EVARISTO FELICE DALL’ ABACO
Relazione del Progetto“Viaggio Multisensoriale nella Musica”
FEDERICA CALCARA,SOFIA PACHERA e ALBERTO TOSATO
Anno accademico: 2012/2013
INDICE
PREMESSA
Il progetto: elementi in comune e novità rispetto ai precedenti
Selezione dei pazienti e presa in carico
Tempi e frequenza
Obiettivi generali
Obiettivi specifici
Tecniche e attività
Gruppi
Strumentario
Caratteristiche dei pazienti
Diario personale per ogni paziente
Valutazione
Riferimento ai dati dal protocollo per ogni paziente
Conclusioni
APPENDICE
PREMESSA
Il progetto di ricerca “Viaggio Multisensoriale nella Musica” nasce con l’intento di affrontare il tema dell’intervento musicoterapico in ambiente Snoezelen, tentando di delineare un’attendibile cornice scientifica e di mettere in luce l’importanza della musica e della stimolazione sensoriale nel processo relazionale, comunicativo ed espressivo degli utenti. Tale programma include l’utilizzo degli strumenti musicali come mezzi primari riconducibili alla sensorialità e intende focalizzare la sua attenzione sull’importanza degli aspetti visivi, uditivi, olfattivi, gustativi e tattili relativi agli strumenti utilizzati.
Il progetto si prefigge di tracciare un eventuale correlazione tra la musica e i cinque sensi, o meglio tra la scelta di uno strumentario con determinate caratteristiche multisensoriali e un eventuale e rispettivo miglioramento della sfera sociale, emotiva e relazionale del paziente. All’ origine di tale azione di ricerca vi è da una parte una riflessione sull’ importanza terapeutica del materiale strumentale che Gertrud Orff definisce “il punto chiave della terapia” (Orff, 1982) e dall’altra il desiderio di condurre una ricerca per la musica e per gli strumenti; tale volontà è stata accentuata a seguito della lettura di un articolo di Mario Piatti, il quale ci informa che “ manchino ricerche e studi che fondino la scelta di questo o quello strumento/oggetto musicale” (Piatti, 1983).
L’ipotesi fondamentale sulla quale si è basa il progetto risiede nell’ idea che la particolare efficacia della pratica musicoterapica in ambiente Snoezelen sarebbe giustificata dal fatto che, oltre alla stimolazione sensoriale fornita dagli elementi propri della Stanza, anche l’utilizzo di determinati strumenti musicali integri tale stimolazione e faccia parte a pieno titolo del processo terapeutico. Stanza Snoezelen e musica: un filo le unisce. Sarà forse la sensorialità a fare da ponte tra le due?
Il progetto:elementi in comune e novità rispetto ai precedenti
La ricerca ha avuto luogo all’interno del Centro Educativo Riabilitativo di Ricerca e Intervento Sociale (C.E.R.R.I.S) di Verona, Via Monte Novegno 4, dal 10 settembre 2012 al 12 febbraio 2013, e ha incluso 12 utenti residenziali del centro (8 per Federica Calcara, 2 per Sofia Pachera e 2 per Alberto Tosato) provenienti da differenti reparti. Il progetto è stato rivolto a sei soggetti con plurihandicap (fisici, cognitivi, intellettivi e relazionali) e ad altrettanti adolescenti. Rispetto ai precedenti progetti sono state introdotte alcune novità: tutti gli incontri, sia quelli dedicati agli ospiti con plurihandicap che quelli con i minori, si sono svolti all’interno della Stanza Snoezelen al fine di valorizzare al meglio tale ambiente e di renderlo vitale “in tutti i sensi”, ponendo particolare attenzione allo strumentario e all’ importanza terapeutica ad esso connessa.
Selezione dei pazienti e presa in carico
Gli utenti partecipanti sono stati selezionati dagli educatori responsabili dei reparti che li hanno in carico, coordinati dallo psicologo del centro Dott. Fabrizio Varalta. In data 07/09/2012 ha avuto luogo un incontro preliminare con ciascun coordinatore di riferimento, a cui ha preso parte Federica Calcara. In quell’occasione, grazie ad un colloquio con i responsabili e alla somministrazione del questionario presente nella parte iniziale del test di valutazione scelto per la ricerca (IMTAP), è stato possibile delineare un quadro generale per ogni paziente e definire strategie di intervento e alcuni degli obiettivi da raggiungere con gli ospiti coinvolti nel progetto. Sofia e Alberto hanno partecipato all’ incontro preliminare con gli educatori in data 30/10/2012 per dare inizio alla loro esperienza di musicoterapia in Stanza Snoezelen.
Tempi e frequenza
Il “VIAGGIO” in questione si è svolto nel corso di 5 mesi ed è stato scandito da “tappe” ben definite sia in termini di frequenza degli incontri che per quanto concerne la scansione di obiettivi specifici. I giorni dedicati agli incontri sono stati i seguenti:
Lunedì dalle 15.00 alle 18.00 (Federica Calcara)
Martedì dalle 14.30 alle 16.00 (Sofia Pachera)
Martedì dalle 16.00 alle 17.30 (Alberto Tosato)
Mercoledì dalle 09.00 alle 12.00 (Federica Calcara)
Giovedì dalle 15.00 alle 16.30 (Alberto Tosato)
Giovedì dalle 16.30 alle 18.00 (Sofia Pachera)
Venerdì dalle 15.00 alle 18.00 (Federica Calcara)
Gli ospiti coinvolti nel progetto partecipavano agli incontri a cadenza bisettimanale, invece, i minori seguiti da Federica prendevano parte all’attività musicoterapica un solo giorno a settimana. La sperimentazione, prevista per un totale di 210 ore frontali, è stata così suddivisa tra i candidati:
Federica Calcara – 140 ore (dal 10 settembre al 12 febbraio ; incontri a cadenza trisettimanale da 3 ore ciascuno)
Sofia Pachera – 35 ore (dal 06 novembre al 12 febbraio; incontri a cadenza bisettimanale da 1ora e 30 ciascuno)
Alberto Tosato – 35 ore (dal 06 novembre al 12 febbraio; incontri a cadenza bisettimanale da 1 ora e 30 ciascuno)
Le sedute musicoterapiche hanno avuto luogo secondo il seguente schema:
Con Federica Calcara
Utenza |
Incontri individuali |
Incontri di gruppo |
Soggetti con plurihandicap |
Incontri bisettimanali per ciascuno della durata di 45 minuti. |
Un incontro mensile di gruppo della durata di un’ora. |
Adolescenti |
Un incontro settimanale per ciascuno della durata di 45 minuti. |
Un incontro mensile di gruppo della durata di un’ora. |
Con Sofia Pachera e Alberto Tosato
Utenza |
Incontri individuali |
Soggetti con plurihandicap |
Incontri bisettimanali per ciascuno della durata di 45 minuti. |
Adolescenti |
Incontri bisettimanali per ciascuno della durata di 45 minuti. |
Obiettivi generali
Gli obiettivi generali di questo “viaggio MULTISENSORIALE”sono stati i seguenti:
Esplorazione delle sensazioni visive, uditive, olfattive, gustative e tattili attraverso gli strumenti.
Ricevere piacere sensoriale attraverso il musicing.
Favorire uno sviluppo sensomotorio, cognitivo, intellettivo e relazionale.
Riconoscere ed esprimere emozioni e sentimenti.
Stimolare la creatività, l’attenzione, la concentrazione.
Obiettivi specifici
Gli obiettivi specifici per ogni paziente sono stati delineati a seguito di un colloquio preliminare con i referenti di ciascuno e definiti dopo un periodo di osservazione della durata di 2-3 incontri di musicoterapia. Di seguito ne verranno elencati alcuni, indicando i nomi degli utenti con le loro iniziali:
Per S.B.: musicoterapia come momento di individualità, serenità ed espressione emotiva
Per E.G.: ricerca di un canale di comunicazione per le emozioni
Per R.M.: rilassamento, benessere generale
Per V.M.: rafforzare l’autostima
Per S.: trovare canali di comunicazione e di “evasione”
Per A.: apertura emotiva, risorse da esplorare
Per M.: ascolto delle proprie emozioni, consapevolezza di sé
Per C.: miglioramento degli aspetti cognitivi e relazionali,riduzione ansia da prestazione
Per F.: stimolare il pensiero astratto e sollecitarlo a proporre/condurre qualche attività
Per R.: controllo delle pulsioni interne e ascolto
Per D.: aiutarlo a vivere delle azioni concrete in cui riconoscersi
Per. J.: migliorare il grado di autostima e ampliare i propri interessi
Nella seguente tabella è possibile trovare le risposte ad un semplice questionario somministrato nel corso dell’ultimo incontro alle adolescenti che hanno preso parte al progetto e che sono state seguite da Federica. I colori azzurro e bordeaux indicano eventuali correlazioni tra gli obiettivi posti inizialmente dalla musicoterapeuta e le parole usate dalle adolescenti riferendosi al progetto.
NOME DEL PAZIENTE E OBIETTIVO INIZIALE |
Strumento preferito nel corso del progettoElemento preferito della Stanza SnoezelenSignificato personale del termine “musica”Attività musicale preferita nel corso del progettoRifaresti un esperienza simile?Cosa ricorderai di questa esperienza?Cosa vorresti fare in un eventuale e prossima esperienza del genere?S.
Trovare canali di comunicazionee di “evasione”
Sfogo di energia e aiuta a rilassarsi “tutto”
Certo che si, con la Federica!!!Mi ricorderò tutto e a esprimermi con la musicaTutto di nuovo solo con la Federica perché è simpaticissima!A.
Apertura emotiva, risorse da esplorare
Un momento di relax, un momento per pensare
Si, io la rifarei costi quel che costi con la FedericaSuonare la batteriaComporre una canzoneM.
Ascolto delle proprie emozioni, consapevolezza di sé
Chimes
La musica è una parte che mi fa stare bene
Certo. Mi piace tanto fare musicaCantare
Vorrei ancora scrivere tutte le mie canzoniC.
Miglioramento degli aspetti cognitivi e relazionali; riduzione ansia da prestazione
È un momento di sfogo e di entrare nel mio mondo
Si,io lo rifarei perché è molto rilassanteQuando io ho imparato a suonare la pianola e la chitarraVoglio scrivere una canzone
N.B. le adolescenti erano assolutamente ignare degli obiettivi posti dalla musicoterapeuta e dalle referenti.
Tecniche e attività
L’agire musicoterapico che ha caratterizzato questo “viaggio multisensoriale NELLA MUSICA”è stato quello tipico della Musicoterapia Musico-Centrata che ha come obiettivo primario il far sperimentare esperienze specifiche della musica attraverso il “musicing” (ovvero il far musica) stimolando le capacità creative, i processi espressivi e relazionali dell’utente. (La continua ripetizione del termine “musica” è giustificata dal fatto che essa, insieme allo strumentario, è stata ritenuta il mezzo privilegiato nell’azione terapeutica; non a caso, infatti il titolo di questa azione di ricerca evoca un viaggio “nella” musica e non “con” essa). Il processo sistematico di intervento ha tenuto conto di una pianificazione preliminare ma anche e soprattutto delle abilità, propensioni ed eventuali proposte degli utenti.
Nella tabella sottostante vengono indicati alcuni esempi di attività proposte nel corso del progetto:
Utenza |
Incontri individuali |
Incontri di gruppo |
Soggetti con plurihandicap |
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Adolescenti |
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Gruppi
In seguito ad un primo incontro con le referenti di ciascun paziente e ad un’indagine preliminare relativa alla conoscenza delle problematiche e potenzialità di ognuno, otto dei partecipanti al progetto (coloro che sono stati seguiti da Federica) sono stati suddivisi in due gruppi composti rispettivamente da due pazienti con plurihandicap e due adolescenti. Il primo gruppo, formato da S.B, E.G., M. e C., ha utilizzato strumenti musicali con le seguenti caratteristiche:
Aspetto visivo tipico degli strumenti di plastica colorati.
Aspetto uditivo tipico degli strumenti di plastica colorati.
Aspetto olfattivo tipico degli strumenti di plastica colorati.
Aspetto gustativo tipico degli strumenti di plastica colorati.
Aspetto tattile tipico degli strumenti di plastica colorati.
Il secondo gruppo, formato da R.M., V.M., S., e A., aveva a disposizione strumenti con le seguenti peculiarità:
Aspetto visivo tipico degli strumenti di legno non colorati.
Aspetto uditivo tipico degli strumenti di legno non colorati.
Aspetto olfattivo tipico degli strumenti di legno non colorati.
Aspetto gustativo tipico degli strumenti di legno non colorati.
Aspetto tattile tipico degli strumenti di legno non colorati.
Gli strumenti musicali utilizzati da entrambi i gruppi risultavano uguali per modalità di attivazione e forma, differendo soltanto per il materiale di cui sono fatti e il colore.
Strumentario
La seguente immagine fornisce un campione di esempio degli strumenti utilizzati nel corso della prima metà del progetto.
In entrambi i gruppi viene utilizzata la chitarra, necessaria per garantire un supporto armonico ai brani cantati e alle improvvisazioni.
Dopo le prime 70 ore frontali, svolte secondo la suddetta suddivisione dei gruppi e dello strumentario, si è resa necessaria l’introduzione di nuovi strumenti che non corrispondono alle classificazioni di materiali e colori fatta in precedenza. La necessità di cui sopra si è resa attuabile a seguito di approvazione da parte del Prof. P.A. Caneva. Seguono le motivazioni:
Strumentario ridotto a causa dell’impossibilità nel reperire ulteriori strumenti uguali per modalità di attivazione e forma, ma differenti per materiale e colore.
Ogni paziente “necessita” di strumenti musicali specifici non reperibili nelle due varianti (es. batteria, grossi tamburi, ecc.).
La seguenti immagini forniscono un campione di esempio degli strumenti utilizzati nel corso della seconda parte del progetto.
Caratteristiche dei pazienti
Pazienti seguiti da Federica Calcara
S.B. (reparto “Farfalla”)
57 anni (inizialmente dice di averne 30, dopo 2/3 incontri di musicoterapia risponde in modo corretto alla domanda “quanti anni hai?”).
Ha un danno cerebrale a seguito di un trauma cranico per incidente stradale e la diagnosi è stata effettuata in ospedale.
Assume dei farmaci.
Segue incontri di fisioterapia, terapia della stimolazione ambientale e partecipa all’attività con il coro.
Ha particolari attitudini musicali. Preferisce la musica classica, le opere e la musica jazz.
Ha difficoltà motorie, non deambula, richiede dell’assistenza fisica, è in grado di utilizzare prevalentemente la mano destra. Ha difficoltà nella motricità fine e nella presa degli oggetti.
Ha problemi di alimentazione (si nutre via PEG) e respiratori.
Ha problemi in ambito sensoriale, necessita di un supporto fisico, ripete frequentemente i seguenti termini: “bello”, “bravo” ecc.
Presenta problemi acustici, tuttavia comprende e reagisce a ciò che gli viene detto.
Presenta difficoltà cognitive e segue un Progetto Educativo Individualizzato.
Ha difficoltà sul piano emotivo, non ha particolari difficoltà sul piano sociale.
Al contatto con gli altri, pizzica.
Gli piace giocare a briscola.
E.G.(reparto “Farfalla”)
48 anni.
Trauma cranico a seguito di incidente stradale.
