovano nella stanza ed è molto attratta dal suono della kalimba le
cui piastre metalliche le ricordano i denti di una forchetta. Gli strumenti che la
incuriosiscono di più però sono le percussioni: tamburi a cornice, bodhran, darbukas e
grancassa si ritagliano fin da subito una fetta di tempo imprescindibile negli incontri e
verranno sempre suonati, anche solo per pochi minuti. Contemporaneamente F. dimostra un
eccezionale talento ritmico quando ,durante un momento di esplorazione alle percussioni in
cui si stava condividendo la grancassa, per scherzo il terapeuta accenna ad un ritmo
abbastanza complesso che viene immediatamente imitato alla perfezione. Alla sorpresa ed
al complimento del terapeuta segue il suo “si, beh ma non ho capito cosa ho fatto” ,con
successivo allontanamento dallo strumento; alla domanda però se le fosse piaciuto imparare
qualche ritmo alle percussioni, l’adesione è stata immediata ed entusiasta. Da quel momento
parte del’incontro è dedicato all’esercizio sulle percussioni, ritmi binari e ternari, con le
mani o con i battenti. L’esercizio è rafforzato dal fatto che F. scopre che con i ritmi che va
via via imparando può accompagnare le sue canzoni preferite quindi, una volta imparata, la
combinazione ritmica viene subito associata ad una canzone di suo gradimento in modo da
averne un immediato riscontro pratico, tanto che ,racconta lei, “un sacco di volte neanche mi
accorgo che sto ripassando i ritmi che facciamo qui, anche mentre sono a scuola!”.
F. è molto amica di M. che sta, parallelamente a lei, seguendo il percorso di musicoterapia. I
loro gusti musicali sono molto simili: anche lei ascolta prevalentemente pop e rap come
genere e cantanti come Fedez, Noemi, Grande, Baby K, etc. Data l’amicizia appare naturale
che le due si scambino pareri e idee sugli incontri e che se l’una comincia un’attività che
potrebbe essere interessante, anche l’altra vorrebbe provarla. Accade così che F. esprima la
volontà di cominciare anche lei un video musicale, “come sta facendo M.”. La canzone
sarebbe dovuta essere “Femmina Alfa” di Baby K, ma una volta cominciata, ed imparato
con facilità l’accompagnamento ritmico, F. non vuole continuare perché dice che non è
capace a disegnare e che i suoi disegni sono veramente brutti. Nonostante la rassicurazione
che mai nessuno oltre noi avrebbe visto il video non c’è modo di farle continuare l’attività.
Verso la metà del percorso F. decide che ogni volta ,per poter cominciare l’incontro ,doveva
girare le manopole della lavagna luminosa subito fuori dalla stanza Snoezelen e,una volta
dentro, suonare le wind chimes altrimenti “è come se non avessimo cominciato”.
L’iniziativa viene assecondata dal MT a patto però che F. faccia corrispondere l’intensità
del suono delle wind chimes con il suo particolare stato d’animo di quel giorno.
Lo stesso periodo coincide con la “scoperta” del glockenspiel, strumento che aveva già
provato all’inizio del percorso ma che non le piaceva perché diceva che lo aveva sentito
suonare tempo prima da un’insegnante e le era risultato noiosissimo. La prima volta esprime
la volontà di provarlo quando sente suonare dal MT la canzone “ Tanti auguri a te ”.
Siccome di lì a poco sarebbe stato il compleanno di uno dei suoi fratelli, anch’esso ospite
del Cerris, chiede al terapeuta di poterla imparare così da suonarla alla sua festa. C’è da
sottolineare che anche con questo strumento F. si dimostra estremamente dotata riuscendo
ad imparare in pochissimi incontri diverse melodie a memoria e con entrambe le mani.
Successivamente riferirà al MT che le risulta particolarmente gradito perché “così suono le
canzoni che voglio, ed in più ho le bacchette ”, quindi quello che la attrae potrebbe essere il
poter suonare uno strumento melodico dove “ suonare le canzoni “ senza abbandonare il
mondo delle percussioni che prima di tutti ha attirato la sua attenzione. Ancora di più di
quelle quindi, il glockenspiel diventa uno strumento fondamentale non solo all’interno degli
incontri, ma anche fuori in quanto in reparto ne ha trovato uno giocattolo con cui si esercita
ogni volta che può. In questa attività più che in tutte le altre si è potuto lavorare
sull’autostima e soprattutto sull’accettazione degli errori: il concetto del “darsi la possibilità
di sbagliare” è stato centrale in tutto il percorso ed in particolar modo alla fine quando, una
volta imparati i pezzi allo strumento, F. si è prestata alla registrazione video di quello che
aveva imparato.
