Storia del Dolore

LA STORIA E LA SCIENZA NEL TRATTAMENTO DEL DOLORE
Esistono eventi storici che hanno scandito lo studio e il trattamento del dolore. La conquista in tema di trattamento del dolore è legata allo sviluppo farmacologico e una data significativa coincide con la scoperta, nel 1884 a Vienna, del dott. Koller dell’azione paralizzante esercitata dalla cocaina sulle terminazioni nervose:
iniziano gli interventi con anestesia di superficie sulla cornea, sulla faringe, sul naso
impiegando soluzioni diluite dì questo anestetico all’1% sul campo operatorio. Pur essendo gli anni della scoperta degli anestetici gassosi (etere e cloroformio) che resero possibile il 16 ottobre 1846 eseguire all’Ospedale di Boston il primo intervento chirurgico che è stato ricordato come “ETER-DAY” dal nome dell’anestetico gassoso esilarante adoperato nell’eseguire l’atto chirurgico.
L’esigenza era quella di determinare il blocco del dolore e non solo la perdita della coscienza caratteristica di quei anestetici gassosi.
Fu così che il grande chirurgo di Berlino Augusto Bier il 16 agosto 1898 per eseguire un’amputazione di piede in un paziente tubercolotico iniettò nel sacco durale 3 mi di una soluzione all’0,5% di cocaina.
Il risultato fu sorprendente determinando una completa analgesia agli arti inferiori con assenza di complicanze post-operatorie quali nausea, vomito, cefalea ed insufficienza respiratoria.
Per studiare gli effetti di questo successo il chirurgo Augusto Bier si fece iniettare su se stesso dal suo Aiuto dott. Hildebrant la stessa dose di cocaina nel sacco durale. Il suo Aiuto non volle essere di meno e si sottopose allo stesso esperimento. L’analgesia riuscì perfettamente ma nei due chirurghi notevoli furono gli effetti collaterali: nausea, vomito e cefalea per più giorni. Perché è successo tutto questo? Perché i due chirurghi si sono fatti iniettare farmaci analgesici senza avere una sintomatologia algica.
Nel paziente sottoposto ad intervento l’analgesico ha neutralizzato le sostanze che
provocano il dolore e non sono quindi comparsi gli effetti collaterali.
L’insegnamento che ne deriva è quello di non aver timore di utilizzare analgesici nelle
persone che hanno intensa sintomatologia dolorosa.
In questi casi minori o quasi assenti sono gli effetti collaterali.
Ecco perché nel periodo post-operatorio, in presenza di dolore, non si deve aver paura di somministrare un dosaggio efficace di analgesico.
Anche in periodi successivi, nonostante i successi della chirurgia, permase la paura di sedare il dolore nel periodo post-operatorio anche se un famoso chirurgo americano (Crile) sottolineò già nel 1912 che solo bloccando gli stimoli del dolore con farmaci che agiscono a livello del midollo spinale si potevano ridurre le complicanze post-operatorie; ma anche questo insegnamento fu presto dimenticato e si continuò a rimanere nel concetto di somministrare con parsimonia analgesici nel periodo post-operatorio. Negli anni ’50 si assiste al cammino di molte ricerche che si susseguono come nel gioco delle carte cinesi “aperta una ne compare un’altra”.
Sono gli anni dello studio dei recettori, delle loro funzioni e della risposta differenziata ai vari stimoli dolorosi.
Si comprende che stimoli nocicettivi ripetuti nella stessa zona della lesione liberano sostanze responsabili di modificazioni periferiche dei tessuti. Iniziano ad essere chiari i concetti sulla durata della percezione dello stimolo doloroso dubbi che erano derivati dalla permanenza di sensibilità che veniva osservata dalle tante teste mozzate dalla ghigliottina.
Iniziano i premi Nobel per gli studiosi del dolore.
Nel 1932 a Charles Scherrington per le ricerche sulla fisiologia del riflesso mono e poli-sinaptico valutando la risposta motoria allo stimolo doloroso e quindi l’efficacia degli analgesici.
Il secondo premio Nobel fu consegnato agli studiosi sul dolore Jhon Eccles, Hodgkin
Huxley per gli studi sul linguaggio tra neuroni.
Si inizia a parlare di sinapsi come se nell’interno di questo fenomeno ci fosse la chiave della vita.
Gli studi sul dolore continuano e sono sempre cadenzati da importanti eventi scientifici. Assistiamo con HW Casterliz e J Hunghens alla scoperta che le sostanze peptidiche di origine endogena esplicano un effetto analgesico di tipo morfino-simile, E’ l’atto di nascita del sistema enkefaline-endorfine.
Successivamente è stata proposta la famosa teoria del cancello di Melzack e Wall che
ipotizza un blocco all’ingresso delle vie sensitive dello stimolo doloroso.
Con questo concetto si danno molte spiegazioni scientifiche ai diversi trattamenti
antalgici.
L’ultima grande intuizione di Brown e Stein che ipotizza che nello stesso “assone” possono convivere due trasmettitori. Il secondo di essi amplifica o minimizza la risposta del recettore al neurotrasmettitore principale.
Come si vede molti studi sono stati fatti da quel iniziale contrasto tra Milton e Weber sulla questione della specificità del dolore.
Contrasto che portò i due contendenti a un duello per difendere la loro tesi.

Prof. Dott. Gianluigi Fanchiotti