Assume farmaci.
Aggressività verbale consistente (frequenti bestemmie ad alta voce).
Segue sedute di psicomotricità, fisioterapia, terapia della stimolazione ambientale, logopedia.
No ha fatto musicoterapia in precedenza.
Preferisce la musica leggera (Lucio Dalla, Renato Zero, Antonello Venditti ecc.).
Presenta difficoltà motorie, non è in grado di deambulare, richiede dell’assistenza e di un supporto fisico.
Utilizza prevalentemente la mano destra.
Con fatica riesce a compiere azioni che richiedono motricità fine.
Ha problemi di alimentazione (si nutre via PEG).
E. comprende ciò che gli viene detto ma non sempre reagisce
Presenta deficit linguistico e segue un Progetto Educativo Individualizzato.
Ha difficoltà sul piano emotivo (reazioni di forte rabbia per la sua condizione).
Ha difficoltà a livello sociale e con alcuni membri familiari .
R.M. (reparto “Aliseo”)
36 anni.
Psicosi simbiotica con crisi di auto/etero aggressività in oligofrenia lieve, assume farmaci.
Segue ippoterapia e ha già fatto percorsi musicali in precedenza, il padre era musicista.
Ha comportamenti di tipo ripetitivo.
Presenta deficit cognitivo e segue un Progetto Educativo Individualizzato.
Ha difficoltà sul piano emotivo, sociale e familiare.
V.M.(reparto “Aliseo”)
28 anni.
Ritardo mentale lieve esiti di trauma cranico con turbe comportamentali, assume farmaci.
Segue incontri di psicomotricità, di terapia occupazionale e di ippoterapia.
Ha fatto percorsi musicali in precedenza.
Preferisce la musica leggera italiana (883, Marco Masini ecc.).
Presenta deficit cognitivi e segue un Progetto Educativo Individualizzato.
Ha difficoltà sul piano emotivo.
Ha difficoltà con alcuni membri familiari (abbandono della madre).
S.
12 anni.
Ha già fatto percorsi musicali in precedenza.
Dimostra particolari attitudini musicali, specialmente nel canto.
Segue un Progetto Educativo Individualizzato.
Ha difficoltà sul piano emotivo e familiare.
A. (reparto “Alveare”)
12 anni.
Segue ippoterapia.
Segue un progetto Educativo Individualizzato.
Ha difficoltà sul piano emotivo, sociale e familiare.
Può assumere comportamenti provocatori.
M. (reparto “Alveare”)
17 anni.
Origine moldava.
Depressione, autolesionismo.
Segue ippoterapia.
Dimostra particolari attitudini musicali, specialmente nella composizione di canzoni rap.
Segue un Progetto Educativo Individualizzato.
Ha difficoltà sul piano emotivo, sociale e familiare.
Ha fatto uso di sostanze stupefacenti.
C.(reparto “Alveare”)
13 anni.
Dislessia, disturbo dell’apprendimento.
Ha già seguito incontri di musicoterapia in precedenza.
Segue logopedia.
Segue un Progetto Educativo Individualizzato.
Ha difficoltà sul piano emotivo, sociale e familiare.
Pazienti seguiti da Sofia Pachera
F. (Reparto Aliseo)
Ha 51 anni e vive presso strutture di accoglienza sin da quando bambino in quanto abbandonato dai genitori.
Sin da piccolo a Francesco è stato diagnosticato un ritardo mentale grave con cerebropatia epilettogena, turbe comportamentali e tratti autistici.
Segue ippoterapia, attività in serra e idroterapia.
Le sue difficoltà maggiori sono quelle di capire consegne che richiedono più di un’azione in successione, elaborare concetti, dare delle sue preferenze (tutto è sempre bello) e ricordarsi quello che si è fatto alla mattina o i giorni precedenti.
R. (Reparto Alveare)
Ha 15 anni e si trova in questa struttura da circa 2 anni, da quando è stato allontanato, assieme alla madre e sorelline, dal padre.
Da qualche mese hanno riavvicinato il resto della famiglia al padre dando poi il permesso a Rami di tornare a casa tutti i weekend.
Rami non ha nessun problema ti tipo fisico o mentale, è un ragazzo sano ed in gamba su molti aspetti. Purtroppo la sua vicenda familiare l’ha portato ad avere delle difficoltà comportamentali ed emotive.
Le sue difficoltà maggiori sono l’ascolto e il rispetto delle regole.
Pazienti seguiti da Alberto Tosato
D. (Reparto Aliseo)
È un ragazzo di 27 anni
Ha un ritardo mentale grave è socievole e pratico è quasi completamente privo di capacità di ragionamento.
La diagnosi: “ turbe comportamentali con eteroagressività, oligofrenia di medio grado, certificato di invalidità civile, cerebropatia congenita.
Non ha una figura paterna ma solo la madre con la quale ha un buon rapporto e dalla quale trascorre il sabato.
Per quanto riguarda l’ambito musicale D. ama la musica e riconosce diversi stili musicali.
Segue idroterapia, attività in serra e ippoterapia.
J. (Reparto Alveare)
Ha 15 anni.
La diagnosi di J. consiste in un “ritardo medio lieve”.
Nasce e vive qualche anno in Nigeria per poi affrontare diversi spostamenti in Europa prima del suo arrivo in Italia.
J. cresce senza una figura paterna e la madre ha problemi psichici e di alcolismo.
Riguardo al carattere, J viene descritto come riservato e introverso
Timido, con scarsa autostima J. segue schemi fissi ed è meticoloso e ripetitivo nei comportamenti e schemi mentali.
J. frequenta il primo anno della scuola alberghiera, sin dalle medie è certificato quindi con un sostegno.
J. non ascolta musica, non canta e non ha mai manifestato la voglia di suonare uno strumento musicale, diversamente da molti dei suoi coetanei con cui vive.
Diario personale per ogni paziente
Pazienti seguiti da Federica Calcara
S.B.
Principali Attività:
Esplorazione degli strumenti.
Dialogo sonoro – dimostra particolare senso ritmico con i legnetti e sviluppa quest’abilità nel corso delle sedute.
Gioco del “direttore d’orchestra”, alternando i ruoli.
Giochi musicali facendo uso anche di elementi extramusicali (foulard, palla di gomma ecc.)
Utilizzo di una canzone di saluto – gli ultimi quattro versi vengono totalmente ideati da S., nel corso delle prime 10 sedute (vedi appendice “Canzone di saluto”).
Ascolto di alcune delle più conosciute Opere, della musica classica in generale e di alcuni brani jazz.
Giochi di associazione tra canzoni e aree geografiche italiane.
Ascolto delle “Quattro Stagioni” di Vivaldi con riferimenti spazio temporali.
Esecuzione di alcune canzoni popolari – si commuove ogni volta che cantiamo “Sul Cappello” e nel corso dell’esecuzione della “Valsugana”, nello specifico, in concomitanza con la seguente frase “ la mamma la sta bene, il papà l’è ammalato”.
Giochi di associazione tra i colori presenti all’interno della Stanza Snoezelen e le canzoni (es. VERDE- Montagne Verdi; BLU- Sapore di sale, Azzurro; GIALLO- O sole mio).
Costruzione di uno shaker con due sfere di plastica e palline di plastica colorati.
Altro.
E.G.
Principali Attività:
Esplorazione degli strumenti.
Dialogo sonoro – in particolare utilizzando entrambi la medesima chitarra.
Utilizzo di una canzone di saluto – spesso si rifiuta di cantarla o altera le parole originali, per questo motivo con E. è stato deciso di cantarne solo una parte (vedi appendice “Canzone di saluto”).
Esecuzione di alcune canzoni popolari.
Giochi di associazione tra i colori presenti all’interno della Stanza Snoezelen e le canzoni (es. VERDE- Montagne Verdi; BLU- Sapore di sale, Azzurro; GIALLO- O sole mio).
Ascolto ed esecuzione di canzoni di musica leggera – E. predilige brani di Luca Carboni, Lucio Battisti e Lucio Dalla.
Considerando la consistente aggressività verbale di E., i seguenti incontri possono considerarsi rilevanti nel percorso musicoterapico del paziente:
24 ottobre 2012 E., per la prima volta non bestemmia. Usa nacchere e ovetti. Ascoltiamo “Mare Mare” di Luca Carboni e per la prima volta appare rilassato.
26 ottobre 2012 E. non bestemmia
29 ottobre 2012 E. non bestemmia
07 novembre 2012 E. non bestemmia
12 novembre 2012 E. bestemmia una sola volta a bassa voce
14 novembre 2012 E. non bestemmia
Gli incontri successivi saranno più distesi e fruttuosi, tuttavia abbandonerà la stanza prima della conclusione dell’incontro un paio di volte.
Altro.
R.M.
Principali Attività:
Esplorazione degli strumenti.
Dialogo sonoro – R. predilige la chitarra
Gioco del “direttore d’orchestra”, alternando i ruoli.
Giochi musicali facendo uso anche di elementi extramusicali (foulard, palla di gomma ecc.)
Utilizzo di una canzone di saluto (vedi appendice “Canzone di saluto”).
Giochi di associazione tra suoni e movimenti del corpo.
Esecuzione di alcune canzoni popolari e di musica leggera.
Giochi di associazione tra i colori presenti all’interno della Stanza Snoezelen e le canzoni (es. VERDE- Montagne Verdi; BLU- Sapore di sale, Azzurro; GIALLO- O sole mio).
Creazione di canzoni descrittive accompagnate da tamburi (vedi appendice “La pasta con le cozze”)
Questa canzone è stata ideata dalla musicoterapeuta assieme a R. a seguito di un suo continuo elencare ciò che aveva mangiato poco prima o ciò che aveva scritto nei suoi menù (compito affidatole all’interno del suo reparto).
Sporadicamente, R. prendeva a calci o lanciava gli strumenti, per questo motivo è stato deciso di creare una canzone da cantare quando si manifestava tale aggressività. Ogni volta che questa canzone veniva eseguita dalla musicoterapeuta, R. si calmava, iniziava a cantare e smetteva di lanciare gli strumenti (vedi appendice “Gli strumenti”).
Altro.
V.M.
Principali Attività:
Esplorazione degli strumenti.
Dialogo sonoro.
Utilizzo (sporadico) della canzone di saluto (vedi appendice “Canzone di saluto”).
Creazione di tre cd (Musica leggera, Sigle Cartoni Animati e Film, Canzoni Varie).
Sonorizzazione di racconti, ideazione e registrazione della seguente Fiaba Musicale- sono stati evidenziati con il colore rosso le parti lette o cantate da V., mentre di colore giallo le parti della musico terapeuta (vedi cd allegato):
L’isola che c’è
Fiaba ideata e musicata da Valentino Mosconi
Progetto “Viaggio Multisensoriale nella Musica”
con Federica Calcara
In una calda notte d’estate di tanti anni fa, le stelle cadenti illuminano il cielo ____________(suono metallofono)
Improvvisamente una luce più brillante delle altre trasforma il blu della notte in un verde sgargiante. Un suono misterioso si ode da lontano ______________(suono corde metalliche, cluster alla tastiera)
È un extraterrestre, appena approdato sulla terra. Corre alla ricerca di cibo e si imbatte nel buio di un bosco solitario. “Mai visto prima nulla di simile” dice fra sé.. ogni nuovo rumore lo spaventa terribilmente:
___________(legnetti) un picchio batte il becco sul tronco di un albero,
__________(suono 63 tastiera – re) una rana saltella gioiosa nel suo laghetto,
__________(suono 63 tastiera – do) il canto delle cicale accompagna il suo cammino,
__________(suono 63 tastiera – la) infine, un treno corre veloce e l’extraterrestre fa appena in tempo ad evitarlo.
Il silenzio della notte viene bruscamente interrotto.
Una fata che vive nel bosco ormai da tanti anni, si sveglia di soprassalto e i bambini che accudiva iniziano a piangere.
Decide di cantare loro una ninna nanna per tranquillizzarli. A quel dolce canto si unirà la voce dell’extraterrestre:
Tutti e due:
Questa canzone la dedico ai più piccoli, per farli addormentare.
Questa canzone è per i miei cuccioli, e le stelle potranno toccare.
Questa canzone è per i miei bimbi, e nei sogni potranno volare.
Questa canzone la dedico ai più piccoli e il cielo potranno colorare.(canzone inedita ideata da Valentino)
Avvicinatosi, spiega alla fata la sua situazione: si era perso, aveva fame. I suoi genitori, venuti in vacanza sulla terra si erano dimenticati di lui.
La fata, dopo il triste racconto, senza indugi, decide di fare un incantesimo e di portarlo con sé in un posto magnifico __________ (suono wind chimes).
Trasforma una vecchia sedia in un aeroplano, porta all’interno i suoi bimbi e tutti insieme iniziano il loro viaggio verso un isola felice.
L’extraterrestre, divenuto improvvisamente pilota dell’aeroplano, chiede intimorito : “Qual è la strada da seguire?”
Seconda stella a destra, questo è il cammino, e poi dritto fino al mattino, poi la strada la trovo da me, porta all’isola che c’è. ( da “L’isola che non c’è”- Edoardo Bennato)
Approdati nell’isola, affamati, mangiano un fiore bellissimo, l’unico e possibile alimento presente nei paraggi. I due divengono umani in un attimo, felici e innamorati per sempre.
Altro.
S.
Principali Attività:
Esplorazione degli strumenti.
Dialogo sonoro.
Ricerca di nuovi brani musicali e comprensione/traduzione del testo.
Esecuzione di brevi melodie con la chitarra, lo xilofono e il flauto dolce.
Improvvisazioni vocali e strumentali; segue il testo di un’ improvvisazione cantata sulla base delle prima traccia di un cd trovato in Stanza Snoezelen (Poltrona Vibrante):
Se..
Se tornerai
Io sarò qui per te
Se la vita mi darà
Qualcosa di semplice
Io la ringrazierò
Uh.. eh..
Perché tu non sei con me?
Senza te la vita non è facile
Tu sei l’amore, pace e lamine
Se tornerai
Qui per me
Tu sei l’amore mio
Perché senza te
La vita è noiosa
Tu mi manchi da morire
Perché mi ha detto una cosa simile?
Io senza te non vivrei
Perché ti amo.
Altro.
A.
Principali Attività:
Esplorazione degli strumenti.
Improvvisazioni strumentali (solo una improvvisazione vocale, avvenuta nel corso dell’ultimo incontro).
Dialogo sonoro.
Ricerca di nuovi brani musicali e comprensione/traduzione del testo.
Suonare tamburi su un brano registrato.
Ricerca di canzoni marocchine.
“Lezioni di batteria”.
Altro.
M.
Principali Attività:
Esplorazione degli strumenti.
Improvvisazioni strumentali e vocali (anche sul Poltrona Vibrante).
Dialogo sonoro.
Ricerca di nuovi brani musicali e comprensione/traduzione del testo.
Ricerca di brani musicali russi e rumeni.