Parallelamente all’ampliamento del repertorio è stato proposto dal terapeuta di imparare
anche a scrivere e a leggere la musica in modo da non essere più limitati dalla memoria. La
proposta è stata accolta con gioia da F. ma la fine degli incontri non ha permesso di
terminare questa attività.
ELEBORAZIONE GRAFICA DELLE VALUTAZIONE IMTAP
Come precedente annunciato, si proseguirà alla presentazione grafica dei risultati ottenuti dalle due somministrazioni (nel grafico S1 e S2) del protocollo IMTAP.
Il protocollo offre complessivamente dieci aree di indagine (o domini), ciascuna delle quali suddivisa in un numero variabile di sotto-domini di osservazione. La scelta dei domini da valutare procede parallelamente agli obiettivi generali fissati dal progetto e a quelli specifici concordati con l’equipe. Le aree indagate variano in base all’utente ma si noterà che ,pur nel medesimo dominio, i sotto-domini considerati possono in parte variare da un utente all’altro, in considerazione delle notevole differenze nella situazione di partenza dal punto di
vista delle abilità e del livello cognitivo.
Ogni dominio verrà rappresentato da una coppia di grafici, ciascuna riferita alle aree di indagine scelte. Il primo (indicato come grafico 1) rappresenta ciascun sotto-dominio osservato nelle due singole somministrazioni; in ascissa si leggono i sotto-domini, in ordinata i valori numerici in percentuale. Il secondo (indicato come grafico 2) rappresenta la somma totale dei valori per ciascuna area nelle due somministrazioni (indicazione in
ascissa), anche in questo caso coi valori in percentuale in ordinata, per poter visualizzare più in generale in maniera chiara l’andamento del percorso e gli eventuali cambiamenti intercorsi.
La presenza della sola colonna della seconda somministrazione indica che nella prima somministrazione quel sottodominio ha ottenuto il punteggio di zero.
UTENTE: Z.S. (vedi relazione pag. 17)
I grafici riportano chiaramente i progressi che Z ha prodotto nel corso del progetto. I
risultati migliori si sono ottenuti soprattutto in ambito sociale. In ambito sensoriale i
parametri sono rimasti pressoché invariati, tranne che a livello tattile e propriocettivo dove il
paziente ha mostrato una maggiore consapevolezza nell’utilizzo degli strumenti musicali in
modo appropriato e si è mostrato più fisicamente consapevole. A livello cognitivo si
riscontra un netto miglioramento nella capacità di portare a termine una consegna. Stessa
considerazione può essere applicata all’ambito sociale ed espressivo, dove appare chiaro che
il percorso dell’utente ha seguito una direzione di netto miglioramento. Tutti i
miglioramenti riscontrati nei domini fin qui considerati hanno avuto positive ripercussioni
sull’area della musicalità che, come riscontrabile, ha seguito un percorso di miglioramento
generale.
UTENTE: S.R.(vedi relazione pag.20)
Come dimostrano i grafici, è possibile riscontrare un andamento progressivo in tutti gli
ambiti del percorso dell’utente. S. ha sviluppato notevolmente l’ambito sensoriale
rispondendo in maniera adeguata agli stimoli ricevuti ed in ambito cognitivo ha mostrato un
miglioramento notevole delle capacità mnemoniche a breve termine nonché la capacità di
eseguire in modo appropriato una consegna.
UTENTE: F.B.(vedi relazione pag.22)
Il percorso dell’putente si è mostrato particolarmente stabile. Miglioramenti lievi si
riscontrano nell’uso della memoria a breve termine e in ambito relazionale. Nel corso del progetto l’utente ha dimostrato di aver migliorato la capacità di aderire alle consegne
assegnate.
UTENTE: R.M.(vedi relazione pag.24)
L’utente ha mostrato dei cambiamenti soprattutto nell’area emozionale, a livello di
espressività e della consapevolezza di sé. L’area della musicalità partiva da punteggi di
base molto alti, nonostante ciò sono riscontrabili miglioramenti in tutti i sottodomini,
specialmente in ambito ritmico e vocale.
