I Grandi Servizi del Rotary – Il Parco del Sorriso – Service Rotary Club Verona

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I Grandi Servizi del Rotary – Il Parco del Sorriso – Service Rotary Club Verona

DAL NOSTRO CLUB

19 – 20 – 21 settembre

“I Parchi del sorriso”

Service congiunto dei Rotary Club di Verona e Provincia

 

Anche quest’anno, il più importante service organizzato e gestito dal nostro club, divenuto da

anni service distrettuale, ha fornito ai molti soci che hanno partecipato un’esperienza memorabile di umanità a tutto tondo, di puro piacere di stare insieme tra amici, incontrando la profondità delle

persone in varie sfaccettature, sempre diverse, sempre sorprendenti. L’amico Roberto Caucchioli ce ne fornisce un «diario minimo», redatto insieme ad Alberto Palmieri, infaticabile promotore,

organizzatore, animatore, al quale è stato consegnato – per la seconda volta – il Paul Harris Fellow, per l’altissima coscienza solidale e il perfetto spirito rotariano, vissuti sempre grazie alle virtù più nobili:

la discrezione e l’operosità.

 

Partecipare ad un service fa capire cosa sia, o cosa dovrebbe essere, l’autentico “spirito

rotariano”. Quello spirito lo ritrovo tutte le volte che con Alberto (Palmieri) e Marco

(Fiorio) partecipo ai «Parchi del Sorriso».

Mercoledì pomeriggio sento Alberto:

– «Appuntamento domani alle 10 al Camping del Garda»

– «Va bene, ci sarò! A domani».

Il tempo è splendido, la strada è sgombra e in poco più di mezz’ora sono al campeggio, dove

sono già arrivati Alberto, Marco, il Generale Burzacca, Gianluigi Fanchiotti e la sua gentile signora. È un po’ strano vederli in ‘borghese’, ma è una sensazione piacevole incontrarli in una splendida

mattina di sole.

Alla spicciolata arrivano le macchine degli ospiti. I ‘veterani’, sorridenti, circondano Alberto e

Marco; i nuovi, un po’ titubanti, si guardano attorno incerti sul da farsi, ma la simpatia e il sorriso degli ospiti li rassicura immediatamente. In poco tempo i bungalow sono assegnati e le pratiche

burocratiche sono solo un ricordo. Appuntamento per tutti a mezzogiorno, all’ora di pranzo. Rimane il tempo per girare nel parco. Incontro visi noti come quello di Caterina, una signora vicentina con i suoi due ragazzi, Alessandro e Pamela. Alessandro è un ragazzone allegro, con qualche difficoltà, che supera con la sua passione per il computer; Pamela eternamente silente, semisdraiata sulla sua carrozzina. Due padri che non conoscevo mi colpiscono particolarmente: Antonio e Luciano – avranno più o meno la mia età –, entrambi vicentini, li immagino amici per sorte comune. Sono arrivati con due pulmini attrezzati dai quali hanno scaricato le carrozzelle di Fabio e Alessandro, entrambi spastici.

A pranzo ho fatto nuove conoscenze: Chiara, una bellissima ragazza, e suo fratello Francesco, nomi francescani, perfetti per loro; Katia, accompagnata da Isabel, e Cinzia, la mamma di Matteo. Ogni tanto capitavano Alberto e Marco, e allora era festa grande.

Nel primo pomeriggio ho dovuto rientrare, avevo degli impegni.

Il racconto per questo non può interrompersi. Lascio la parola ad Alberto:

Al pomeriggio tutti al circo: la scelta dell’organizzazione quest’anno è stata quella di

adeguare le attrazioni alla fruibilità degli ospiti; Gardaland proponeva attrazioni sempre più

‘adrenaliniche’, in buona parte precluse ai nostri ragazzi. Ma la voglia di continuare a sorridere tutti

insieme ha fatto sì che la nostra scelta di animazione cadesse su ciò che di più ‘amichevole’ sia

sempre esistito per arrivare a coinvolgere l’attenzione di un bambino: il circo. Non abbiamo avuto

dubbi sulla scelta dei professionisti: circo=Orfei! Una telefonata a Paride, un accordo veloce, ed

eccoli arrivare… tutta la troupe di animatori della scuola del Piccolo circo dei sogni!

Pomeriggio di intrattenimento con il clown Principe Paolino, il manipolatore e mangiatore di

fuoco Stefano Delgasse e acrobati con scuola di giocoleria.

Riprendo: al tramonto la cena e poi lo spettacolo di Stefano al fuoco e di Sneja Orfei ai tessuti

aerei. Tutti attenti con il fiato trattenuto e il naso all’insù.

 

Sono tornato in città, le strade erano vuote. Il pensiero invece correva a quei padri e a quelle

madri, donne e uomini non diversi da me, forse migliori, ma ai quali il destino aveva riservato una

vita tanto diversa dalla mia. Riflettevo su cosa avrei fatto se fosse toccato a me. Leibniz aveva un

bel dire che viviamo nel migliore dei mondi possibili. O forse aveva ragione lui, chissà se sono io che non capisco che la diversità, anche quella che ai miei occhi appare come un handicap, un

disvalore, è invece solo differenza di punti di vista. La mia amica Caterina, quella che fotografa

sempre e mi intasa il computer di immagini, madre di due figli disabili rimasta vedova prima dei

cinquanta, è più serena ed ottimista di me. Peraltro fin da bambino mi domandavo cosa pensassero di noi gli uccelli, vedendoci goffi e pesanti trascinarci per terra. Probabilmente ci elencavano nella categoria dei disabili.