Songwriting. Di seguito, i testi di due canzoni ideate da M. – la base strumentale adottata per “Sai Fra”, è stata ricercata su internet ed ha il titolo di “Lost in Life”, inoltre, M. ha ideato una semplice frase melodica che la musicoterapeuta eseguiva nel corso di tutta la canzone (vedi appendice “Frase melodica ideata da M.”). Anche la base strumentale di “Fragile” è stata scelta da M. ed è stata ricercata online:
Sai fra
Vorrei per prima iniziare a raccontarvi
la mia storia triste di amore
era inverno, fuori è freddo,una giornata come tante altre…
Sai fra, ti svegli la mattina e ti chiedi per prima:
“perché viviamo in questo mondo rotondo,
in questo buio profondo, anche nell’anima infondo?”
troppa sofferenza, poca pazienza
troppa indifferenza, poca coerenza
c’è ancora troppo dolore, dov’è finito l amore?
Voglio un po’ di calore nel mio cuore.
E poi ti chiedi perché qualcuno più non c’è
Lui diciotto anni aveva, alla vita sorrideva
Ormai è un angelo, volato al cielo
Così presto questo mondo ha lasciato.
È un dolore insopportabile, perdere una persona amabile
Che era importante per te e adesso, adesso non c’è.
Se il mondo fosse un paradiso non sarebbe suicidi,omicidi
Mi chiedo dov’è la giustizia, perché i bambini muoiono senza vedere vita?
A chi, a chi dobbiamo dare colpa di tutta questa povertà?
Vorrei chiudere gli occhi e immaginare
Un mondo migliore senza dolore
Avrei molto voluto ma non ho potuto
Mi ero svegliata, la vita di prima è cominciata
E non era cambiata.
Gli stessi problemi intorno a me, dovrò imparare ad affrontarli
Anche se è molto difficile, a volte diventa impossibile..
Fragile
Ogni volta che sbagliavi, io sempre ti perdonavo
Un’altra possibilità ti davo..
ma questa volta basta a tutto, è finita!
Non voglio più niente sentire della tua vita
Ti prego di non chiamarmi, ti prego di non cercarmi,
ti prego di dimenticarmi e di lasciarmi
Ti ho fatto felice ma tu non hai apprezzato
La tua vita che hai buttato vorrei poter dimenticare
ma non posso, è troppo doloroso
Il mio cuore batte forte perché ancora vuole te
Ma questa volta non posso perdonarti.
Ti prego di sparire,è inutile dire
che non lo farai più, non ti credo lo so come sei fatto tu.
Cercare tra i ricordi più belli che abbiamo passato insieme
Ma ora è inutile, sono fragile
È inutile cercare qualcosa che non esiste
Qualcosa che tanto tempo fa è sparito
Qualcosa che così presto è svanito..
Altro.
C.
Principali Attività:
Esplorazione degli strumenti.
Improvvisazioni.
Dialogo sonoro.
Ricerca di nuovi brani musicali e comprensione/traduzione del testo.
Ricerca di brani del Paese di origine (Srilanka).
“Lezioni di Pianoforte”, riconoscimento di alcuni accordi per poter suonare “Skyfall” di Adele e “Salvami” dei Sonhora.
Altro.
Pazienti seguiti da Sofia Pachera
F.
L’atteggiamento di F. nei confronti dell’esperienza di musicoterapia in stanza Snoezelen è stato fin dall’inizio davvero positivo e accogliente. Ha sempre dimostrato un forte interesse verso la stanza e strumentario. La predisposizione che aveva per la musica mi è parsa da subito evidente in particolare grazie ad un suo specifico atteggiamento che ha poi mantenuto per tutta la durata del nostro lavoro: la curiosità. F. ha infatti sempre cercato di guardare, toccare e così esplorare e scoprire tutto ciò che di strumentale fosse stato a sua disposizione durante i nostri incontri, qualità che ci ha poi permesso di praticare, con interessantissimi risultati e con gioia, molti momenti improvvisativi. Le attività e gli obiettivi proposti a F. si sono sviluppati nel corso degli incontri quindi, per comodità, andrò a spiegarle di seguito una alla volta:
ESPLORAZIONE STRUMENTI: durante il primo incontro ho mostrato qualche strumento a F. e, con grande stupore, ho scoperto che sapeva già il nome di quasi tutti! (kalimba, legnetti, ovetti, maracas, campanelli..) L’anno precedente aveva fatto attività di musicoterapia con il mio collega Roberto Rizzini il quale gli aveva a sua volta proposto lo stesso strumentario. F. fatica a ricordarsi cosa ha fatto qualche ora prima..possibile che ricordi così bene i nomi degli strumenti come anche la “kalimba”? Questa è la magia della musica.
CANZONE DI BENVENUTO: dal secondo incontro ho inserito una canzone di benvenuto da dedicare a F. per accoglierlo con la musica sin da subito. La canzone è stata scritta su una musica già esistente “Vecchio Scarpone” in quanto F. poteva essere facilitato nella memorizzazione della melodia (vedi Appendice “Canzone di benvenuto a Francesco”). Il testo dice:
“Ciao F., quanto tempo è passato,
ma quanto è bello fare musica qui.
Quanti strumenti impariamo ad usare…
eeeee che bello così!”
Gli “eeee” e “che bello” riprendono due incipit spesso utilizzati da Francesco in stanza Snoezlen. La canzone veniva ripetuta anche 6-7 volte di fila ogni volta variando il ritmo, la velocità e dinamiche. Più la acceleravo e più F. si attivava iniziando anche dei piccoli balli. Siccome F. aveva la tendenza di utilizzare spesso gli stessi strumenti talvolta anche in modo ripetitivo mi ero proposta come obiettivo di far seguire alla canzone di benvenuto una “canzone lavoro” dove chiedevo a F. di cambiare strumenti. In questi casi mi è tornato più facile improvvisare perché ogni volta la situazione era diversa quanto come l’interesse per gli strumenti. In questo modo F. usciva dal suo schema ripetitivo per trovare o scoprire strumenti che ancora non aveva esplorato. L’attenzione su F. la coglievo soprattutto quando gli davo istruzioni tramite l’utilizzo del canto.
TUBO A BOLLE: Nei primi incontri mi sono soffermata principalmente sulla “scoperta” della stanza in tutti i suoi aspetti multisensoriali per vedere le diverse reazioni dell’utente. F. sin da subito si è dimostrato molto attratto dal tubo a bolle e dagli ovetti tant’è che abbiamo iniziato a dedicare parte degli incontri con improvvisazioni dedicate ai vari colori che man mano cambiavano nel tubo. Io suonavo la chitarra mentre F. manteneva il ritmo con gli ovetti. Il giro armonico che ho scelto per poter improvvisare con la voce era molto semplice (I-IV-V). Io iniziavo la frase cantando “rosso come il…..” e F. la concludeva a sua fantasia “…come il fuoco” e via via per tutti i colori. Questa attività permetteva a Francesco di associare stimoli visivi a pensieri più astratti. La difficoltà era associare ad un colore più di un oggetto perché Francesco si limitava a far corrispondere al colore l’immagine classica che insegnano sin da piccoli (rosso=fuoco, vede=erba, giallo=sole). Il mio obiettivo in questa attività era stimolare il suo pensiero e fantasia con più immagini tramite l’associazione dei colori senza ricorrere alla semplice ripetizione. Ogni volta l’associazione con un colore doveva essere diversa dalla precedente arrivando così a lavorare anche sulla memoria a breve termine.
POLTRONA VIBRANTE: dopo 8 incontri gli faccio provare per la prima volta la poltrona vibrante. Fino a quel momento mi ero dedicata maggiormente ad attività attive perché mi ero accorta che Francesco aveva bisogno di “fare” altrimenti iniziava ad avere dei piccoli comportamenti autistici come il rinchiudersi in se stesso ed iniziare a parlare con Pippo (personaggio che corrisponde alla sua mano) o fissare un punto preciso della stanza. Nel momento in cui mi dedicavo ad attività di tipo recettivo ero sicura di perderlo. Dopo averlo accomodato sulla poltrona faccio partire una musica rilassante che tramite un apposito apparecchio fa vibrare la poltrona a ritmo del pezzo. Francesco si dimostra sin da subito entusiasta. Riesce a rimanere per ben 10 minuti in ascolto senza avere mai comportamenti strani suoi abituali. Noto che con le dita delle mani si batte il tempo sulla pancia così io colgo il momento per consegnargli uno strumento a percussione. Mentre F. prosegue l’ascolto io, tramite l’utilizzo di due bacchette, inizio battergli a ritmo del pezzo musicale in diverse parti del corpo in modo leggero ma profondo. Sono partita dalle braccia per poi arrivare alla testa, busto, gambe, piedi e poi risalire nel senso opposto. F. ama questa sensazione al punto da richiedermi ad ogni incontro di poterlo fare. Per la prima volta mi dimostra preferenza verso un’attività proponendomela ad ogni incontro. Man mano che gli incontri aumentavano io aggiungevo una particolarità come il suonare sulla poltrona vibrante ricoperto dalle fibre ottiche, talvolta inserendole anche all’interno di uno strumento.
RICREARE EFFETTI NATALIZI: il giorno 6 dicembre F. ha tardato di 20 minuti l’incontro perché stava preparando con tutti i suoi compagni del reparto gli addobbi natalizi. Da questo episodio mi è nata l’idea di ricreare la stessa situazione anche all’interno della stanza Snoezelen. Per tutto il mese di dicembre abbiamo dedicato una parte di attività a suonare e cantare canzoni natalizie ricreando con tutte le potenzialità della stanza effetti natalizi tramite l’utilizzo di luci e strumenti. Abbiamo costruito “l’albero umano”: ho ricoperto F. di fibre ottiche e campanellini e, sotto il cielo stellato, improvvisavamo canzoni natalizie. Appena la sua attenzione calava gli chiedevo di invertire i ruoli quindi, lui doveva “decorarmi” a fantasia con lo strumentario che avevamo a disposizione.
GIOCO DEL RICONOSCIMENTI DEI SUONI: sin da subito è emersa in F. una grandissima capacità di riconoscere i suoni. Spesso mi divertivo con lui a cambiare i suoni della tastiera cercando di confonderlo ma il suono a cui si era affezionato era uno e, nonostante molti altri suoni simili, lo riconosceva subito. Da questo si è sviluppato il gioco del riconoscimento dei suoni che prevedeva a sua volta un gioco di ruoli. Uno faceva il conduttore e l’altro il partecipante. Il conduttore aveva il compito di preparare degli strumenti a scelta davanti a se presentandoli al partecipante. Successivamente, al via del gioco, doveva assicurarsi che il partecipante fosse girato in senso opposto rispetto agli strumenti in modo che non potesse vedere quale strumento veniva suonato; suonato lo strumento lo si riponeva a terra e si chiedeva al partecipante di girarsi per indovinare quale fosse stato lo strumento precedentemente ascoltato. Inizialmente conducevo il gioco io per far si che F. imparasse la modalità di gioco e la differenza di ruoli. F. faticava a rispettare il momento di “visione degli strumenti” con quello “girati e chiudi gli occhi”, aveva sempre fretta di guardare quello che suonavo anche se era ben chiaro che sapeva riconoscere lo strumento che avevo utilizzato senza il bisogno di guardare. All’inversione di ruoli mi sono accorta che F. non aveva capito a pieno la responsabilità dei due diversi ruoli: utilizzava sempre i legnetti non cogliendo che sarebbe stato più efficace cambiare strumento ad ogni prova del riconoscimenti dei suoni. Addirittura, quando aveva suonato il suo strumento e mi chiedeva di rigirarmi, lo trovavo con lo strumento in mano senza averlo riposto per terra. A volte, per vedere una reazione, fingevo di sbagliare ad indovinare lo strumento e F. subito mi correggeva senza mai darmi la possibilità di riprovare; tutto questo avveniva a causa della difficoltà di F. di rispettare consegne che richiedevano più di un’azione in successione. Purtroppo non ho avuto molte occasioni per proporre questo gioco a F. quindi sono riuscita soltanto a fargli capire lo scopo del gioco e i differenti ruoli trascurando un po’ la modalità di svolgimento.
NARRAZIONE STORIA: tramite l’utilizzo di qualche immagine (ogni immagine conteneva una figura come un albero, scoiattolo, vento ecc..) ho provato ad inventare una storia assieme a F. aiutandoci con il suono degli strumenti. Questa attività è durato poco perché è risultata essere un lavoro troppo mentale per F.; si limitava a ripetere tutto ciò che facevo fino ad allontanarsi sempre più distraendosi.
IMPROVVISAZIONE: tutto il percorso con F. è stato caratterizzato da momenti di improvvisazione. Principalmente lui suonava su uno strumento a percussione e io alla tastiera. I momenti dove vedevo più attenzione erano quando si accelerava con il tempo e si ballava a ritmo; non appena rallentavo perdevo la sua attenzione e voglia di suonare. La tendenza di F. è sempre stata quella di utilizzare sempre gli stessi strumenti in modo ripetitivo anche quando io cambiavo strumenti. Ovetti o legnetti..queste erano le due sue principali scelte sia che suonassimo pezzi più ritmati che più melodici. Non sentiva la necessità di spostarsi su una chitarra o tastiera. L’obiettivo che mi sono posta è stato quello di arrivare al punto che fosse lui, di sua spontanea volontà, a decidere di cambiare strumenti uscendo così dalla sua ripetitività. Il fatto che si focalizzasse sul primo strumento che prendeva in mano e che fosse così bravo e preciso nel seguire determinati pattern ritmici mi ha dato la conferma del suo tratto autistico. Inizialmente gli proponevo io diversi strumenti ma non è servito a molto. F. prendeva quello che gli davo continuando a suonarlo fino a che non terminava l’attività senza sentire il bisogno di sperimentare altri strumenti durante l’improvvisazione. Per provare a stimolarlo ho proposto diversi temi su cui improvvisare nella speranza che ogni tema facesse nascere in lui la voglia di utilizzare un diverso strumento senza l’ausilio dei miei suggerimenti. Abbiamo improvvisato molto sulle emozioni (felicità, tristezza, allegria..) e sul meteo del giorno (sole, pioggia, nuvolo) ed effettivamente ha funzionato perché F. ha iniziato a cambiare strumento seppur con qualche incoraggiamento.
CANTARE E MIMARE: dopo le prime due settimane di incontri ho iniziato a proporre a F. diversi tipi di canzoni. Sono partita da canzoni che potesse conoscere anche lui come “fra’ martino” e “l’amico è” per poi arrivare a proporne delle mie che richiedevano anche l’utilizzo del corpo. Man mano che si cantava bisognava, con i gesti, mimare la canzone.
Ecco un esempio di canzone proposta ad F. “Dico si, dico no”:
Con i piedi tap tap tap
Con le mani clap clap clap
Dico si, dico no,
e un bel giro mi farò.
Con la lingua @@@
Con le dita clic clic clic
Dico si, dico no,
e un bel giro mi farò.
Con le orecchie flop flop flop
Con le guance pup pup pup
Dico si, dico no,
e un bel giro mi farò.
Con le spalle hop hop hop
Con la testa nic nic nic
Dico si, dico no,
e un bel giro mi farò.
CONCLUSIONE: Alla fine del percorso F. si ricordava, anche se non tutto, quello che era stato fatto l’incontro precedente, ha iniziato ad esprimere preferenze rispetto ad un’attività piuttosto che un’altra e grazie alla poltrona vibrante, ha iniziato ad avere comportamenti meno stereotipati (variava di più l’utilizzo dello strumento ed era più disposto all’ascolto senza ricorrere a “Pippo”.
R.