UTENTE: M.C.P. (vedi relazione pag.26)
L’utente mostra un sensibile miglioramento in ambito emozionale. Riesce a gestire e ad
esprimere più efficacemente le proprie emozioni e utilizza correttamente il mezzo musicale,
miglioramento riscontrabile anche attraverso i punteggi dell’area della musicalità.
UTENTE: S.B. (vedi relazione pag. 29)
Nel caso di questo utente, guardando il primo istogramma riguardante l’ambito
espressivo/comunicativo, ci si accorge che i valori della prima somministrazione sono già
abbastanza alti e questo perché il livello comunicativo di S. era già abbastanza sviluppato.
Nonostante questo abbiamo comunque un miglioramento dell’espressività dell’utente
dovuto probabilmente ad un maggior coinvolgimento nella relazione con il terapista.
Miglioramenti si hanno anche sotto il profilo emozionale con la comparsa nell’istogramma
di riferimento della spunta riguardante la consapevolezza del sé che testimonia la capacità
di S. di esplorare i suoi stati emotivi mediante l’utilizzo di strumenti come il glockenspiel o
le wing chimes.
Per quanto riguarda l’area della musicalità il miglioramento nelle abilità fondamentali si è
verificato in particolare nel grado di attivazione della musica, nel desiderio di utilizzare
degli strumenti e di accompagnare le proposte della terapista, nell’aumento delle
vocalizzazioni in risposta al canto.
L’area che più ha beneficiato del percorso è però senza dubbio quella cognitiva testimoniata
da un importante aumento della verbalizzazione, con un abbandono dalla risposta si/ no alle
domande ed una maggiore consapevolezza decisionale quando venivano presentate più
opzioni di scelta. Degni di nota sono anche i progressi fatti nell’ambito della memoria a
breve e soprattutto a lungo termine che coinvolgono il ricordare i nomi degli strumenti e la
loro funzione, ma soprattutto i testi delle canzoni che con il procedere del percorso si
andavano accumulando.
UTENTE: C.C. (vedi relazione pag 31)
C. è un utente con gravi compromissioni fisiche, ma con una buona capacità di
comprensione. È in grado di esprimersi e comunicare attraverso i mezzi a lui a
disposizione ( lo strumento facilitato dei si/no nella tavola della carrozzina,la mimica
facciale, il movimento degli occhi, l’emissione di suoni con la voce ) i suoi stati d’animo, il
gradimento o il fastidio, la tristezza o l’allegria.
Come già detto nella relazione, l’elemento musicale in sé non costituiva una grossa fonte di
attivazione per l’utente, cosa che si evince dai valori abbastanza bassi rilevati con la prima
somministrazione del protocollo. Nella seconda parte del percorso invece ci si è impegnati
nell’ individuare quello che per C. era attivante e nel trasformarlo in musica. In quest’ottica
si devono i grandi miglioramenti rilevati nella seconda somministrazione del protocollo.
Nonostante si abbiano miglioramenti importanti praticamente in tutti gli ambiti indagati ( ed
a parere del terapeuta è particolarmente degna di nota l’apparire della colonna
“consapevolezza di sé” nell’istogramma relativo all’ambito emozionale, perché testimonia
la volontà e la capacità di C. di indagare ed esprimere i propri stati emotivi tramite l’uso di
strumenti musicali come il Glockenspiel o le wing chimes ) il cambiamento in positivo che
più è stato significativo si ha nell’ambito espressivo/comunicativo: il sentirsi partecipe e
protagonista delle canzoni è stato un fattore attivante fortissimo per l’utente ed ha
migliorato esponenzialmente sia il rapporto con il terapeuta sia la voglia di partecipare alle
sedute.
UTENTE: L.M. (vedi relazione pag.37)
L. dimostra ottime capacità espressive e comunicative generali che sono mantenute
costantemente lungo tutto il percorso. Rispetto a una fase iniziale di ambientamento e quindi
di maggior timidezza, in seguito si nota un miglioramento nella comunicazione con il
terapeuta, soprattutto per quanto riguarda le verbalizzazioni e la volontà comunicativa.
In ambito emozionale i valori rimangono invariati durante tutto il percorso, con un
miglioramento che riguarda il sottodominio della regolazione che sta ad indicare soprattutto
il fatto che l’utente è più rilassato durante gli incontri e partecipa più volentieri agli stessi.