 

Venerdì tutti in gita sul lago. C’è un po’ di trambusto: è arrivato il Presidente, vaglielo a

spiegare ai ragazzi cos’è un presidente… È il Carlo e basta! Tutti a piedi dal campeggio al molo di

Peschiera. Alberto ci aveva preceduti per informarsi sul tempo: una spessa copertura nuvolosa

sovrastava il lago e sembrava voler rovinarci la giornata, ma poi rapidamente si è dissolta. Salire in

tanti e con le carrozzelle ha richiesto un po’ di tempo, ma tutto è andato bene, tutti hanno trovato

un loro posto e la navigazione è stata tranquilla. E poi c’era il Principe Paolino che con i suoi giochi ci ha reso tutti di buon umore. Come sempre Alberto e Marco vegliavano su tutto e tutti, Alberto al

comando e Marco con voce potente che impartisce gli ordini. Eravamo in buone mani, anche

perché c’era con noi il Prof. Fanchiotti, il nostro medico di bordo pronto ad ogni evenienza. Sosta a

Salò e ritorno nel pomeriggio, per prepararci per la cena. Cena rotariana, cena affollata, ma come

spesso accade molti tavoli divisi.

 

Io ero ormai irrimediabilmente compromesso… Katia, la mia giovane nuova amica di San

Giovanni Lupatoto, nonostante l’avessi avvertita che ero impegnato, mi teneva ogni volta

inesorabilmente un posto a tavola vicino a lei, e, devo confessarlo, mi ha anche invitato a casa

sua, per cenare con i suoi genitori.

Sabato siamo al parco Zoo di Pastrengo. Appena arrivati ci dividiamo in gruppi, segno di

riconoscimento il colore del cappellino. Io, Alberto e Carlo partiamo con il primo gruppo. La prima

tappa è la Fattoria didattica: asini, caprette, conigli e maialini, i protagonisti di tanti libri per ragazzi

ma… che sorpresa vederli così da vicino, dal vivo! Intravvedo la meraviglia negli occhi dei nostri

giovani ospiti che si accalcano per toccarli e accarezzarli.

Una riflessione: Aristotele, nel Primo Libro della Metafisica, scriveva che l’uomo è animale che

si meraviglia davanti ai fenomeni del mondo. Questi ragazzi, Federica, Katia, Francesco, Giovanna, Giuseppe, che manifestano senza falsi pudori la loro meraviglia, sono forse così diversi da noi?

A mezzogiorno, nella confusione, riesco a sfuggire alla mia nuova amica e pranzo con

Alberto. È stanco, sono stati giorni lunghi e difficili, ma il suo entusiasmo non si è minimamente

incrinato, è già con la mente al prossimo anno, a cosa si potrà fare per migliorare. Quello di Alberto

è il vero spirito rotariano: impegnarsi mettendo le proprie capacità al servizio degli altri.

Sono le quattro del pomeriggio. Torno a casa per l’ultima volta, la strada è più trafficata…

Bene: c’è più tempo per riflettere.

Il primo pensiero va a quegli uomini e donne che ho conosciuto, genitori come e più di noi,

padri e madri speciali di ragazzi che non sono «figli di un dio minore», ma padri e madri di figli che

non avranno mai ali sufficientemente robuste da permettere loro di fuggire dal nido. Genitori a

tempo pieno, senza ferie o momenti liberi, che non si compiangono né si disperano, anzi, sono fieri

dei labili progressi dei loro figli come noi lo siamo dei nostri. Preoccupati del passare del tempo,

come lo siamo noi, ma con un’ansia diversa, non rivolta a sé stessi, ma preoccupati per cosa sarà

dei loro figli quando le forze verranno meno.

Penso ai ragazzi, ai loro bronci e ai loro grandi sorrisi, alle loro difficoltà fisiche e psichiche, ai

loro entusiasmi, al loro modo, spesso ingenuo, di guardare al mondo, alla meraviglia che traspare

dai loro occhi, alla genuinità dei loro sentimenti. Allora il pensiero va all’agnostico Sartre, che

insegnava che la vita, qualsiasi vita, è un dono, un dono totalmente gratuito perché nessuno ha

fatto niente per meritarsela. Anche queste vite sono un dono. Nell’ottica di un’aquila noi, come loro,

siamo animali che arrancano con fatica trascinando sulla terra un corpo goffo e pesante.

Lascio ancora la parola ad Alberto:

Questo ottavo incontro con ragazzi che sono stati meno fortunati di noi è come se fosse stato

il primo, emozionante come la prima volta, entusiasmante come la prima volta, commovente come

la prima volta. Non sono loro che imparano da noi, ma noi che, grazie a questa esperienza, spesso

dovremmo imparare a buttarci alle spalle molti problemi inutili e guardare a chi veramente ne ha di

molto gravi. E procede con serena dignità, lungo il cammino della propria vita.

 

Alberto e Roberto