L’atteggiamento di R. nei confronti dell’esperienza di musicoterapia in stanza Snoezelen è stato fin dall’inizio positivo. Non è mai arrivato in ritardo anzi, tendeva ad arrivare in anticipo mettendosi a suonare con le sue bacchette della batteria sulla porta per far sentire che era arrivato e pronto per iniziare. Nel primo incontro è presentato convinto che le attività in stanza sarebbero state esclusivamente sull’ascolto e sullo scaricare pezzi rock da internet. Con sé si portava sempre le sue bacchette e la sua chiavetta USB la quale conteneva i suoi pezzi preferiti, ovviamente tutti di genere rock. Assieme alla musica rock, R. ha dimostrato fin da subito una grande passione per la batteria tant’è che, non disponendone una, se l’è costruita utilizzando parte dello strumentario Orff che disponevamo. Le attività con i rispettivi obiettivi proposti a R. si sono sviluppati nel corso degli incontri quindi, per comodità, andrò a spiegarle di seguito una alla volta:
ASCOLTO: sin dai primi incontri si è sempre dedicata una parte di incontro all’ascolto di musica. Inizialmente ho proposto il genere che più piaceva a R.: rock. Il rock è un genere molto ampio e di storia ne ha fatta tanta così, con R., ho percorso tutti gli anni di sviluppo di questo genere musicale. Egli si divertiva a fammi conoscere i nuovi gruppi rock e io, al contrario, gli proponevo i gruppi oramai storici passati. Una particolarità che ho notato sin da subito è stata la chiusura di R. rispetto a tutti gli altri generi musicali. Non voleva saperne di pop o rap considerando questi generi, e tanti altri, come “brutti” e da “sfigati”. Ho provato più volte a proporre qualche genere diverso ma ho sempre trovato un netto rifiuto spesso accompagnato da un cambio di umore: passava da una voglia di ascoltare, collaborare ad una situazione di passività e negatività. Faticava ad accettare gusti diversi dai suoi e mi ci è voluto molto tempo per fargli capire che dopotutto siamo tutti diversi e bisogna imparare a rispettare le preferenze degli altri senza criticare o categorizzare come “sfigati”. L’obiettivo che mi sono proposta è stato di portare R. ad una visione più ampia della musica, imparando ad accettare anche chi non la pensa nel suo stesso modo pur continuando ad amare ed ascoltare il rock.
IMPROVVISAZIONE: il passo successivo all’ascolto è stata l’improvvisazione sia su una base musicale che senza. R. amava suonare la batteria sopra un pezzo rock perché “lo faceva sentire importante” così io mi limitavo a fare lo stesso sulla tastiera. In questa fase mi sono accorta come R., nonostante fosse un bravo batterista, faticava a stare al passo con i cambi di tempo dei pezzi: o andava troppo veloce o troppo lento. L’impressione era che ascoltasse solo se stesso e non ciò che veniva da fuori. Per avere la conferma di questo ho lasciato spento il cd per dedicarci ad un’improvvisazione vera e propria creata da me con lui. Io stavo sempre alla tastiera e lui alla batteria. Inizialmente l’ho lasciato condurre l’improvvisazione limitandomi ai metodi di rispecchiamento per poi provare a portarlo sulla mia strada e vedere se riusciva a stare al mio passo. Ciò che ho notato è andato a confermare la mia precedente osservazione: R. fatica ad ascoltare l’altro. Finché si tratta di mantenere lo stesso schema ritmico il problema non si pone ma non appena qualcosa cambia è più lento a coglierlo. Sicuramente questa difficoltà non è dovuta da un problema cognitivo o motorio ma da una difficoltà all’ascolto dell’altro e da un mancato controllo dei propri impulsi. L’obiettivo che mi sono posta è stato di insistere con questa attività di improvvisazione per aiutarlo ed abituarlo all’ascolto. Alla fine del percorso di musicoterapia R. si è messo in condizione di maggior ascolto migliorando così nelle improvvisazioni di coppia.
STANZA SNOEZELEN: R. si è sempre dimostrato disinteressato alla stanza Snoezelen, egli preferiva suonare. Più volte ho provato a proporgli l’utilizzo di diversi aspetti della stanza come il suonare al buio dentro il cielo stellato con le fibre ottiche o mettersi in ascolto della musica sulla poltrona vibrante. Se provavo ad insistere reagiva con un rifiuto più grande così ho lasciato che fosse il tempo a fare il suo percorso. Ad ogni incontro lanciavo l’idea senza insistere per dargli tempo di elaborare la richiesta. Dopo una decina di incontri è stato lo stesso R. a chiedermi di poter suonare la chitarra sotto il cielo stellato con le fibre ottiche. Felice ho accolto la richiesta ed ho preparato il setting per l’occasione. R. ha iniziato a suonare senza interruzione ed io, per lasciargli il suo spazio, mi sono limitata ad accompagnarlo con l’ ocean drum. A fine di questa esperienza mi ha confessato della bellezza dell’atmosfera che si era creata e della necessità di ripetere questa esperienza ancora. Probabilmente se avessi insistito nel fargliela fare ai primi incontri non avrebbe avuto lo stesso successo che ha avuto nel fargliela fare nel momento che sentiva più giusto R.. Da questo incontro abbiamo iniziato a suonare sempre al buio con tutti gli effetti della stanza passando dalla chitarra, alla batteria e tastiera.
Dopo il decimo incontro ho riproposto a R. la poltrona vibrante e nonostante la sua indecisione si è convinto nel provarla anche se per poco. Per andargli incontro gli ho messo su un pezzo rock perché una musica rilassante l’avrebbe portato ad un immediato rifiuto dell’esperienza. Stando sdraiato sulla poltrona doveva ascoltare le vibrazioni che gli arrivavano nel corpo, vibrazioni che seguivano l’andamento della musica. Purtroppo questa esperienza non è andata a buon fine: a R. non è piaciuta, anzi mi diceva che tutte quelle vibrazioni gli facevano venire mal di testa. Il mio obiettivo voleva essere quello di portarlo gradualmente a rilassarsi con dei pezzi musicali ideati per il rilassamento della persona perché R. tende ad essere teso e chiuso in tutti i suoi pensieri. Con questa esperienza avrei potuto aiutarlo nel rilassare il suo corpo ed aprirsi così all’ascolto dell’altro. Purtroppo il tempo stringeva e non sono più riuscita a proseguire su questa strada.
SONGWRITING: con la seconda settimana di incontri ho iniziato a proporre a R. di scrivere una canzone. L’interesse si è dimostrato sin da subito forte anche se non aveva ben chiaro come si potesse sviluppare il pezzo. Per procedere gradualmente ho suddiviso il lavoro in diversi passaggi. Inizialmente, gli ho chiesto di pensare quale genere musicale (rock, pop, rap..) potesse essere il più adatto: R. insisteva nel voler comporre un pezzo rock. Abbiamo iniziato ad improvvisare su tutti i generi musicali concludendo che, prima di decidere il genere, sarebbe stato più efficace decidere il tema su cui basare il testo della canzone. Mi sono posta in condizione di massimo ascolto nei confronti di R. per far si che fosse lui a scegliere e proporre dei temi che sentisse più vicini ma a fatica riusciva ad esprimersi. Per aiutarlo nella comunicazione ho iniziato a porgli delle domande: “c’è qualcosa che ti piace fare” o “c’è qualcosa che vorresti dire a qualcuno” o ancora “c’è qualcosa che vorresti cambiare? ma ancora non sapeva darmi risposta dicendomi “no, non saprei..sceglilo tu il tema”. Era in evidente difficoltà così, per non appesantire la situazione gli ho proposto di riascoltare i suoi pezzi preferiti (tutti in inglese) per cercare di capire di che cosa parlassero per poter poi prendere eventualmente spunto. Il lavoro è proseguito due incontri finché, un martedì di inizio dicembre, R. è entrato in stanza deciso sul tema da trattare: scrivere un pezzo per una ragazza che gli piace. Ha faticato a raccontarmi chi fosse questa ragazza ed era in evidente imbarazzo ma “buttato giù il muro” si è aperto completamente arrivando anche a chiedermi consigli su come comportarsi con lei e le ragazze in generale. Superata questa fase abbiamo iniziato a scrivere una strofa: man mano che la strofa procedeva si cercava di tradurla in inglese e di musicarla. La scelta di tradurre il testo è nata dalla volontà di R. probabilmente per “nascondere” il vero significato del testo: l’argomento, seppur scelto da lui, tendeva ad imbarazzarlo agli occhi degli altri. R. si è dimostrato un vero musicista perché passava dalla batteria, alla chitarra, alla tastiera; proponeva ritmi, melodie e, alle mie proposte, era molto critico: “la vorrei più ritmata”, “falla più veloce”, “con queste note è troppo triste” …e via dicendo. L’entusiasmo era talmente tanto che al ritornello ci ha pensato lui da solo senza bisogno del mio supporto. Alla prima strofa e ritornello è stato poi aggiunta la seconda strofa con una coda finale di solo batteria. (vedi Appendice “Beautiful”)
R. avrebbe voluto scriverne altre e, come spesso affermava “pubblicarle su youtube per diventare famoso” ma purtroppo il tempo stringeva e ci siamo dovuti limitare ad un pezzo anche se, sicuramente, scrivere i pezzi successivi sarebbe stato più veloce. Scritto il pezzo siamo passati all’esecuzione vera e propria: io alla tastiera e lui alla batteria. Non ha mai voluto cantare perché sostiene di non avere una bella voce e anche solo farlo provare è stato difficile ma siamo arrivati ad un compromesso: io avrei cantato tutto il pezzo se lui, almeno, avesse cantato il ritornello assieme a me. È stato molto soddisfacente riuscire a creare qualcosa di proprio, qualcosa che fosse solo di R. e lui di questo ne era consapevole; appena c’era occasione si provava il pezzo per più volte di fila e il momento più atteso per lui era la “sua” coda finale dove doveva improvvisare per circa un minuto con la sola batteria. Questa attività ha permesso a R. di esprimersi in un ambiente sereno e lontano dai pregiudizi. Ho notato delle difficoltà nell’esprimersi e spesso facevo fatica a capire anche il solo senso logico di quello che stava dicendo. R. ha bisogno di parlare e “buttare” fuori tutto quello che ha dentro e con il songwriting questo è stato possibile.
BATTERIA: lo strumento che è stato più utilizzato in assoluto. R. ama suonare la batteria e quando potevo lo lasciavo libero di suonare e sfogarsi perché, essendo essa in stanza snoezelen, era uno dei pochi momenti in cui gli era permesso di usarla. Con la batteria sono state fatte tante belle cose dall’improvvisazione al songwriting ma purtroppo era per lui come una calamita: appena la vedeva doveva suonarla e farlo smettere non era facile. L’impulso di suonarla era talmente forte da portarlo a suonare anche mentre gli parlavo o gli chiedevo un momento di silenzio ed è soprattutto per questo che ho ritenuto fondamentale fare attività di ascolto e improvvisazione. Mi è capitato più volte di richiamare la sua attenzione e di chiedergli il silenzio ma la sua reazione non è sempre stata delle migliori: appena sentiva di essere richiamato entrava in uno stato di tristezza e inibizione.
CONCLUSIONE: L’esperienza è stata sicuramente positiva su molti aspetti: R. alla fine del percorso si è dimostrato più disponibile all’ascolto e al rispetto dei turni. Pensando ad una prossima esperienza mi piacerebbe che potesse proseguire con attività che non sono emerse nei nostri incontri come la notazione ritmica con successiva riproduzione e un’attività di gruppo. Attività di gruppo per imparare a collaborare, rispettare i turni e le diversità altrui (cosa emersa poco in R.) e l’insegnamento di una notazione ritmica per dargli delle regole musicali da rispettare, essendo lui in un’età adolescenziale dove trasgredire rischia di essere l’ordine del giorno. Un tema che non sono riuscita ad approfondire con R. è stato il canto; si è sempre rifiutato di cantare perché come mi diceva “non gli piaceva”. Il canto, nella musica, è uno degli strumenti più importanti ed efficaci che si possono utilizzare per aiutare l’individuo nello sviluppo della personalità e nella conoscenza del proprio Io. Sono riuscita a farlo avvicinare al canto solamente negli ultimi incontri ma oramai il tempo a disposizione stava per finire.
Pazienti seguiti da Alberto Tosato
D.
Incontro preliminare con l’educatrice di D.
Durante il primo incontro Giovanna mi parla di D. con cui inizierò un percorso di musicoterapico all’interno della stanza Snoezelen. D. è un ragazzo di 27 anni, ha un ritardo mentale grave è socievole e pratico è quasi completamente privo di capacità di ragionamento. La diagnosi: “ turbe comportamentali con eteroagressività, oligofrenia di medio grado, certificato di invalidità civile, cerebropatia congenita. D. non ha una figura paterna ma solo la madre con la quale ha un buon rapporto. D. torna in famiglia il sabato. Per quanto riguarda l’ambito musicale D. ama la musica e riconosce diversi stili musicali. Nel corso degli anni gli operatori a contatto con D. hanno fornito diversi CD musicali che D. ha ascoltato che lo hanno appassionato. Giovanna mi suggerisce di dare a D. delle consegne concrete nel tentativo di aiutare D. a vivere e riconoscersi in una realtà non fittizia in cui è abituato ad interpretare dei ruoli. D. ha inoltre bisogno di supporto che per mancanza del padre cerca negli operatori che diventano delle forti figure di riferimento.
6 Novembre
Oggi incontro per la prima volta D., Non ho ancora stabilito le attività che andremo a fare insieme, aspetto di conoscere D. direttamente prima di farlo. D. si rivela sin da subito molto socievole, conosce già il mio nome e inizia lui stesso a fare delle domande per conoscermi. D. parla in dialetto, in maniera veloce e inizialmente fatico a capire tutto quello che dice anche perché spesso il discorso non segue una logica. Chiedo se sia contento di fare questo percorso di musicoterapia con me, risponde annuendo continuando a pormi delle domande sui miei familiari. Comincio un discorso sulla musica per capire quale genere possa piacere a D., elenco alcuni artisti italiani e D. sembra entusiasta ad ogni nome citato. In seguito esploriamo la stanza Snoezelen, ma D. non è interessato alle componenti varie ma è piuttosto attratto dagli strumenti musicali, in particolar modo dalla chitarra. Mostro a D. la poltrona vibrante, D. non vuole stendersi su di essa, però attivandola parte la riproduzione di un CD e D. riconosce quasi da subito che si tratta di un brano dei Pink Floyd. Il riconoscimento musicale di D. mi stupisce. Il primo incontro finisce, ci salutiamo e lascio una consegna per la volta successiva, cioè di portare dei CD che ascolta spesso.
8 Novembre
D. arriva nella stanza salutandomi con molto entusiasmo, mi chiede come va e si siede subito vicino a me, chiedo se abbia con se i CD ma li ha dimenticati. Sembra non abbia alcuna memoria della consegna che gli avevo dato la volta precedente. Ascoltiamo dei brani musicali dal mio computer, D. Si diverte molto alte indovinare il titolo o l’autore della canzone ascoltata. Capisco subito che D. è un grande appassionato di musica, soprattutto cantautori italiani ma anche musica straniera. Dal primo ascolto emerge un grande entusiasmo per Ligabue.