Anche dal punto di vista cognitivo e della musicalità si hanno dei miglioramenti,
soprattutto per quanto riguarda la memoria a breve e lungo termine ( e quindi il ricordarsi
i testi e i movimenti delle canzoni-gioco ) e per quanto riguarda un maggiore
coinvolgimento ed attivazione nei contronti dell’ambito musicale.
UTENTE: F.D.M.(vedi relazione pag. 34)
F.D.M. è uno degli utenti con il più alto grado di autonomia tra quelli presi in carico al
Cerris. Non sorprende quindi da questo punto di vista che i suoi valori di base siano
abbastanza alti anche durante la prima somministrazione del protocollo.
Dal punto di vista espressivo/comunicativo i più grandi miglioramenti si notano in ambito
generale in quanto con il protrarsi del percorso si instaura un rapporto di fiducia con il
terapeuta che facilità la comunicazione in tutti i sensi.
Dal punto di vista cognitivo i valori si mantengono più o meno stabili ed avendo più tempo
a disposizione si sarebbe potuto lavorare sul miglioramento dei processi decisionali, quindi
sull’incremento del numero di opzioni presentabili all’utente prima di farlo entrare in uno
stato di confusione.
I più grandi benefici dal percorso si hanno in ambito emozionale soprattutto per quanto
riguarda il sottodominio dell’ espressività e della consapevolezza di sé, in quanto circa a
metà del percorso F. ha cominciato ad essere più consapevole delle sue produzioni musicali
proiettando in essi, in alcuni casi, le sue sensazioni ed emozioni.
UTENTI MINORI
UTENTE: F.P. (vedi relazione pag. 45)
F. come descritto nella relazione è fin dall’inizio molto aperta e disponibile nei confronti del
percorso musicoterapico e, come si vede dall’istogramma relativo alla musicalità, dimostra
fin da subito di avere delle ottime capacità musicali che vengono poi sviluppate durante le
sedute.
Per quanto riguarda l’ambito espressivo/comunicativo notiamo un incremento importante
nelle competenze generali, dovuto all’instaurarsi di una relazione di fiducia con il terapeuta,
cosa che favorisce la libera comunicazione e verbalizzazione di idee e concetti anche
extramusicali.
Sotto il profilo della socialità abbiamo un incremento di tutti i sotto-domini in particolar
modo quello legati alla capacità attentiva nei confronti delle attività e quello delle
competenze relazionali che si riferisce alla tolleranza dell’utente a suonare insieme al
terapeuta ed alla predisposizione all’interazione musicale.
Il protrarsi degli incontri ha fatto si che F. potesse trovarsi così bene nel setting
musicoterapico da permetterle di esprimere attraverso gli strumenti, tramite quelle che
venivano chiamate “ improvvisazioni “, i suoi sentimenti verso le altre persone o il suo stato
emotivo in generale. L’istogramma relativo all’ambito emozionale, in particolar modo
quello che si riferisce alla consapevolezza di sé, testimonia i grandi cambiamenti fatti da F.
tra la prima e la seconda somministrazione del protocollo.
UTENTE: H.M.(vedi relazione pag. 43)
Il percorso di M. è stato particolare. Creare un rapporto di fiducia con il terapeuta ed il fatto
di cominciare a non vederlo come l’ennesimo estraneo che vuol sapere qualcosa della tua
vita è la base da cui partire, LA condizione imprescindibile di cui si nutre la musicoterapia.
Durante la prima metà del percorso con l’utente si è passati più volte da momenti in cui si
cominciava ad intravedere questa condizione a momenti in cui si ricominciava da zero.
Come già detto nella relazione, dalla seconda metà degli incontri l’attività del “ fare un
video musicale “ di una canzone emotivamente importante per M. ha occupato
completamente le sedute e si è rivelata essere uno strumento eccezionalmente valido per
aumentare il dialogo e la comunicazione, musicale e non, tra il MT e l’utente.
Guardando l’istogramma relativo all’ambito espressivo/comunicativo si notano subito i
netti incrementi nelle colonne che si traducono in un aumento della voglia di partecipare alle
sedute, di comunicare idee e desideri senza frustrazioni o paure.
