Dolore Neuropatico

Caratteristiche del dolore Neuropatico.

Questo tipo di dolore che noi chiamiamo spontaneo ,presenta una intensità variabile ,salvo rari casi in cui raggiunge valori elevati.

Nonostante questa modesta intensità è in grado di esasperare il paziente per la sua continuità, per essere cioè presente in quasi tutta la giornata. Non dà un attimo di sollievo. Ogni mattina al risveglio, si ripresenta come un compagno costante che inizialmente ,può essere anche tollerato ma nel corso della giornata, diventa insopportabile determinando uno stato di ansia continua, di irritabilità fino alla consapevolezza di non saper e di non poter gestire questa sensazione così fastidiosa. L’intensità può modificarsi nel corso della giornata a causa di fattori emotivi, variazione posturale, modificazioni termiche, perturbazioni atmosferiche ,che sono il più delle volte anticipate nella sensazione percettiva del paziente.
E’ tuttavia cronico nelle 24 ore. Si associa a disturbi del sonno e del tono dell’umore. L’elemento più deteriore di questo dolore è la continuità nella continuità e nella consapevolezza, di non riuscire a trovare un trattamento tra gli analgesici comuni in grado di sedarlo. Anche molti trattamenti più complessi danno in genere risultati effimeri. Tuttavia la strategia terapeutica deve essere ben precisa, specifica, condotta con metodo, alternando e ripetendo ,a cicli ,farmaci e tecniche locali e loco-regionali di trattamento antalgico.

Come possiamo spiegare l’insorgenza e il mantenimento di questo tipo di algia? Bisogna considerare che le fibre nervose che provengono da una zona del nostro corpo ,sede pregressa di una forma infiammatoria, traumatica, compressiva o ,da esiti di intervento chirurgico anche limitato, su cute, sottocute, fasce muscolari ,adiacenti a fibre o plessi nervosi, possono attivarsi ectopicamente ,anche in assenza di stimoli ,configurando un quadro di attivazione spontanea, continua o subcontinua.
Possono inoltre subentrare meccanismi centrali, sostenuti da fenomeni di ipersensibilità ,di neuroni centrali situati, per esempio nel corno posteriore del midollo o nel talamo. Si riconoscono due tipi di neuroni nocicettivi centrali:
a) neurone nocicettivo specifico ,collegato con la fibra nocicettiva che è attivato da stimoli nocivi
b) neurone ad ampio spettro dinamico che risponde a stimoli sia di bassa intensità che ad alta intensità.

Si comprende quindi la gravità di quello che chiamiamo ,dolore patologico la cui caratteristica, è di non essere transitorio né di scomparire ,quando cessa lo stimolo che può averlo prodotto, ma addirittura inducendo modificazioni dei neuroni centrali ,che si trovano a livello della corteccia cerebrale.

E’ proprio questo tipo di dolore che non ha utilità biologica in quanto è un sintomo continuativo ,pur nella sua esacerbazione; esso debilita, riduce la forza e la voglia di contrastare non solo la malattia ma anche le avversità quotidiane. Squilibra lo stato psicologico, riduce le difese immunitarie, crea grave depressione. In rapporto all’inutilità del dolore un altro aspetto importante è quello del dolore post -operatorio, concetto già intuito da Crile già nel 1912.
Il dolore non controllato, specialmente in questa situazione, ma in genere in tutte le componenti algiche, stimola il rilascio degli ormoni dello stress: diminuiscono i livelli di insulina e testosterone ,con aumento di tutto il consumo energetico glucidico e delle proteine, conducendo l’organismo verso un consumo catabolico.

Prof. Dott. Gianluigi Fanchiotti