13 Novembre
Oggi ho portato alcuni testi delle canzoni di Ligabue, mi metto alla tastiera per suonarle e autonomamente D. decide di prendere la chitarra sentendosi vicino a me. D. non conosce l’uso degli accordi, suona la chitarra solo con la mano destra muovendo ritmicamente le corde. D. non produce una sequenza armonica ma segue la canzone ritmicamente in tempo, nell’inciso delle canzoni, ad esempio “certe notti” enfatizza la pennata sulle corde seguendo anche la linea vocale del pezzo. Dopo aver suonato propongo a D. di sdraiarsi sulla poltrona vibrante ma risponde con un no deciso, manifestando la volontà di continuare a suonare.
15 Novembre
Sono passati due giorni dall’ultimo incontro ma D. non si ricorda delle attività che abbiamo fatto l’ultima volta che ci siamo visti. Non ricorda neppure le canzoni che abbiamo suonato insieme, ripropongo anche la canzone di Ligabue che lo aveva particolarmente entusiasmato. Anche questa volta D. prende subito la chitarra per sedersi poi vicino a me. Ripropongo nuovamente “ certe notti”, questa volta però lo sollecito a cantare, D. non canta durante la strofa, ma non fa nella parte del ritornello: utilizzo la tecnica dello stop, cioè blocco la frase musicale prima dell’ultima parola, per stimolare la memoria D. il gioco funziona, D. riesce a completare quasi sempre la frase musicale. Improvvisamente D. mi dice di essere stanco e si alza per raggiungere i suoi compagni in piscina, non insisto nel forzarlo a proseguire con altre attività e lo accompagno.
20 Novembre
D. mi sta aspettando fuori dalla porta, la stanza è ancora occupata da Sofia ma è impaziente e vuole entrare. L’operatore che lo accompagna mi racconta che D. ha saltato il suo riposo pomeridiano perché ansioso di partecipare all’incontro di musicoterapia. Il saluto di D. è veramente caloroso, mi assesta un bel colpo sulla spalla in segno di amicizia! Iniziamo con il gioco degli indovinelli musicali: propongo uno stralcio di un brano e attendo che D. indovini il titolo del brano o il compositore. Le risposte di D. sono quasi sempre giuste, a volte le informazioni che mi da riguardano anche la collocazione cronologica del brano e l’età dell’autore. D. spesso ricorda anche se l’autore o il cantante del brano sia ancora vivente o meno. Se il riconoscimento di un brano sembra piuttosto facile per D. dà una traccia originale, provo a rendere più difficile il gioco suonando i brani con la tastiera. Anche in questo caso D. è sorprendente, indovina molto di frequente.
22 Novembre
Anche questa volta D. mi aspetta fuori dalla porta ansioso di cominciare, mi dice che sono in ritardo e mi stringe subito la mano. Iniziamo con una breve conversazione, cerco di porre delle domande per stimolare la memoria di D. chiedendo cosa avesse mangiato a mezzogiorno oppure cosa avessi fatto il mattino. D. Risponde sempre ma spesso inventa informazioni o sostiene di non ricordarsi, questo aspetto rende ancora più interessante la sua memoria musicale che e’ molto solida e sicura. Durante il gioco degli indovinelli musicali propongono anche dei brani di cartoni animati. D. ricorda anche le sigle televisive e questo si rivela anche un pretesto anche per parlare personaggio principale del cartone animato, ricordandone le particolarità e le imprese da lui compiute. Provo a mettere alla prova D. anche sottoponendogli delle basi da karaoke, ma non sembrano metterlo in difficoltà nel riconoscimento.
27 Novembre
Dopo avermi salutato, con il solito entusiasmo, D. mi racconta di essere stato alla fiera cavalli e mi parla dei due esemplari che si trovano nella struttura. Poi ci sdraiamo sul grande cuscino, qui mentre io suono la tastiera, D. mi accompagna con un tamburo. D. segue i cambiamenti ritmici che io propongo con la tastiera, sembra inoltre uniformarsi anche alle dinamiche. Continuiamo con un dialogo sonoro cambiando anche gli strumenti, D. si muove sempre ascoltando le mie proposte musicali.
29 Novembre
D. felice di vedermi, mi accoglie con le soliti colpi ben assestati sulle spalle e come sempre si informa sulla salute dei miei familiari. Invito D. a provare la poltrona vibrante, ma anche questa volta non vuole né stendersi né sedersi su di essa, e continua la conversazione parlandomi di cose che aveva “visto” sul giornale. Cominciamo l’ascolto di nuove canzoni, dopo le italiane propongo alcuni brani rock che D. non esita ad individuare. Questa volta è presente la batteria e D. si siede ma non propone alcun ritmo, attende che cominci io a suonare qualcosa. Mi segue suona molto forte il rullante, forse per questo è meno portato a seguire i miei cambiamenti ritmici e continua con il primo che aveva iniziato.
11 Dicembre
Ci rivediamo dopo un po’ più di tempo, l’operatore che accompagna D. mi riferisce che non è stato bene, D. è influenzato ha qualche linea di febbre ma, non vuole rinunciare all’incontro. D. appare visibilmente provato dal malessere e non è spiritoso e loquace come il solito. D. si impegna a suonare la chitarra, mano dopo un po’ di tempo è ancora più stanco e fatica a parlare. Chiedo se preferisce tornare a riposarsi, lui annuisce, così lo riaccompagno al suo gruppo.
13 Dicembre
D. si è ristabilito ed è tornato al consueto entusiasmo con cui mi saluta. Oggi mi parla anche delle mie colleghe che ha conosciuto, Sofia e Federica. Utilizzo all’argomento per creare una canzone, sostituendo le parole ad una canzone che è molto familiare a D.: si tratta di “terra promessa” di Eros Ramazzotti. Inizialmente l’operazione di songwriting non suscita un grande interesse in D., in seguito, ho proposto a D. come si potrebbe utilizzare la canzone ai fini di uno scherzo verso le due ragazze in questo sembra avergli fornito una forte motivazione. D’ora in poi l’idea dello scherzo diventa un pensiero ricorrente di D. Cominciamo con l’operazione di sostituzione delle parole.
18 Dicembre
Dopo il consueto caloroso saluto, D. parla immediatamente dello scherzo che dobbiamo organizzare a Sofia e Federica. E’ la prima volta che D. ricorda cosa avevamo fatto la volta precedente. Ripetiamo cercando di rielaborare il testo di “ terra promessa”, mi rendo conto che sarà difficile far ricordare a D. il nuovo testo. D. è molto divertito, entusiasta per l’idea dello scherzo continua a ridere mentre cantiamo insieme la canzone. Poi passiamo ad altre canzoni, D. apprezza molto “la donna cannone” di de Gregori, la cantiamo e noto come D. si lasci trasportare dalle note della canzone soprattutto nella parte del ritornello.
20 Dicembre
D. mi attende sulla soglia della porta nell’attesa che Sofia termini le sue attività. Sottovoce mi ricordo subito l’idea dello scherzo, allora ne propongo subito uno, cioè entrare nella stanza suonando forte i tamburi e cantando tanti auguri, coinvolgendo anche tutti gli altri suoi compagni che che stanno per recarsi in piscina. Lo scherzo ha un buon esito, tutti sono molto divertiti! Finite le risate, ci sediamo io alla tastiera e D. alla batteria, dopo qualche minuto dedicato ad una libera improvvisazione ripropongo il nostro brano riscritto a D. Cercò di sollecitare D. ricordare le nuove parole del testo interrompendo ogni frase verso la fine. D. ricorda le parole, non sono riesce anche a variarle.
27 Dicembre
D. non è venuto è rimasto a casa dalla madre.
15 Gennaio
Sonno trascorse le vacanze. D. rivedendomi mi saluta con trasporto e dopo avermi parlato di notizie lette sul giornale mi ricorda l’operazione scherzo! Sono passati 15 giorni dall’ultima volta che ci siamo visti eppure non ha dimenticato quest’idea che lo diverte. Ipotizzo anche l’idea di registrare la nostra canzone e D. mi chiede se possiedo una videocamera, e mi invita a portarla. Poi cominciamo a suonare e D. mi dice che vorrebbe cantare la canzone “ fratelli d’Italia” cioè l’inno nazionale, si siede alla batteria e mentre comincio il brano a tempo di marcia D. mi segue alla batteria utilizzando il rullante. Alla fine D. ride e la vuole aggiungere alla ragistrazione che le due ragazze dovranno vedere.
17 Gennaio
D. come prima cosa mi chiede se ho la telecamera, anzi, si ricorda anche un particolare di quest’ultima di cui ne avevo parlato la volta precedente. Posiziono la videocamera e registro i due brani.
22 Gennaio
Continuiamo la registrazione dei brani, questa volta predispongo il setting nella zona del tappeto luminoso della stanza Snoezelin, avvolgo D. e il tamburo con un fascio di fibre ottiche e faccio lo stesso su di me e la tastiera e cominciamo a suonare. Dopo avere suonato i nostri due cavalli di battaglia inizio un improvvisazione musicale. Questa volta la durata dell’improvvisazione è molto lunga, D. è sensibile anche alle varie D. da me proposte, infatti modifica l’intensità sul tamburo in risposta al variare del piano e forte. La durata dell’improvvisazione nel contesto della stanza Snoezelen è sensibilmente più lunga.
24 Gennaio
Ripropongo l’improvvisazione con D. isolandoci nell’angolo con il tappeto stellato e le fibre ottiche. Anche questa volta l’improvvisazione musicale è lunga, D. sembra stancarsi di meno in questo contesto. Finita la sessione musicale prospetto a D. la fine dei nostri incontri, in risposta D. medita una festa finale e sull’organizzazione dell’evento. Mi parla di una pizzeria e sull’idea di voler fare un omaggio floreale a Sofia e mi spiega come procurare questa pianta.
29 Gennaio
Inaspettatamente D. si presenta con una piccola pianta da regalare a Sofia. E’ una primula, il momento è commovente!
31 Gennaio
Ultimo incontro con D. cominciamo subito con la canzone che lui dovrà suonare davanti ai suoi colleghi. Io suono la tastiera mentre J. mi accompagna con la batteria. Nel ritornello J. si espone cantando anche se con voce flebile e insicura. J. dopo tanta reticenza canta ed è la prima volta che lo fa! Peccato questo succeda proprio alla fine dei nostri incontri, sarebbe stato sicuramente un aspetto da sviluppare con più tempo a disposizione.
Il seguente testo l’abbiamo costruito sulla melodia di una canzone di Ramazzotti (“Terra Promessa”):
Io mi chiamo D.
E io mi chiamo Alberto
E abbiamo deciso di fare uno scherzo
Cantare è la nostra passione
E farlo con tanta gente
…
Uno scherzo promesso
È uno scherzo fatto
A Sofia e Federica
Noi non ci fermeremo
Non ci stancheremo
Di scherzare con le nostre amiche!
Conclusione
Come mi era stato annunciato dagli operatori ed educatrici non ho incontrato grandi difficoltà durante il tempo trascorso con D. In occasione dell’incontro preliminare l’educatrice Giovanna Biondani mi ha parlato di D. descrivendone i tratti fondamentali e degli obiettivi da pormi durante il percorso musicoterapeutico nella stanza Snoezelen. Sin dal primo incontro D. si é rivelato molto socievole, infatti, è bastato poco tempo per instaurare un buon rapporto. All’inizio di ogni incontro D. mi ha sempre salutato e accolto con molto entusiasmo cercando spontaneamente un contatto fisico, quale ad esempio una stretta di mano, una forte pacca sulla spalla o un bel pugno ben assestato! Anche gli operatori che lo accompagnano hanno confermato l’entusiasmo di D. che spesso, eccitato per l’incontro imminente non è riuscito a dormire durante il suo consueto riposo pomeridiano. Per quanto riguarda l’approccio con la stanza Snoezelen, non è nato un grande interesse da parte di D.: le luci, il tubo con le bolle, il cielo stellato, e i fasci luminosi di fibre ottiche non hanno catturato la sua attenzione che è si è rivolta maggiormente agli strumenti musicali presenti . Più volte ho proposto a D.,in vari momenti degli incontri, di provare l’utilizzo della poltrona vibrante ma, ho sempre ricevuto un gentile ma deciso rifiuto, D. non ha mai voluto né sedersi né sdraiarsi su di essa. Ho sempre notato l’interesse e la voglia di intraprendere un’attività musicale, a volte lo stesso D. mi ha chiesto esplicitamente di sedermi e suonare con la tastiera. D. ha ascoltato molto volentieri la musica proposta sia quella tratta dalle diverse liste musicali sul mio computer che quella suonata alla tastiera o alla chitarra, possiede una vasta conoscenza musicale sia per quanto riguarda la musica italiana che quella straniera e ne ricorda gli autori, a volte i titoli, a volte i testi musicali ed è riuscito a collocarli cronologicamente nel tempo. Il massimo coinvolgimento di D. si è compiuto quando egli stesso ha preso parte ad una sessione musicale suonando uno strumento, solitamente la batteria o la chitarra anche se solo ritmicamente senza produrre delle sequenze armoniche con la mano sinistra. In accordo con Giovanna B. ho cercato di individuare degli obiettivi da perseguire durante il tempo trascorso con D., in cui la musica si è delineata come un importante mediatore per raggiungere alcuni semplici propositi, che, parallelamente all’aspetto di intrattenimento diventa anche il pretesto per compiere delle consegne concrete aiutando così D. a riconoscersi e vivere le cose concretamente senza fingere la realtà. La forte conoscenza musicale di D. mi ha indicato un’attività che poi si è rivelata molto efficace, soprattutto per quanto riguarda l’esercizio della memoria e la prese in considerazione di una realtà concreta: si tratta di quello che abbiamo chiamato “il gioco degli indovinelli musicali”. Durante quest’attività ho proposto diverse canzoni suonandone a volte delle sezioni variandone anche la forma e il ritmo, in risposta D. si è prestato ad un’azione di riconoscimento dei brani enunciandone alcuni aspetti variabili tra autore, titolo, parte del testo della canzone. Questo esercizio è servito anche per parlare della degli autori delle canzoni in questione,con semplici descrizioni della loro vita. Un altro esercizio, che si è rivelato molto utile per l’esercizio della memoria è stato quello della “musica stop”: cioè prendere le canzoni più care a D. per suonarle e cantarle interamente , ma, interrompendole ogni volta poco prima dell’ultima parola di ogni frase nel tentativo di indurre D. a pronunciarle. Gran parte del tempo è stato dedicato anche a libere improvvisazioni e dialoghi sonori in cui D. si è sempre dimostrato in grado di sintonizzarsi con le mie proposte musicale anche se non ne è mai stato la guida. In occasione di queste libere sessioni musicali o potuto testare anche le variazioni che si sono verificate utilizzando insetti in offerto dalla stanza Snoezelen: le luci soffuse, i colori prodotti dalle varie lampade e dei fasci di fibre ottiche disposti intorno a noi hanno sicuramente prodotto un effetto rilassante incrementando e migliorando anche il livello della concentrazione. Un dato che mi è risultato subito chiaro e la differenza della durata delle sessioni musicali con o senza l’utilizzo del settimo offerto dalla stanza, normalmente D. ha sempre interrotto le sessioni musicali improvvisative perché stanco o avvertendo la fine del brano musicale, l’inserimento nel contesto Snoezelen ha prodotto un sensibile allungamento della sessione musicale che spesso è terminata con l’entrare nella stanza del ragazzo del loro successiva. D. ha una buon riconoscimento musicale ma sembra non abbia memoria, anche per quanto riguarda tempi brevi di quello che ha appena fatto o compiuto. L’attività dell’organizzazione dello scherzo nei confronti delle mie due colleghe che si è rivelata per D. come una forte spinta motivazionale che lo porta a ricordare discorsi fatti, azioni e propositi. Se in occasione dei primi incontri D. non ricorda mai di portare i CD più cari all’incontro successivo, ma , con mio grande stupore si ricorda negli ultimi incontri di portare un omaggio floreale a Sofia. D. mi ricorda anche più volte che abbiamo stabilito che dovesse portare la mia videocamera per filmare le nostre canzoni. Finiti gli incontri a disposizione D. mi ha chiesto quando sarei tornato, invitandomi a mangiare insieme a lui la settimana successiva.