Il miglioramento è abbastanza marcato anche nel grafico riguardante l’ambito sociale dove
aumentano i sotto-domini riguardanti l’attenzione, la partecipazione, e le competenze
relazionali, tutti indici di un aumento dell’interesse per l’attività e della capacità di lavorare
a contatto con il terapeuta per conseguire uno scopo comune.
Ancora una volta è da sottolineare, nel grafico riguardante l’ambito emozionale, l’aumento
marcato del sotto-sistema riguardante la consapevolezza di sé che testimonia come l’attività
di interpretare e di rispecchiarsi nelle frasi della canzone scelta per il video abbia favorito la
presa di coscienza dei suoi stati d’animo e la capacità di esprimerli graficamente, tramite i
disegni.
UTENTE: M.L.(vedi relazione pag. 39)
M. ha mostrato un netto miglioramento nelle capacità comunicative. A livello cognitivo, la
bambina ha mostrato un miglioramento delle competenze fondamentali nonché nella
capacità di portare a termine una consegna.
[Per visionare i grafici contattare l’Amministratore del sito]
CONCLUSIONI
Al termine della presentazione “scientifica” del progetto sorge spontanea la necessità di riferire alcune considerazioni di altro tipo, sicuramente meno “ufficiali” ma probabilmente altrettanto importanti.
Avere la possibilità di sperimentare un percorso musicoterapico in un ambiente multisensoriale ben equipaggiato come la stanza Snoezelen in dotazione al Cerris rappresenta un’opportunità di crescita professionale non indifferente. L’ambiente multisensoriale costituisce una fonte di arricchimento notevolissimo per l’attività musicale e musicoterapica in particolare. Se per alcuni utenti certe stimolazioni sono risultate distraenti dall’attività in corso, per altri , invece, l’esperienza multisensoriale ha concorso a rendere l’ambiente rilassato e sereno. Le difficoltà maggiori durante il percorso sono scaturite dal tempo richiesto da alcuni utenti per stabilire un contatto relazionale: ciò vale soprattutto per i soggetti minori. Rispetto agli obiettivi preliminari posti prima di iniziare il progetto, senza conoscere quindi, gli utenti, si è posta maggiore attenzione all’aspetto relazionale del rapporto musicoterapico. La mancanza di fiducia nei confronti del terapeuta, infatti, non avrebbe permesso il normale svolgimento delle attività programmate.
Il confronto con disabilità molto gravi ha permesso di sperimentare e creare nuove tecniche di relazione e di coinvolgimento emotivo dell’utente. La ridotta mobilità di alcuni utenti e i gravissimi deficit da cui sono afflitti hanno in parte modificato le aspettative sulle attività che si sarebbero svolte.
L’esperienza nel complesso, oltre che dal punto di vista professionale , è risultata una grande prova umana. Condividere un percorso musicoterapico significa in ogni caso mettersi in gioco e “darsi” senza riserve. Confrontarsi con la verità di alcuni aspetti della vita è come stare immobili davanti ad uno specchio, davanti a tutte le paure che possano materializzarsi nel corso dell’intera vita. Il passo successivo, vedere oltre la patologia, vedere oltre la paura, spalanca le porte di un mondo fatto di purezza e di verità.
Per queste e mille altre ragioni risulta doveroso ringraziare il CERRIS: chi ci vive, chi ci lavora, chi lo frequenta saltuariamente, chi lo gestisce, l’equipe che ha collaborato con i terapeuti in maniera assolutamente professionale e disponibile, la fondazione “Leonardo Palmieri”,l’Associazione per lo sviluppo del metodo Snoezelen onlus, la Fondazione Cattolica Assicurazioni Verona,il Rotary Club Verona, il Conservatorio di Musica “F. Dall’Abaco” di Verona.
BIBLIOGRAFIA
– Stefania Mattiello, Music-centered Music Therapy e Community Music Therapy,2010
– Guida alla comprensione e all’utilizzo di The Individualized Music Therapy Assessment Profile di Holly Tuesday Baxter, Julie Allis Berghofer, Lesa MacEean, Judy Nelson, Kasi Peterson and Penny Roberts con la prefazione di Ronald M. Borczon edito da JKP nel 2007
– Bruscia K, Modelli di improvvisazione in musicoterapia, Ismez Editore, Roma, 2011
– A. Raglio Musicoterapia e scientificità: dalla clinica alla ricerca, Franco Angeli Edizioni, 2008