J.
Incontro preliminare con l’educatrice di J.
Alla vigilia dell’inizio di questo percorso di musicoterapia nella stanza Snoezelen, precede un incontro con l’educatrice che si occupa del gruppo minori in cui j. è inserito. Per iniziare la conversazione e le domande per capire con chi avrò a che fare, prendo come riferimento il questionario iniziale del modello IMTAP. La diagnosi di J. consiste in un “ritardo medio lieve”. Dopo qualche domanda di carattere generale, i quesiti proposti dal modello sembrano non bastare per poter inquadrare il ragazzo e inizia una conversazione che riguarda il passato di j., il suo arrivo al C.e.r.r.i.s. e il suo inserimento scolastico. J. è un adolescente di quindici anni, nasce e vive qualche anno in Nigeria per poi affrontare diversi spostamenti in Europa prima del suo arrivo in Italia. J. cresce senza una figura paterna e la madre ha problemi psichici e di alcolismo. Riguardo al carattere, J viene descritto come riservato e introverso, molto diverso dal suo coetaneo R. che si appresta a compiere la stessa esperienza con la mia collega Sofia. Timido, con scarsa autostima J. segue schemi fissi ed è meticoloso e ripetitivo nei comportamenti e schemi mentali. J frequenta il primo anno della scuola alberghiera, sin dalle medie è certificato quindi con un sostegno. A scuola si sono verificati degli episodi di bullismo dove J. è stato ripetutamente deriso da alcuni elementi della classe per il colore della sua pelle. Questi fatti sono stati affrontati dalla scuola che ha preso dei provvedimenti a riguardo, anche se, inevitabilmente J. è rimasto colpito dalle offese chiudendosi ulteriormente in se stesso e limitando la sua rete di amicizie almeno in ambito scolastico. Per quanto riguarda le attività nel tempo libero, J. frequenta degli allenamenti di calcio che sembra essere la sua più grande passione e aspirazione. L’educatrice ribadisce più volte l’importanza del calcio per J. così forte tanto da precludere altri tipi di attività e interessi. Proprio a fronte di questa “ossessione”calcistica sembra opportuno far vivere a J. un esperienza diversa che lo stimoli e lo induca a considerare anche una prospettiva musicale di cui il ragazzo è sempre rimasto abbastanza indifferente. J. non ascolta musica, non canta e non ha mai manifestato la voglia di suonare uno strumento musicale, diversamente da molti dei suoi coetanei con cui vive. J. non ha chiesto di poter far parte di un percorso musico terapeutico e secondo i suoi tutori si aspetta di scaricare della musica durante questi incontri. Il caso quindi a questo punto si prospetta come una vera e propria sfida, non so ancora precisamente che attività proporre ma di sicuro credo che un obiettivo di questi incontri sarà quello di avvicinare J. alla musica nel tentativo di nutrire in lui una curiosità che potrebbe forse diventare un nuovo interesse parallelo a quello calcistico. Mi riservo prima un incontro diretto con J. prima di cominciare ad ipotizzare una serie di attività da compiere con lui.
6 Novembre
Trascorso l’ora con D. segue il primo incontro con J. L’ora che trascorrerò con J. mi preoccupa maggiormente rispetto a quella precedente, non so ancora che attività organizzare ma preferisco aspettare di conoscere il ragazzo prima di pensare al da farsi. J. si presenta, non è proprio il ragazzino che mi aspettavo, fisicamente sembra più grande della sua età. Nonostante il suo carattere riservato e introspettivo non sembra un ragazzo timido e la nostra conversazione non è limitata da questi aspetti. J. esordisce con una domanda, mi chiede se in questo “corso di musicoterapia” si scaricheranno delle canzoni, prima di rispondere gli chiedo cosa si aspetta di fare durante queste ore trascorse con me e lui replica il discorso delle canzoni scaricate. Rispondo che può essere un’opzione ma non l’unica e ci sarà spazio per tante altre attività, come fare musica, suonare o cantare, in risposta J. sembra subito deciso a voler escludere quest’ultima possibilità, di canto non ne vuole sapere, mi dice di non avere una bella voce e di non essere in grado di cantare. Chiedo allora se non avesse mai provato a farlo e lui mi risponde che ci sono altri ragazzi nel gruppo che sono appassionati di musica e che cantano molto bene. Ribadisce fermamente che non vuol assolutamente cantare e di essere più disposto alla produzione di musica strumentale, anche se non sa bene come, perché non conosce alcun strumento musicale. Cerco di rassicurarlo cercando di fargli capire che non avrei cercato, almeno per adesso, di fare attività che potessero metterlo a disagio, soprattutto il canto. Successivamente cominciamo una conversazione, e parliamo della sua vita, la scuola, le sue attività e mi sembra ben disposto a farlo. Non esita mai a rispondere alle mie domande, sembra molto tranquillo nel raccontarmi le vicende anche più spiacevoli. Chiedo se fosse mai stato nella stanza Snoezelen e se avesse fatto corsi di musica ma risponde che non ha mai sviluppato un grande interesse per la musica. Mi racconta di conoscere poche canzoni, di non distinguere i generi musicali e di non avere mp3 o cd musicali, allora chiedo se non utilizzasse i sistemi per ascoltare la musica in rete ma risponde di non aver considerato la possibilità non sapendo utilizzare bene il computer.
8 Novembre
Riprendiamo il discorso delle preferenze musicali, chiedo a J. quali cantanti abbia ascoltato ultimamente e mi parla di un rapper italiano che ha conosciuto grazie ad un suo coetaneo. Cerchiamo il file su internet ma poi riscontro il problema dell’amplificazione audio. Nella stanza Snoezelen non c’è uno stereo o amplificatore, l’unica fonte disponibile è la poltrona vibrante ma prevede solo l’utilizzo dei dvd. Il sistema di amplificazione si pone come il primo problema da risolvere, perché l’attività che ho proposto è un ascolto musicale e farlo in cuffia ridurrebbe la possibilità di dialogo e critica. J. sembra entusiasta di conoscere nuovi generi musicali e cantanti anche se ci tiene a puntualizza sempre la sua preferenza verso il calcio. Vista l’impossibilità momentanea di ascoltare musica, esploriamo la stanza e gli strumenti a disposizione. Mi chiede il nome di ognuno di essi sperimentandone l’uso, ma sempre su mio suggerimento, non prende mai l’iniziativa di suonare senza un mio sollecito.
13 Novembre
Dopo un discorso sulle ultime prodezze calcistiche di J., ci sediamo per ascoltare un po’ di musica. Finalmente ho trovato un cavo che possa collegare il mio computer alla poltrona vibrante, anche se le frequenze basse rimangono sempre abbastanza presenti. Ho pensato di fare una breve storia del rock e blues partendo dagli anni 50, ascoltiamo i successi storici in ordine cronologico, J. è interessato e vuole sempre conoscere il genere preciso con cui classificare i brani e gli artisti. Chiedo a J. se vuole che prepari un cd con dei brani da ascoltare o se preferisce averli su un lettore mp3 o una chiave usb, risponde che avrebbe cercato una vecchia chiave usb.
15 Novembre
Riprendiamo con l’ascolto delle playlist per inquadrare l’evoluzione musicale nel corso degli anni. J. si dimostra sempre preoccupato di dare una definizione precisa del genere musicale di ogni brano ascoltato, cerco di spiegare che è molto difficile fare delle classificazioni rigide in musica. Continuo con la storia musicale e J. è attento soprattutto all’aspetto biografico degli artisti. Cerco di spiegare mediante l’ascolto le differenze ritmiche tra tempo ternario e binario.
20 Novembre
Durante questo incontro affrontiamo la nascita del blues e la sua evoluzione nel tempo. Dopo vari artisti ascoltiamo un brano di Erick Clapton e lo definisco uno dei più importanti chitarristi del “blues bianco”, la definizione suscita in J. un interrogativo sulla differenza tra blues bianco e nero. J. formula spontaneamente delle considerazioni riguardo al colore della propria pelle e mi rivela come sia stato oggetto di scherno da parte di alcuni compagni a scuola. Chiedo poi a J. di scegliere una percussione per seguire un brano musicale. Entrambi prendiamo i tamburi e suoniamo per il resto della lezione.
22 Novembre
Iniziamo con l’ascolto dalle playlist, siamo arrivati agli anni 70. J. non conosce i gruppi famosi di quegli anni ma riconosce alcune canzoni e mi dice che vorrebbe averne qualcuna. Fra una canzone e l’altra chiedo come va a scuola e mi spiega la presenza di alcuni compagni che lo deridono, riferisce di non aver stretto moltissime amicizie. Riguardo alle attività scolastiche non parla con grande entusiasmo eccetto l’ora di educazione fisica dove può praticare il suo sport preferito. Inizia un lungo discorso sugli allenamenti di calcio, fatico ad iniziare un’attività, sembra essere così entusiasta nel parlare. Suggerisco di provare a fare qualche ritmica insieme con le percussioni, chiedo a J. di iniziare un qualsiasi ritmo gli venga in mente ma lui procede con il discorso calcistico mentre tiene in mano il tamburo. Dopo qualche minuto, non riuscendo a concludere la conversazione, comincio a produrre un ritmo binario semplice senza sovrastare la sua voce e pian piano mi segue imitando la mia ritmica. J. segue il ritmo, nonostante dichiari continuamente di non essere in grado, riesce a sostenere in maniera regolare il susseguirsi delle pulsazioni ritmiche. Mentre suoniamo entra nella stanza R., un coetaneo di J. che segue il percorso musico terapeutico con Sofia., è un ragazzo molto musicale ed estroverso e riconosciuto dai suoi coetanei come il musicista del gruppo. Una volta entrato R. inizia a suonare con le sue bacchette e J. smette immediatamente dileguandosi dalla stanza.
27 Novembre
J. dopo avermi aggiornato sui suoi allenamenti sostiene di non essere in grado di suonare, e di non aver mai imparato l’uso di uno strumento. Cerco di spiegare che la conoscenza musicale non ha un’origine casuale, ma da un continuo esercizio e spesso si apprende mediante un’operazione di tipo imitativo. J. decanta la bravura di alcune ragazze nel canto e del suo amico R. nella batteria, ma allo stesso tempo ribadisce il fatto di sentirsi estraneo all’attività musicale. Cerco di stimolarlo mettendo in luce le sue doti ritmiche naturali che potrebbero essere sviluppate con l’esercizio. Il fatto di aver sostenuto che J è “portato per diventare un musicista” lo rende perplesso, il fatto di avere una propensione musicale lo entusiasma ma nello stesso tempo tiene a precisare che la sua passione è il calcio. Replico che entrambe possono coesistere anche con grado di impegno diverso. Chiedo se avrebbe il desiderio di imparare uno strumento musicale e lui risponde la chitarra. Iniziamo ad esplorare le corde della chitarra, la posizione delle mani e cominciamo con l’imparare due accordi semplici. L’intento è quello di suonare un giro di do.
29 Novembre
Tutto il tempo è dedicato alla chitarra cercando di fissare le posizioni delle dita sulla tastiera della chitarra. Propongo a J. di esercitarsi anche altri giorni.
11 Dicembre
Ci rivediamo dopo un po’ più di tempo. J. ha dimenticato completamente le posizioni degli accordi, non capisco se sia interessato o meno ad imparare lo strumento o perlomeno ad apprenderne i rudimenti. J. mi chiede come fare per diventare un grande chitarrista, rispondo che alla base di ogni bravo musicista c’è tanto studio e impegno. Cerco di insegnare la sequenza di due accordi ma J. fa molta fatica.
13 Dicembre
Prosegue l’esercizio con la chitarra, ho portato anche la mia per migliorare l’apprendimento. J sembra riuscire a compiere una successione di accordi anche se con fatica, manca la coordinazione fra le due mani ma credo sia una questione di esercizio.
18 Dicembre
Con il passare della settimana J. ha dimenticato nuovamente gli accordi, ma è dovuto al fatto di non essersi mai esercitato, infatti, ha già dimostrato di poter apprendere ma non sembra disposto ad esercitarsi. Nel frattempo J. mi mostra un lettore mp3 che gli è stato regalato e mi chiede della musica da caricare. Propongo di fare una raccolta di brani che già conoscesse e un’altra “a sorpresa” che dovrà esplorare. Continuiamo con la chitarra.
20 Dicembre
J. ha ascoltato la musica che gli ho passato sul suo lettore mp3, racconta cosa gli è piaciuto. Riascoltiamo una delle canzoni che gli è piaciuta maggiormente e gli porgo un tamburo suggerendogli di seguire il ritmo della canzone. Anch’io seguo il ritmo, J scruta il mio modo di suonare e abbandona subito quello che stava facendo per imitarmi. Mi segue e al terminare della canzone continuiamo in un’improvvisazione libera. Cambio ritmiche e intensità, J. continua a seguirmi e sento che si è instaurata una sintonia musicale. Al termine della sessione musicale mi complimento con J. per la sua performance e j si dimostra conscio dei progressi musicali che ha compiuto. Dico a J. di essere “portato per la musica”.
27 Dicembre
Oggi propongo a J. un esperimento, oscuro completamente la stanza e faccio stendere J. sulla poltrona vibrante, oscuro la stanza e inizio una sessione ritmica con lui. In un primo momento utilizzo una musica di riferimento riproducendola con la poltrona vibrante, poi interrompo la musica della poltrona e la sostituisco suonando la tastiera. J. continua a suonare, sembra più spontaneo e regolare. I benefici della stanza Snoezelen sembrano immediati, soprattutto per quanto riguarda la concentrazione di J. che sembra essere migliorata, come per la durata e la qualità della produzione musicale. L’incontro con J. continua anche nell’ora successiva perché D. è rimasto in famiglia per le vacanze natalizie.
15 Gennaio
Sonno trascorse le vacanze. J. racconta di essere migliorato a calcio anche se sostiene sempre la bravura del suo coetaneo R. che gioca in un’altra squadra, ne elogia le qualità superiori. E’ sempre difficile portarlo all’attività che vorrei fare con lui, non voglio interromperlo magari rovinando l’entusiasmo che dimostra nel raccontare. Ripeto l’attività dell’ultimo incontro, questa volta registro l’audio prodotto. J. ascolta ciò che ha appena suonato e rimane sorpreso, sostiene di essere migliorato e alla mia conferma giustifica il suoi progressi con il fatto di aver dedicato più tempo all’ascolto musicale.
17 Gennaio
Oggi J. mi saluta e mi chiede cosa significhi essere un grande fantasista e poi come diventarlo. Questa volta voglio creare una canzone con J. utilizzando un programma con il computer di multi traccia. Inizio registrando una traccia ritmica di riferimento poi ne aggiungo altre sei facendole suonare a J. Suggerisco a J. di suonare spontaneamente, utilizzando strumenti e ritmiche diversi per ogni traccia. Al termine, dopo aver mixato le tracce audio, ascoltiamo il risultato. Il brano strumentale, sembra essere piaciuto a J. ma non chiede di registrarne altri, ne deduco che il programma audio non suscita un grande interesse da parte di J. Poi J. mi chiede se posso caricare dell’altra musica sul suo lettore mp3.
22 Gennaio
J. e gli altri ragazzi del suo gruppo sono in gita sulla neve.
24 Gennaio
Oggi utilizziamo la batteria che c’è nella stanza Snoezelen, J. si siede sullo sgabello e analizziamo i singoli componenti cercando di capire come funzionano. Propongo a J. di coordinare grancassa e rullante in un ritmo molto semplice. J. sembra sostenere per diverse battute i due strumenti. Ripeto la stessa operazione spegnendo le luci e avvolgendolo con le fibre ottiche luminose. J. mi chiede di imparare la canzone Skyfall di Adele e rispondo che l’avrei procurata per la volta successiva
29 Gennaio
Ci sediamo sul tappeto illuminato e chiudo la porzione di stanza delimitata dalle tende. Mentre J. mi racconta del suo ultimo allenamento di calcio gli propongo uno tamburo, nel quale ho inserito le fibre ottiche. Un altro fascio di fibre lo avvolgo intorno a me e alla tastiera mentre l’ultimo a J. Iniziamo un improvvisazione, J. risponde ai miei cambi ritmici e tematici, la durata della sessione è la più ampia, J. è divertito e anche sorpreso delle sue capacità musicali. Nella seconda parte dell’incontro ascoltiamo la canzone Skyfall, la riproduco alla tastiera cantandola. Propongo a J. di cantarla magari in vista dell’incontro collettivo che ci aspetta, ma non ne vuole sapere, però, si rende disponibile a fare la parte del coro. Per la prima volta sento la voce di J. è una voce grave, riesco a fare dei vocalizzi insieme a lui. Dico a J. di non essersi accorto di avere una bella voce e di essere intonato, J. dice di non aver mai provato a cantare e di non voler farlo.
31 Gennaio
Ultimo incontro con J., cominciamo subito con la canzone che lui dovrà suonare davanti ai suoi colleghi. Io suono la tastiera mentre J. mi accompagna con la batteria. Nel ritornello J. si espone cantando anche se con voce flebile e insicura. J. dopo tanta reticenza canta ed è la prima volta che lo fa! Peccato questo succeda proprio alla fine dei nostri incontri, sarebbe stato sicuramente un aspetto da sviluppare con più tempo a disposizione.
CONCLUSIONI
Dall’incontro preliminare con la coordinatrice di riferimento di J. è emerso chiaramente un obiettivo da perseguire durante questi incontri di musicoterapia, o meglio “una sfida” nel riuscire ad ampliare gli interessi di J. avvicinandolo alla musica. L’intento di suscitare in J. una curiosità nei confronti del mondo musicale mi è sembrata inizialmente una cosa semplice, considerando soprattutto come la musica spesso ricopra un ruolo importante per i ragazzi della sua età. J. non ha mai dichiarato apertamente un disinteresse nei confronti della musica ma piuttosto ha sempre sostenuto la sua incapacità musicale contrariamente ai suoi coetanei del centro. J. coltiva una grande passione, ed è la sua più grande aspirazione cioè giocare a calcio. Ad ogni incontro non manca il riferimento calcistico a volte con degli aspetti quasi ossessivi, soprattutto quando J. ha messo confronto le sue abilità con quelle dei compagni di squadra dimostrando un profilo di bassa autostima di se stesso. J. si è dimostrato collaborativo riguardo a un’attività di pratica strumentale ma si è sempre dichiarato contrario ad ogni tipo di pratica vocale sostenendo di non essere in grado di farlo. Inizialmente ho pensato che la conoscenza di uno strumento avrebbe potuto migliorare il suo grado di autostima, così, alcune lezioni sono state dedicate all’uso della chitarra. J. Ha dimostrato di apprendere le posizioni della mano sulla tastiera della chitarra, alcune sequenze di accordi, le ritmiche con la mano destra ma non si è mai esercitato singolarmente dimenticando di volta in volta le nozioni apprese. Le percussioni, invece, si sono dimostrate strumento più valido per accrescere e soprattutto valutare i progressi musicali di J. il quale , suonando tamburi e il rullante della batteria, ha potuto notare personalmente i propri miglioramenti sia per quanto riguarda la ritmica e il riconoscimento musicale. Ho notato che a volte riconoscendo una naturale predisposizione alla musica, confutando quindi l’idea di cui era stato convinto fino ad allora, ho riscontrato una reazione ambigua, cioè la soddisfazione raggiunta da J. in campo musicale è vissuta in contrasto con la sua passione calcistica. Ho sempre cercato di motivare J. a coltivare entrambi gli interessi, sostenendo che l’uno non avrebbe escluso l’altro. Per quanto riguarda l’approccio con lo strumento ritmico, J. non ha mai ricoperto il ruolo di guida durante le nostre improvvisazioni musicali, però, ha sempre cercato di sintonizzarsi sulle mie proposte, imparando progressivamente a seguire sia la pulsazione ritmica che la dinamica. Questo processo di sincronizzazione musicale si è dimostrato più forte nel contesto della stanza Snoezelen, nella quale si sono amplificati diversi aspetti come l’attenzione, la qualità della produzione musicale e soprattutto la durata, nettamente superiore alle sessioni senza l’utilizzo della stanza. In particolar modo la poltrona vibrante si è rivelata molto efficace per aumentare lo stato di rilassamento durante la pratica musicale. Per quanto riguarda l’interesse all’ascolto musicale ho riscontrato un’ evoluzione nel corso del tempo, se inizialmente J. non ascoltava le liste musicali che lasciavo come consegna per la volta successiva, nel corso delle sedute le sue richieste di materiale musicale si sono intensificate ed è aumentata anche la curiosità sulle biografie di alcuni musicisti e cantanti. Uno degli obiettivi che mi ero posto all’inizio dei nostri incontri, si è realizzato proprio alla fine dei nostri incontri. J. Si è sempre rifiutato di cantar partendo dal presupposto di avere una brutta voce, ma, negli ultimi tre incontri una canzone di Adele l’ho portato a localizzare seguendo la linea vocale del ritornello. Peccato che questo aspetto sia emerso solo alla fine degli nostri incontri, magari operando proprio sull’emissione vocale avrebbe potuto migliorare la coscienza e l’autostima di se stesso.
Incontro Conclusivo
Il progetto si è concluso in data 12 febbraio 2013 con una festa alla quale hanno preso parte tutti gli ospiti, operatori e referenti coinvolti nel progetto. Nella suddetta occasione tutti hanno partecipato ad una serie di giochi musicali e all’esecuzione della colonna sonora del film “La vita è bella”.
Valutazione
La valutazione della ricerca si è resa possibile mediante la compilazione da parte dei candidati del protocollo IMTAP (Individual Music Therapy Assesment Profile). Gli stessi si sono impegnati a effettuare una valutazione iniziale e una finale. Federica, inoltre ha calcolato i punteggi intermedi al fine di assicurare una valutazione riguardante i due gruppi che utilizzavano strumentari differenti nel corso di metà del progetto. La ricerca condotta dai candidati tenta di dare una risposta alle seguenti domande:
In quale dei due gruppi (legno non colorato/plastica colorata) si è registrata la maggiore percentuale di miglioramento?
Quali strumenti vengono preferiti dai pazienti?
Quali sono i vantaggi e/o svantaggi di fare gli incontri di musicoterapia in Stanza Snoezelen, in particolare con gli adolescenti?
(Le risposte ai suddetti quesiti verranno date in seguito, all’interno del capitolo “Conclusioni”).
Riferimento ai dati dal protocollo per ogni paziente
Pazienti seguiti da Federica Calcara
S.B.
Di seguito i subdomini ai quali S. ha risposto con maggiori risultati:
Motricità: generica
Motricità Fine: sfregamento delle corde della chitarra
Motricità Orale: generica
Ambito Sensoriale: tattile
Percezione Uditiva e Risposta: vocalizzazioni
Espressività comunicativa: generica
Ambito Cognitivo: memoria a lungo termine
Ambito Emotivo: differenziazione/espressione
Ambito Sociale: rapporti di abilità
Musicalità: tempo
E.G.
Di seguito i subdomini ai quali E. ha risposto con maggiori risultati:
Motricità: generica
Motricità Fine: chitarra
Motricità Orale: generica
Ambito Sensoriale: tattile
Percezione Uditiva e Risposta: vocalizzazioni
Espressività Comunicativa: vocalizzazioni
Ambito Cognitivo: memoria a lungo termine
Ambito Emotivo: consapevolezza di sé
Ambito Sociale: partecipazione
Musicalità: vocalità
R.M.
Di seguito i subdomini ai quali R. ha risposto con maggiori risultati:
Ambito Emotivo: consapevolezza di sé
Ambito Sociale: rapporti di abilità
Musicalità: vocalità
V.M.
Di seguito i subdomini ai quali V. ha risposto con maggiori risultati:
Espressività Comunicativa: generica
Ambito Cognitivo: memoria a lungo termine
Ambito Emotivo: differenziazione/espressione
Ambito Sociale: partecipazione
Musicalità: creatività e sviluppo di idee musicali vocali e strumentali
S.
Di seguito i subdomini ai quali S. ha risposto con maggiori risultati:
Espressività Comunicativa: comunicazione relazionale
Ambito Cognitivo: accademica
Ambito Emotivo: differenziazione/espressione e consapevolezza di sé
Ambito Sociale: rapporti di abilità
Musicalità: creatività e sviluppo di idee musicali vocali e strumentali
A.
Di seguito i subdomini ai quali A. ha risposto con maggiori risultati:
Ambito Emotivo: differenziazione/espressione
Ambito Sociale: rapporti di abilità
Musicalità: creatività e sviluppo di idee musicali vocali e strumentali
M.
Di seguito i subdomini ai quali M. ha risposto con maggiori risultati:
Espressività Comunicativa: generica
Ambito Emotivo: consapevolezza di sé
Ambito Sociale: rapporti di abilità
Musicalità: vocalità
C.
Espressività Comunicativa: generica
Ambito Cognitivo: memoria lungo termine
Ambito Emotivo: differenziazione/espressione
Ambito Sociale: rapporti di abilità
Musicalità: creatività e sviluppo di idee musicali vocali e strumentali
Pazienti seguiti da Sofia Pachera
R.
Sono stati valutati 3 ambiti: emotivo, sociale e musicale. Come dimostra il grafico, alla fine del percorso musicoterapico (T2), vi c’è stato un incremento in tutti gli ambiti. Di seguito ne verrà analizzato uno alla volta:
L’ambito emotivo si suddivide a suo volta in 4 sottocategorie. Nei fondamentali è stato valutato se R. sapeva dimostrare in modo opportuno i diversi tipi di affetto: la percentuale 87,5 dimostra come la valutazione sia stata positiva nonostante non sia incrementata in T2. Non vi è stato un miglioramento perché, limitatamente agli incontri, R. si è mantenuto costante nel dimostrare diversi tipi di affetto in base alle diverse circostanze. Nella differenziazione/espressione è stata valutata la sua sensibilità emotiva e, a dimostrazione del grafico, vi è stato un incremento nel corso degli incontri. Inizialmente R. non verbalizzava le proprie emozioni ma, al contrario, le esprimeva con gli strumenti: la batteria era il suo principale riferimento per potersi sfogare. Non sempre esprimeva emozioni adeguate alle circostanze perché tendeva a prendere negativamente ogni mio consiglio o punto di vista che fosse diverso dal suo arrivando pure ad arrabbiarsi senza un apparente motivo. Con il tempo, R. ha imparato ad accettare ciò che gli veniva proposto senza arrabbiarsi o rifiutarsi. Nella regolazione, seppur valutata positivamente, vi è stato un notevole incremento perché rispetto alla prima parte di percorso R. ha imparato ad autoregolarsi durante un’attività ed a rimanere regolato una volta posti dei limiti. Il punteggio più basso dell’ambito emotivo è stato dato alla consapevolezza di sé in quanto R. non ha dimostrato grande abilità nel discutere ed esplorare gli stati emotivi e più volte è capitato che non sapesse motivarmi un suo stato preciso. Riporto un piccolo frammento di conversazione: io: “come mai te la sei presa” lui: “non lo so”. In R. era frequente non saper motivare dei suoi precisi stati emotivi anche se alla fine del percorso, pian piano, è migliorato notevolmente.
L’ambito sociale si suddivide a suo volta in 4 sottocategorie. Nei fondamentali è stato valutato se R. fosse consapevole delle attività che venivano proposte dal musicoterapista dimostrando di capire regole e strutture. La valutazione è stata positiva ma ha perso punteggio in quanto non sempre ha seguito con attenzione e interesse determinate attività. Nella partecipazione ha dimostrato sempre molta puntualità. L’unica difficoltà avuta è stata partecipare ad attività più strutturate che gli richiedevano il rispetto di determinate regole e turni. Nella turnazione, ha faticato molto a rispettare i turni, arrivando spesso ad anticipare i suoi o addirittura a suonare sopra il musicoterapista mentre proponeva una nuova attività. Con il proseguire degli incontri R. ha dimostrato un miglioramento che, avendo avuto più tempo a disposizione, sarebbe potuto incrementare maggiormente. Nei rapporti di abilità è stata valutata la capacità di cooperare al lavoro con il terapista. E’emersa una grande capacità di assumere un ruolo guida nelle attività musicali soprattutto quando si trattava di improvvisare.
L’ambito della musicalità è stato suddiviso a sua volta in 6 sottocategorie. Nei fondamentali sono stati valutati tutti i punti che sono ritenuti importanti nella musica come il piacere nel suonare, il canto, ritmo, esplorazione strumenti, capacità di suonare assieme ad altri (in questo caso con il terapista). Tutti i punti sono stati valutati molto positivamente se non per il canto e la voglia di esplorare gli strumenti. R. si è rifiutato sin da subito di cantare e oltre agli strumenti a percussione come il darabuka non ha mai dimostrato interesse per gli altri. Lui voleva suonare solo la batteria e questo ha fatto scendere il punteggio della valutazione. Alla fine del percorso sono riuscita a farlo cantare ed avvicinarlo alla tastiera e chitarra. Di seguito ci sono il tempo e ritmo. R. ha dimostrato una grande sensibilità nei confronti di questi anche se spesso non riusciva a mantenere il tempo giusto. Tendeva a rallentare o accelerare talvolta senza accorgersene. È stato importante per lui riascoltare le registrazioni per rendersi conto che non sempre quello che si è convinti di fare risulta lo stesso agli occhi degli altri ma bisogna avere una grande capacità di attenzione ed ascolto per suonare a tempo. Nella dinamica R. faticava a suonare nel piano; la sua tendenza era suonare forte ed ascoltare i file audio a volume molto alto. Per aiutarlo è stato fatto un grande lavoro nel songwriting dove, a seguito della creazione del pezzo musicale, gli era stato richiesto di suonare la batteria piano per far emergere la voce e tastiera. Inizialmente ha faticato e non sempre era disposto a suonare con una certa dinamicità ma con il tempo e l’esercizio ha imparato ad ascoltare la voce e la tastiera adattando il suo modo di suonare senza sovrastare troppo il resto. Questo ha avuto delle ripercussioni negative sull’accompagnamento proprio perché tendeva a non ascoltare ciò che avveniva intorno a lui come i ritardandi e accelerandi. La valutazione, sempre in questa sottocategoria, si è abbassato perché oltre all’accompagnamento ritmico R. si è cimentato poco nell’accompagnamento armonico (tramite l’utilizzo della chitarra) anche se negli ultimi incontri l’interesse si stava spostando proprio verso la chitarra. La vocalità, come già accennato precedentemente, non ha avuto una valutazione positiva in quanto R. si rifiutava di cantare anche se, dopo diversi tentativi, ha iniziato a vocalizzare fino ad arrivare a cantare (assieme a me) il ritornello del pezzo scritto.
F.
Sono stati valutati 4 ambiti: sensoriale, uditivo, cognitivo e musicale. Come dimostra il grafico, alla fine del percorso musicoterapico (T2), vi c’è stato un incremento in tutti gli ambiti. Di seguito ne verrà analizzato uno alla volta:
L’ambito sensoriale è stato suddiviso a sua volta in 3 sottocategorie: propriocettiva, visiva e uditiva. Nella categoria propriocettiva è stato valutato se F. cercava e tollerava stimoli propriocettivi e se fosse in grado di integrare questi compiti nelle attività (vedi la canzone “dico si dico no” proposta nelle attività). Nonostante l’incertezza iniziale F. si è sempre dimostrato molto produttivo in questo tipo di compiti. Nella categoria visiva è stato valutato se F. fosse attento alle dinamiche delle attività senza distrarsi. È sempre stato consapevole degli stimoli visivi anche se la stanza Snoezlen spesso lo portava a distrarsi con altri imput/stimoli visivi diversi da quelli proposti nell’attività corrente. Con il tempo è riuscito a non farsi distrarre troppo dalla stanza ma a porre attenzione sull’attività in corso. Nella categoria uditiva F. ha sempre dimostrato una forte sensibilità all’ascolto cogliendo gran parte dei diversi stimoli uditivi che gli venivano proposti dimostrando anche una consapevolezza del suono e silenzio.
L’ambito uditivo è stato suddiviso a sua volta in 3 sottocategorie: generica, cambi musicali e ritmo. Nella categoria generica sono stati valutati tutti i punti ritenuti importanti nella percezione uditiva come la localizzazione del suono, distinzione tra suono e silenzio e distinzione di diversi suoni. F. ha mantenuto una valutazione molto alta (97,3) a dimostrazione del fatto che fosse significativamente attento a ciò avveniva di musicale in quella stanza. Nei cambi musicali si è valutata la consapevolezza di cambiamenti di tempo, dinamica, metro e altezza. Non sempre F. coglieva con consapevolezza questi cambiamenti in particolar modo nella dinamica. Tutto ciò che faceva andava per semplice imitazione simultanea ma appena gli chiedevo di ripetere ciò che facevo dopo la mia performance si limitava a ripeterne solamente il ritmo senza cogliere la dinamica o altezza. F. si è dimostrato molto abile del ritmo; riusciva a suonare al mio tempo ed a imitare semplici e medi modelli ritmici. Tutto ciò che gli ho proposto è riuscito a farlo ritmicamente anche se aumentando la durata del ritmo da imitare tendeva a dimenticarlo.
L’ambito Cognitivo è stato suddiviso a sua volta in 3 sottocategorie: processo decisionale, memoria a breve e lungo termine. Nel processo decisionale si è valutata la capacità di F. di compiere delle scelte fra due o più opzioni concrete o astratte presentate. Il miglioramento in F. è avvenuto nella scelta avendo delle opzioni concrete; ha iniziato a rispondere con più sicurezza e determinazione. La memoria è la categoria dove F. ha ottenuto più successo: inizialmente faticava a ricordare le attività proposte nell’incontro precedente e le nuove informazioni nel quadro di un’attività. A fine percorso era lui stesso che mi chiedeva di rifare attività proposte la volta prima ed era diventato più veloce anche nell’imparare nuove canzoni o attività.
L’ambito della musicalità è stato suddiviso a sua volta in 5 sottocategorie. F. ha dimostrato sin da subito una grande capacità nel mantenere il ritmo e tempo. Riusciva a ripetere quello che ritmicamente gli proponevo dai pattern più semplici a quelli un po’ più complessi. Faticava a suonare la pulsazione ritmica della melodia ed a iniziare differenti pattern ritmici nella durata del turno ma alla fine del percorso si è visto un incremento anche in questi campi. Nella dinamica si è dimostrato in grado di seguire i piani, forti, diminuendi e crescendi anche se inizialmente in modo poco percettibile. Il punteggio più basso l’ha avuto nella vocalità e creatività. Cantava e vocalizzava poco infatti preferiva suonare e, quando lo faceva, lo faceva a bassa voce e non in tonalità. Alla fine del percorso è capitato più volte che iniziasse a cantare da solo senza averglielo chiesto esplicitamente e, con il tempo, sono riuscita a sentire con più forza la sua voce nel canto. La sua creatività era inizialmente pari a zero ma con l’esperienza ha iniziato a creare dei motivi musicali ed a improvvisare strutture ritmiche seppur a bassa frequenza.
Pazienti seguiti da Alberto Tosato
D.
Il livello di attenzione aumentato nel contesto Snoezelen rilassa D. e migliora anche la sua concentrazione nel seguire le indicazioni.
Inizialmente D. non ricorda le attività svolte durante l’incontro precedente, non ricorda le canzoni che aveva suonato ed ascoltato. Verso la fine alcune attività, come l’organizzazione di una festa ed uno scherzo, sembrano essere molto efficaci per aiutare D. a fissare alcune notizie nel corso del tempo.
Livello di attenzione maggiore soprattutto in occasione del setting Snoezeleen, migliora anche la durata delle sessioni musicali che è sensibilmente più lunga. D. sembra stancarsi molto meno e non interrompe la sessione musicale.
Se nei primi incontri D. suonava le percussioni a tempo ma senza variare le dinamiche, verso la fine D. riesce a seguire le indicazioni del terapeuta variando tra piano e forte
J.
L’attività musicale si è dimostrata efficace per quanto riguarda lo sviluppo attentivo e soprattutto in qualità di mediatore interpersonale favorendo una maggior coscienza di se e un incremento del grado di autostima.
Sono migliorate generalmente tutte le competenze musicali, emerge anche un nuovo dato verso la fine degli incontri. J. si cimenta nel canto, vincendo i propri pregiudizi personali.
Conclusioni
In quale dei due gruppi (legno non colorato/plastica colorata) si è registrata la maggiore percentuale di miglioramento?
Di seguito vengono riportati i calcoli effettuati per la misurazione della media percentuale dei due gruppi:
Gruppo A | t1 % | t2 % | (t2-t1) | (t2-t1)/t1 | [(t2-t1)/t1]*100 |
S.B. |
63,2 |
74,6 |
11,4 |
0,180379747 |
18,03797468 |
E.G. |
22,7 |
36,7 |
14 |
0,616740088 |
61,67400881 |
M. |
84,8 |
92,4 |
7,6 |
0,089622642 |
8,962264151 |
C. |
60,7 |
82,2 |
21,5 |
0,354200988 |
35,42009885 |
MEDIA A- A.Emotivo |
31,02358662 |
||||
S.B. |
63,3 |
78,4 |
15,1 |
0,238546603 |
23,85466035 |
E.G. |
17,4 |
31,9 |
14,5 |
0,833333333 |
83,33333333 |
M. |
86 |
91,8 |
5,8 |
0,06744186 |
6,744186047 |
C. |
60,4 |
74,4 |
14 |
0,231788079 |
23,17880795 |
MEDIA A-A.Sociale |
34,27774692 |
||||
S.B. |
25,3 |
35,6 |
10,3 |
0,407114625 |
40,71146245 |
E.G. |
6,3 |
17,1 |
10,8 |
1,714285714 |
171,4285714 |
M. |
57,9 |
65,4 |
7,5 |
0,129533679 |
12,95336788 |
C. |
29,5 |
40,3 |
10,8 |
0,366101695 |
36,61016949 |
MEDIA A-A.Musicale |
65,42589281 |
||||
Gruppo B | |||||
R.M |
32,9 |
46,8 |
13,9 |
0,422492401 |
42,24924012 |
V.M |
46,8 |
51,8 |
5 |
0,106837607 |
10,68376068 |
S. |
73,4 |
73,4 |
0 |
0 |
0 |
A. |
30,3 |
32,9 |
2,6 |
0,085808581 |
8,580858086 |
MEDIA B-A.Emotivo |
15,37846472 |
||||
R.M. |
48,2 |
51,7 |
3,5 |
0,072614108 |
7,261410788 |
E.G. |
69,7 |
70,3 |
0,6 |
0,008608321 |
0,860832138 |
S. |
80,2 |
81,9 |
1,7 |
0,021197007 |
2,119700748 |
A. |
50 |
54 |
4 |
0,08 |
8 |
MEDIA B-A.Sociale |
4,560485919 |
||||
R.M. |
38,1 |
39,8 |
1,7 |
0,044619423 |
4,461942257 |
V.M. |
27,7 |
30,6 |
2,9 |
0,104693141 |
10,46931408 |
S. |
53,5 |
55,5 |
2 |
0,037383178 |
3,738317757 |
A. |
23,3 |
25,3 |
2 |
0,08583691 |
8,583690987 |
MEDIA B-Musicalità |
6,81331627 |
Il Gruppo A ha utilizzato strumenti in plastica colorati, il Gruppo B, invece, ha usato strumenti in legno non colorati. Appare evidente che il campione di pazienti utilizzato per questa ricerca, ha ottenuto una percentuale media di miglioramento maggiore nel gruppo che ha usato gli strumenti in plastica colorati. Gli ambiti presi in esame ed utilizzati per la comparazione tra i due gruppi (Emotivo, Sociale e Musicalità) sono stati scelti in quanto risultano essere gli unici ambiti valutabili in comune tra tutti i soggetti di ogni gruppo.
Quali strumenti vengono preferiti dai pazienti?
A seguito di un’osservazione fatta dai tre musicoterapeuti coinvolti nel progetto, è stato possibile stilare il seguente elenco di strumenti preferiti dai pazienti, suddivisi per caratteristiche differenti:
Strumenti in legno non colorati |
Strumenti in plastica colorati |
ovetti |
|
nacchere |
|
sonagli |
Nel corso della prima parte del progetto, come mostrato nel precedente grafico, emerge una sostanziale preferenza verso gli strumenti di plastica colorati, in particolar modo gli ovetti, le nacchere e i sonagli.
Nella seconda parte del progetto, come descritto in precedenza, sono stati introdotti strumenti che non corrispondono alle caratteristiche dei precedenti. La seguente tabella indica gli strumenti preferiti dai soggetti nel corso della seconda parte del progetto:
Strumenti preferiti |
Chitarra |
Campane tibetane |
Ocean Drum |
Batteria |
Windchimes |
Palo della pioggia |
Darabuka |
Ovetti |
Nacchere |
Sonagli |
È possibile osservare la permanenza degli ovetti, nacchere e sonagli e l’introduzione di nuovi strumenti accomunati dalla particolarità estetica e dal caratteristico suono evocativo.
Quali sono i vantaggi e/o svantaggi di fare gli incontri di musicoterapia in Stanza Snoezelen, in particolare con gli adolescenti?
VANTAGGI
Stanza Snoezelen come punto di riferimento.
Stanza Snoezelen come luogo nuovo per poter sperimentare nuove emozioni e sensazioni.
Stanza Snoezelen come spunto per la creatività.
Stanza Snoezelen come cornice per creare atmosfere.
SVANTAGGI
Considerando le diverse necessità di ogni paziente, talvolta risultava difficile utilizzare la Stanza Snoezelen nel pieno delle sue possibilità (ad es. frequente richiesta di tenere le tapparelle alzate e le finestre aperte).
La Stanza Snoezelen non dispone di alcuni strumenti musicali necessari all’attività musicoterapica (es. pianoforte verticale/tastiera, impianto di amplificazione).
DIFFICOLTA’ INCONTRATE DAI MUSICOTRAPEUTI E POSSIBILI PROPOSTE MIGLIORATIVE
Le referenti di ogni paziente, nel corso dell’incontro preliminare, hanno sicuramente fornito le informazioni in riferimento ai singoli soggetti coinvolti nel progetto, tuttavia una delle difficoltà riscontrate riguarda la scarsa conoscenza diretta degli stessi, del loro ambiente e delle loro condizioni di vita. In alcuni casi, sarebbe stato necessario incontrare i pazienti che avrebbero preso parte al progetto in un momento precedente alla prima seduta di musicoterapia, in modo da poter stabilire un primo approccio al di fuori dell’attività e di ottenere maggiori informazioni riguardanti il paziente stesso.
Inoltre, sarebbe interessante ampliare il target di utenza (ragazze madri, bambini ecc.) a cui proporre ulteriori progetti mirati e fornire la Stanza Snoezelen di strumenti musicali necessari all’intervento musicoterapico, garantendo la permanenza degli stessi all’interno della stanza. Risulterebbe particolarmente efficace l’introduzione del pianoforte verticale per le sue caratteristiche specifiche: permette improvvisazioni ed esecuzioni armoniche e melodiche, consentendo di sfruttare in particolare l’aspetto vibrazionale.
Considerato che alcuni dei soggetti coinvolti nei progetti di musicoterapia ripetono la loro esperienza, sarebbe opportuno fornire ai musicoterapeuti i dati raccolti dalle precedenti relazioni al fine di poter proseguire, con ognuno dei pazienti coinvolti, il lavoro iniziato da un collega o, eventualmente, riproporre attività non portate al termine magari per mancanza di tempo.
RINGRAZIAMENTI
Riserviamo questo spazio per porgere i nostri ringraziamenti a tutti coloro che hanno reso attuabile questa nostra esperienza e che ci hanno seguito ed aiutato durante questo percorso. In particolar modo ringraziamo:
Il Direttore del Conservatorio M° Hugh Ward Perkins
Il Direttore del Corso Sperimentale di Specializzazione in Musicoterapia del Conservatorio M° Romildo Grion
Il Docente della Cattedra Sperimentale di Musicoterapia del Conservatorio Dott. Paolo Alberto Caneva
Il Presidente dell’Associazione Dott. Prof. Luigi Fanchiotti
Il Vice Presidente dell’Associazione Avv. Paolo Pellicini
I Responsabili Scientifici dell’Associazione Dott. Alberto Palmieri e Dott.ssa Loredana Barbesi
Il Dott. Fabrizio Varalta
Le Coordinatrici Dott.ssa Alessandra Vicenzi e la Dott.ssa Tiziana Bucella
Le Referenti dei pazienti Dott.ssa Giovanna Biondani, Dott.ssa Francesca Meschi, Dott.ssa Nicoletta Cressotti e la Dott.ssa Elena Parolin
Tutti gli operatori coinvolti.